di Marina Salvadore
Non si contano le chinatown nelle regioni italiane e non si contano i danni all’economia italiana derivanti dalle chinatown. L’artigianato, in molte città italiane, grazie al fisco ed alla concorrenza sleale cinese è fatalmente fallito. Le peculiarità di certe nostre produzioni d.o.p. sono state globalizzate nel mercato “tarocco” delle imitazioni dei marchi e del più vasto “falso”. Molti prodotti facenti capo al tessile artigianale ed alla pelletteria nonché, su più vasta scala, al tecnologico sono lanciati nel mercato europeo a gittata continua, grazie a quell’esercito di schiavi (bambini compresi) che nelle cantine dei condomini nostrani fabbrica, con materiali scadenti, esentasse e senza costi di lavorazione che non siano la classica ciotola di riso per la sopravvivenza, ininterrottamente per più di 18 ore al giorno, fotocopie di capi di abbigliamento coloratissimi con le cancerogene ammine aromatiche, scarpe di plastica messe insieme con la colla tossica, specialità della cucina cinese con polpa di spezzatino dei nostri amici a quattro zampe (recenti fatti di cronaca a Milano e a Napoli insegnano). Non chiediamoci, a questo punto, quale siano le possibili qualità “merceologiche” che vanno a comporre il ripieno dei famosi tortelli di carne al vapore… e come mai tra una selva di esercizi commerciali in ogni chinatown ci sia di tutto: dai farmaci alle mutande, dalle scarpe all’agenzia immobiliare… ma MAI un servizio di pompe funebri! La riflessione, riconosco, è grottesca ma è comunque scevra da qualsivoglia forma mentale di razzismo. E’ la riflessione di chi già sa che quest’anno, a San Gregorio Armeno, accanto ai rari maestri presepari che espongono le loro opere, il 90% della chincaglieria per l’addobbo natalizio è anacronisticamente cinese, in barba all’antica tradizione a noi più cara; in barba ai nostri sentimenti. Un’offesa alla nostra Cultura! Infatti, circa tre settimane fa, una immensa nave container ha scaricato in un porto italiano numerosi container pieni di addobbi natalizi da esportare in tutta Europa, Olanda e Napoli comprese! Ed a proposito di Porti, come non incavolarsi quando scopriamo che quello di Napoli è
gestito al 50% dai cinesi, secondo i recenti meravigliosi contratti d’affari stipulati da Prodi eppoi da Bassolino ,con tutta le Regione e gli “industriali” in paranza a Pechino? Che capacità di sviluppo potremo mai avere se l’unica attività che svolgeranno per la Cina i portuali napoletani sarà il solo servizio di facchinaggio? Per i cinesi, infatti, faremo solo i “camalli”, gli scaricatori di porto. Null’altro! E' una bestemmia alla storia della marineria che qui a Napoli conobbe i suoi fasti: prima in Europa per i suoi porti, il codice marittimo e tutte le attività connesse al mare! Quali possibilità di lavoro, reddito e benessere ne potrà scaturire per la città, come ci impappinavano Prodi e Bassolino? E l’amico di Prodi, tal Della Valle che tanto vomitò contro il mercato del falso (soprattutto per i tarocchi delle sue Todd’s, prodotte forse anche da lui per qualche tazza di riso nel terzomondo) perché non parla più a riguardo?… E la Jervolino e il ministro Amato la finiranno di mettere i cerottini sulle ferite della Camorra, per guardare con occhi un po’ più a mandorla l’ancor più terribile fenomeno della Mafia Cinese, già attiva con quella russa da Milano a Napoli? Non ce l’ho col popolo cinese, che per la nomenklatura cinese non vale un cece. Ce l’ho con tutti i regimi e le dittature di
Paesi che sfruttano e affamano immense greggi di uomini considerati numeri, per la ricchezza di pochi eletti. Ce l’ho a morte con chi non ha il minimo afflato con qualcosa che si richiami al concetto di Dignità Umana! E, per quel che ci riguarda, cari prodi e bassolini vari,alla Cina avrei chiuso le porte in faccia, chiedendole di umanizzarsi prima un pochino e di fare ammenda per tutti quegli studenti schiacciati come vermi dai carriarmati nella Piazza Thien An Men, per quella Diga contraria a tutte le ecologie che ha deviato il corso del grande fiume, cancellando paesi con tutta la povera gente dentro, per aver massacrato il sacro e pacifico Tibet, per i milioni di bambine neonate buttate nella spazzatura, per le torture inflitte agli uomini e agli animali per la medicina miracolosa del loro viagra artigianale, per il commercio e l’impianto a prezzi popolari di organi prelevati ai detenuti ed ai condannati a morte, per quel milione l’anno di esecuzioni capitali il cui costo della pallottola è addebitato ai familiari del “reo”… per questo mucchio di cose avremmo dovuto rinunziare ad ogni confronto. In altri Paesi, per molto meno, si è praticato l’embargo, riducendo alla fame intere popolazioni. Perché con la Cina ci siamo calati le braghe?immagini di Mauro Caiano