La voce di Megaride

La politica quale missione


di Nunziante MinichielloGli argomenti scabrosi o pericolosi non vanno licenziati come tabù qualsiasi, ma affrontati con serietà e professionalità e riportati dal rigore della osservazione a scorrere nell’alveo delle umane cose.
La politica è sporca, se fatta da sporca gente per sporchi fini; è arte sublime, missione, quando è intesa come disponibilità verso gli altri, come solidarietà, come impegno e, perché no? ambizione a servire la società nella quale si vive perché questa sia migliore, più sicura, più felice. Dal che discende che il politico cammini davanti al suo popolo, di cui sia il primo a sperimentare i sacrifici e l’ultimo a godere i benefici e che ricordi, lo stesso politico, che più alta è la posizione sociale e più scrupolosa deve essere l’osservanza delle norme della comunità e la pratica delle virtù civili che la qualificano. Se questo è essenzialmente quanto ispira la politica, diventa ovvio il compito dei politici, che nella nostra grande Costituzione trovano le istruzioni d’uso e traggono le ispirazioni per agire ( anche per aggiornare od adeguare, nei modi e nelle forme previsti, la Costituzione stessa ) dalle esigenze ed  indicazioni popolari oltre che dal pensiero nazionale ed internazionale, sempre badando all’autonomia nazionale, non confondendo cioè accettazione di principi o di impostazioni con soggezione culturale, ideologica o politica, soggezione che comunque resta ancorata alla propria tradizione ed alla propria storia solamente.Esaltare e ritenere il lavoro in tutte le sue forme e manifestazioni l’espressione più tangibile dello spirito umano, l’orgoglio e non la maledizione degli uomini e ridurre il capitale a mero strumento della produzione, ricordando la tendenza di esso capitale ad offendere la dignità dei lavoratori e degli uomini in genere, a comprare le coscienze e schiavizzare l’umanità, che, invece deve trovare coscienza, solidarietà e sicurezza nella Nazione, rispettosa quest’ultima delle altrui libertà, ma gelosa custode della propria indipendenza.Già queste scarne e pur limitate, ma sempre conformi alla Costituzione, indicazioni danno ampio spazio ai politici di operare nell’interesse della popolazione. I risultati in genere però restano quasi mediocri perché la volontà dei politici e la realizzazione dei loro progetti, quando ci sono, restano impantanati in una miriade di interessi e compromessi precostituiti che quasi mai hanno sviluppi concorrenti colle impellenti necessità popolari. Lo scontro tra interessi di parte ed interessi della collettività porta spesso alla vittoria dei primi, che, esaurita la richiesta di soddisfare le proprie esigenze, solitamente trascurano le necessità che la massa pure impone. Per evitare di promuovere o rappresentare solamente una serie infinita di interessi, profilanti quasi una latente guerra civile, la politica deve guardare dall’alto, pur vivendoci dentro, senza preferenze particolari, la polis nella quale convivono e devono comprendersi  tutte le varie manifestazioni umane, che caratterizzano la polis stessa e la vivificano nel senso più ampio del termine; non può, la stessa politica, perché in contraddizione con se stessa, prendere le mosse dai rioni, dalle zone, dai settori, dagli ambienti, ciò che la ridurrebbe solo ad un qualsiasi sindacato, legittimo e necessario senz’altro a prospettare esigenze e problematiche di parte, ma del tutto insufficiente ad armonizzare nella soddisfazione e nella giustizia le varie anime della polis. Ne consegue l’indipendenza della politica, che deve conoscere la realtà nella quale opera in tutte le sue sfaccettature, ma senza mai confondersi con una di esse, che tutte insieme devono vivere e progredire armoniosamente, ché non è ricca una nazione che concentra tutta la ricchezza, ad esempio, in poche mani, mentre la stragrande maggioranza della popolazione sperimenta la più bassa miseria, ma è solamente una nazione di pochi ricchi, ricca magari pure di tanta ingiustizia.E’ la politica che gestisce il ricco, che oltre certa ricchezza non può e non deve andare e deve dare una funzione sociale alla ricchezza, ed il povero, che deve avere la possibilità di crescere; la politica non come casta, ma come competenza motivata ed illuminata e soprattutto libera; la politica come la corrispondenza di civili intenti di fraterna amicizia, caratterizzata da prospettive di esigenze e da risposte di accoglimento, chiare e fiduciose le prime, sollecite ed entusiaste le seconde; la politica che accorcia le distanze ed appiana le differenze.Credo che con questi sentimenti ed in questo  spirito possa porsi la questione dell’affrancamento dei popoli meno fortunati, studiando le condizioni di questi e le possibilità di riscatto in maniera del tutto autonoma. Basterà far circolare nelle teste certe idee per vederle realizzate dalle braccia.E’ in pratica un fatto culturale che definisce lo stato, qualifica la società, indirizza la scuola, informa la famiglia, forma l’individuo e che in definitiva scrive la storia piccola e la storia grande di ogni popolo.