La voce di Megaride

La Sibilla cumana


di Clara Negri
Secondo alcune testimonianze tramandate dalla letteratura latina, tra cui Ovidio e Virgilio, un tempo esistevano dieci vergini incartapecorite, le Sibille, rimaste caste perché fedeli spose del dio Apollo che aveva donato loro l’arte del profetare. Le più famose erano la Sibilla di Delfo, quella di Eritrea e, soprattutto, la Sibilla di Cuma o cumana, zona che si trova a ovest della città di Napoli. Quest’ultima veniva anche chiamata Amaltea, che è il nome della nutrice di Zeus. La Sibilla, cui già nell’età greca le si attribuivano duemila anni, profetava in un antro situato in una grotta del lago d’Averno e poi sull’acropoli di Cuma, dove dicono avesse predetto la distruzione di Cartagine, l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., la nascita di Gesù e perfino la fine del mondo!Nel suo antro, tuttora visitabile per chi non teme ragni e ragnatele, c’è ancora una grossa pietra quadrata situata in un punto che si trova in relazione diretta
col magnetismo del sottosuolo. Sopra quella pietra la Sibilla, dopo varie abluzioni e masticando foglie di lauro, la pianta sacra al dio Apollo, iniziava a profetare. Per un particolare gioco di rifrazioni la voce provocava infiniti echi  che si diffondevano in tutte le ramificazioni delle grotte mentre i sacerdoti trascrivevano i suoi vaticinii su foglie di palma che volavano via alla minima corrente d’aria. Raccolte le foglie in ordine sparso, il responso veniva letto con grande elasticità. Famoso è l’aneddoto legato ai suoi responsi ambigui e quindi di difficile comprensione: ai soldati che partivano per la guerra e che le chiedevano se sarebbero tornati, essa rispondeva: “Ibis Redibis Non Morietur In Bello” che, tradotto letteralmente, significa “Andrai Tornerai Non Morirai In Guerra”.
L’arcano è tutto in una virgola. Se infatti essa si pone dopo i primi due verbi avremo “Andrai ritornerai, non morirai in guerra”. Ma se si pone dopo il non, avremo: “Andra ritornerai non, morirai in guerra” acquistando in  nefasto ma garantendo egualmente l’esattezza del responso!Una leggenda narra che un giorno la Sibilla, avendo ricevuto la visita di Tarquinio,gli offrì tutti i testi che contenevano le tecniche divinatorie di sua conoscenza, ma ad un prezzo molto alto. Tarquinio rifiutò e allora la Sibilla ne distrusse la terza parte offrendo al re di Roma quella restante, sempre per lo stesso prezzo. Tarquinio rifiutò ancora. Nuovamente essa ne distrusse un altro terzo e la parte restante, conosciuta sotto il nome di Libri Sibillini, gli fu per la terza volta offerta senza una sola moneta di sconto. Questa volta il re, suggestionato da tanta insistenza, accettò il pagamento e conservò i testi nel tempio capitolino dove però, si dice, essi andarono distrutti nell’83 d.C., in seguito a un gravissimo incendio.(nelle foto: Cuma, antro della Sibilla e Tempio di Apollo - di Mauro Caiano)