La voce di Megaride

L'ultimo contadino del lago di Lucrino


vogliono mandarlo viaComunicato da cirobiondi@alice.it
Silvio Scotto di Luzio ha 53 anni. Fin da bambino ha coltivato un pezzo di terra sulle sponde del lago Lucrino dove ha la sua casa e la sua vita. Prima di lui aveva iniziato suo padre, nel 1943. Silvio è sposato, ha tre figli, di cui una bambina di 10 anni. Il suo è un lavoro antico che va scomparendo. La terra che lavora è l’unica parte del lago che non è stata trasfigurata dallaspeculazione edilizia. E’ lì che si è preservata la natura e dove depongono le uova oche, cormorani, folaghe, gabbianelle di mare. Lì trovano rifugio le tartarughe marine che risalgono il canale che collega il mare al lago. Ora le autorità lo vogliono mandare via.  Martedì 27- in mattinata - ritorneranno gli ufficiali giudiziari per mandare via lui e i suoi familiari. Ma la gente del posto, i suoi amici, sono pronti a protestare pacificamente e chiedere che l’ordine giudiziario non venga eseguito.Pertanto si invitano i giornalisti ad essere presenti in via “Lucrino intorno al lago” N°1. Per informazioni: 349.3251603
Lettera apertaForti con i deboli e gli indifesiE deboli con i forti e malavitosiVenerdì, 2 febbraio 2007 a Lucrino in via Lungo Lago mancavano solo i servizi segreti e le squadre speciali dei nocs per sfrattare la famiglia del contadino Silvio Scotto Di Luzio con la moglie Carolina ed i loro tre figli, di cui l’ultima minorenne. dalla loro abitazione. Il contadino Silvio Scotto di Luzio, regolarmente iscritto ai coltivatori diretti, si è reso colpevole di aver coltivato un lembo di terra vicina al lago Lucrino. La colpa è antica, in quanto il padre già dai primi anni ’50 coltivava il suddetto fondo e lui ha continuato la tradizione di famiglia. Tutto il comprensorio conosce bene il contadino Silvio e la sua campagna perchè negli ultimi 57 anni sono tantissime le famiglie che si sono recate da lui in un sano rapporto “produttore-consumatore” godendo di ortaggi di qualità a prezzi veramente economici. Basta fare un giro dei pensionati e delle massaie per rendersi conto della perdita per l’intera comunità. Lo sgombero, intimato con estrema solerzia, è stato causato dal fatto che il contadino Silvio avrebbe avvelenato il lago utilizzando sostanze tossiche e velenose per la coltura dei suoi ortaggi. Inoltre pare che sia sua tutta la responsabilità dell’interramento del lago Lucrino. La sentenza è stata eseguita in modo esemplare con l’intervento di almeno un centinaio di agenti appartenenti a vari corpi: dalla Forestale alla Polizia di Stato, dalla Guardia di Finanza ai Vigili Urbani di Pozzuoli coadiuvati dai Vigili del Fuoco accompagnati dal servizio sanitario e completi di assistenza sociale. Un vero esercito che, bloccando le vie di accesso e vietando a chiunque di attraversare il braccio di strada che costeggia il fondo, portava a termine l’operazione altamente pericolosa di sgombero di un contadino, di sua moglie e dei suoi tre figli. Bisogna dire, per comprendere bene la vicenda, che tutto l’apparato dello stato si è messo in moto perché una società privata, “l’Elgea”, da circa 18 mesi è entrata in possesso del lago Lucrino avendone acquistata la proprietà (si vada a vedere quale fu la reazione generale delle istituzioni in occasione di tale episodio e quale risonanza fu data dai giornali). Fu data assicurazione all’opinione pubblica che vari Enti avrebbero provveduto ad esercitare il diritto di prelazione pubblico assicurando la proprietà del lago alla comunità. Ad oggi nessun ente ha esercitato tale diritto, ma l’Elgea nel frattempo ha denunciato il contadino Silvio per le questioni suddette ottenendo in tempo record la sentenza di sfratto. Va detto, per dovere di cronaca, che Scotto da un ventennio versa regolarmente gli oneri di concessione dopo aver fatto regolare domanda al demanio per condurre sul terreno l’attività agricola. L’Ente incassa, ma non trova il tempo da almeno vent’anni di regolarizzare la posizione dello Scotto. L’intera area è oggetto di analisi e di controllo da parte di molti osservatori. Ed è fondamentale un forte recupero del senso della legge e della tutela dell’ambiente in questo territorio, quindi la presenza dello Stato è necessaria e deve coincidere con la coscienza e le necessità di chi vi vive, vi abita e vi lavora. Scaricare sullo Scotto un grave ritardo ed una responsabilità collettiva è una grave irresponsabilità. E’ evidente, ed offende, che l’attuazione del principio legale, così come si è manifestato nei confronti di Scotto, rischia di indebolire in modo pericoloso ed incosciente la percezione da parte della comunità del principio della legge e dello stato, confondendo il principio della legalità con quello della prepotenza. Non si comprende perché l’Istituzione non ha acquisito il bene ambientale rendendosi colpevolmente assente e demandando ad un privato la tutela del territorio.  E facendolo percepire con una esagerata dimostrazione di forza. Sentiamo quindi il dovere di richiamare la comunità tutta innanzitutto al senso della solidarietà. Non in competizione con la Legge, ma chiedendo la sua applicazione in tutte le sedi, compreso quelle istituzionali e dell’economia. Sentiamo il dovere di richiamare la Politica al suo ruolo di mediazione degli equilibri economici, sociali e legislativi, per garantire che non avvengano soprusi e prepotenze nei confronti di cittadini indifesi. La comunità chiede un riesame di questa vicenda e che Silvio possa ancora svolgere la sua attività insieme alla sua famiglia. Fino ad oggi ha infatti sicuramente salvaguardato il territorio del lago attuando una economia eco-sostenibile e rappresentando un bene collettivo.