La voce di Megaride

Storie di anarchia


di Marina Salvadore
Continua sul sito www.uldericopesce.com  la nobile sottoscrizione della petizione per la restituzione e la cristiana sepoltura dei resti di Giovanni Passannante, da presentare al ministro di Grazia e Giustizia Clemente Mastella, al presidente della Regione Basilicata Vito De Filippo, al sindaco di Savoia di Lucania Rosina Ricciardi ed all’Arcivescovo di Potenza Monsignor Agostino Superbo. Riportiamo integralmente dal sito indicato -  che vi invitiamo caldamente a visitare – “C’era una volta un paese in Basilicata che si chiamava Salvia dove era nato un uomo: Giovanni Passannante. Figlio di contadini analfabeti, aveva imparato a fare il cuoco nell’osteria “Croce di Savoia” di Potenza. Si trasferì a Napoli dove viveva alla giornata. Nel 1878 con un coltellino cercò di uccidere il re Umberto I di Savoia. Condannato a morte, la
pena gli fu convertita in ergastolo mentre sua madre ed i suoi fratelli furono immediatamente internati in un manicomio dove anni dopo morirono. Passannante fu rinchiuso in una torre sull’isola d’Elba. La sua cella buia era sotto il livello del mare. Si ammalò, cominciò a cibarsi dei propri escrementi. Anni dopo fu trasferito in un manicomio criminale dove morì nel 1910. Al cadavere fu tagliata la testa. Il cranio e il cervello furono esposti nel museo criminologico di Roma dove ancora adesso possono essere “ammirati” pagando 2 euro. Quel paese si chiamava Salvia, ma fu ribattezzato: “Savoia di Lucania”. Si chiede la sepoltura dei resti di Passannante nella sua terra natia e la creazione di un calco in gesso e resina del cranio e del cervello dell'anarchico da lasciare nel museo come testimonianza storica”… Ma vogliamo ricordare chi fu Umberto I di Savoia,degno esponente di quella vorace e sanguinaria dinastia straniera che sin dagli esordi del Regno d’Italia insanguinò, tartassò e tradì gli italiani?Umberto I di Savoia, figlio del “galantuomo” Vittorio Emanuele II, nato a Torino nel 1844, caratterizzò il suo regno per la dura repressione degli scontri sociali in politica interna e per le sfortunate iniziative militari legate alla politica estera adottata dai suoi governi. In competizione forsennata con le altre potenze europee, perseguì una politica di espansione coloniale con l’occupazione di Eritrea e Somalia. La fallimentare guerra italo-abissina gli pregiudicò gli interessi sull’Etiopia e, comunque e sempre gli italiani pagarono con inutile gran tributo di sangue, usati – specie le popolazioni annesse e non connesse del Mezzogiorno d’Italia – “come carne da cannone”…basti pensare alla battaglia di Custoza, al Carso, per citare qualche battaglia nelle guerre dette di Indipendenza…Insomma, noi italiani dovremmo vergognarci che i Savoja siano considerati “padri della patria”…Ritornando alla persocina in questione, Umberto I, che si fece soprannominare “il re Buono”, assunse un atteggiamento sempre più autoritario e repressivo, arrivando a decorare - e congratularsi personalmente con lui (con un telegramma) - il generale-macellaio Fiorenzo Bava Beccari che a Milano, il 7 maggio del 1898, dal sagrato del Duomo cannoneggiò la folla di civili – operai,donne e bambini – accorsa in piazza per protestare contro la nuova tassa sul macinato. Vi perirono un centinaio di popolani e vi furono centinaia di feriti, come evidenziato nei verbali della polizia dell’epoca…Perché questa aggressione forsennata da parte dell’”eroe patrio” Bava Beccari, premiato pure con un sostanzioso vitalizio?…
Perché da più parti giungevano voci allarmanti circa un sodalizio – rivelatosi, poi, un’autentica bufala – tra l’anarchico Gaetano Bresci e la nostra ultima ed eroica regina delle Due Sicilie, Maria Sofia Wittelsbach che, lasciando Gaeta dopo aver personalmente combattuto sugli spalti della fortezza contro i piemontardi invasori, giurò solennemente che gliel’avrebbe fatta pagare all’invasore. Anche se sconfitta ed esiliata, proprio per il suo coraggio e l’attaccamento dimostrato al suo popolo “napoletano” Maria Sofia fu internazionalmente riconosciuta eroina nazionale e godeva ancora, fino alla sua morte avvenuta nel 1927, di gran prestigio, di fama ed ammirazione in tutta Europa. Persino D’Annunzio le dedicò pagine eroiche e toccanti degne d'una Musa. Bava Beccari era dunque molto preoccupato, secondo le false informazioni ricevute, di veder comparire in piazza a Milano, da un momento all’altro, la regina Maria Sofia e Gaetano Bresci, a bordo di una invincibile macchina armata – una sorta di carrarmato – potentissimo mezzo marziale ad uso esclusivo della agguerrita sovrana…quindi, pensò di far prima e meglio, scannando a cannonate la folla dei manifestanti… Che strano concetto di “onore”… per un generale!!!… A Milano, specialmente gli anarchici (che non sono certo quelli descritti dai mass media, che vanno a scoppiare  tricche tracche e castagnole sotto i portoni degli uffici pubblici) persone colte, solidali e con un alto senso della difesa dei diritti umani, ricordano spesso questo vergognoso episodio ed ancora lo condannano. Qualche anno fa, fui loro ospite con altri relatori per una conferenza sulla prospettiva del rientro dei Savoja in Italia – vollero sui manifesti il titolo della conferenza in napoletano: Savoja, n’autra vota - e devo riconoscere di non aver mai trovato un uditorio così attento, partecipe e assolutamente sereno. Di getto, un anziano del circolo, Edgardo Perindani milanese d.o.c., poeta dialettale, mi regalò due sue composizioni del 1998 sull’argomento; ne cito una:
“Che el re el vegna pur/Ghe farem pasa’ el futur!/I mort i ha fa’ fa’ lu!/In tutt’Italia e a Milan/L’era el magg del 98/Han masaa, figlin, piscinin/Giovinet donn e vegget/Sti carogna maledet!/Inziga del Bava general/I so’ militar/Han spara cont i fusil e i canon/Han masa’ tut’inocent, affama,/disarma’, strasa’, povera gent/Cent’an in pasa, ma num/Em no dimentica/Per poder in futur cambia/Viva Bresci giustizier!” ( da “Viva il popol lavorator Viva il Bresci giustizier”). Ed a proposito di Bresci, nato vicino Prato l’11 novembre 1869, rese giustizia anche al nostro povero Passannante, uccidendo nella sera del 29 luglio 1900 il re d’Italia Umberto I di Savoia, a Monza, per vendicare così la strage del ’98 a Milano. Era rientrato da Patterson in America, dove risiedeva, proprio per compiere la sua vendetta. Fu processato per regicidio e condannato ai lavori forzati. Isolato in una cella speciale di tre metri per tre, priva di arredi e di suppellettili (come Passannante), nel penitenziario di Santo Stefano sull’isola di Ventotene , “dicono” esser morto suicida (ma nessuno vi ha mai creduto) il 22 maggio del 1901. Analoghe perplessità anche intorno al  luogo della sua sepoltura: secondo alcuni,fu seppellito assieme ai suoi effetti personali nel cimitero di S.Stefano; certuni affermano, invece, il suo corpo essere stato gettato in mare. La sola memoria tangibile che rimase di lui fu il suo cappello da ergastolano (andato distrutto durante una rivolta di carcerati nel dopoguerra).Dinanzi all'evidenza di una classe politica italiana che non è stata in grado di usare il "nuovo strumento" della democrazia... con particolare riguardo alla classe dirigente partorita dal Mezzogiorno, che si è servita della sua patria senza servirla, mi sia consentito levare alto un Viva Bresci! senza tema d'essere considerata "rea confessa", per una semplice constatazione o libertà di pensiero. Del resto, Passannante e Bresci sono perfettamente assimilabili a Masaniello, a Michele Pezza, a Ninco Nanco... e la lista è lunga... solo che nel post-moderno non ne sono nati più!