La voce di Megaride

per la serie "I VIP partenopei"


Raimondo de Sangro principe di Sanseverodi Clara Negri
Raimondo de Sangro Principe di S. Severo, filosofo, scrittore, appassionato di fisica, alchimista, astronomo, uomo d’arme, filantropo, inventore e grande iniziato, è certamente una delle figure napoletane più conosciute, ammirate e temute nel corso degli ultimi tre secoli. Nato a Torremaggiore il 30 gennaio del 1710, egli è poi vissuto a Napoli sino al giorno della sua misteriosa morte. Misteriosa come i suoi studi, il suo comportamento, le sue abitudini che gli hanno creato una fama discutibile sì, ma certamente molto duratura… Raimondo, o per meglio dire "don Raimondo", come viene ancora chiamato dai suoi numerosi ammiratori, resta un polo d’attrazione per la città di Napoli e sia la Cappella di famiglia da lui fatta ristrutturare in modo personalissimo, sia il palazzo che gli ha dato i natali sono tuttora meta di numerosi turisti e di attenti ricercatori. Il suo casato risale addiritura ai Normanni ed egli, venuto al mondo terzogenito della sua illustre famiglia - che vide i primi due figli morire in età tenerissima - si distinse subito non soltanto per l’acuta intelligenza ma anche per il suo carattere fermo e ribelle che nessuno riuscì mai a dominare. Il curriculum scolastico di questo Archimede pitagorico fu brillantissimo, così come la beve parentesi militare che lo vide volontario contro gli eserciti austriaco e piemontese. Le lingue da lui conosciute erano “appena” dieci: italiano, spagnolo, francese, tedesco, inglese, ebraico, latino, egiziano, siriano, arabo! Ma la sua mente creativa valeva almeno cento perché egli fu capace di inventare un enorme numero di cose: il sangue artificiale, dei nuovi colori, fra cui il verde, per i fuochi di artificio, le stoffe impermeabili per permettere ai Borbone di partecipare alle battute di caccia anche sotto la pioggia, la contraffazione di pietre preziose e pietre dure che colorava o decorava a piacimento  e poi, con un metodo rimasto segreto, la marmorizzazione del legno. (fino a qualche decennio fa nell’ingresso del Circolo della Stampa si poteva ancora ammirare un piccolo tavolino circolare il cui ripiano era formato da un pezzo d’albero trasformato in marmo) ed altre cose ancora. Nelle arti marziali era riuscito persino a scoprire una particolare lega metallica, simile al cuoio, che rendeva molto più leggeri i cannoni e quindi il loro trasporto nelle campagne militari. E si vantava anche di aver reso potabile l’acqua di mare, di aver costruito una carrozza che correva sulle acque come se fosse  sulla terra ferma e di aver costruito una lampada eterna, alimentata da una sostanza misteriosa a cui era stata aggiunta polvere di crani umani… E si diceva che avesse impalato più di mille nemici, che avesse costruito sette sedie con la pelle di sette cardinali, che avesse fatto accecare lo scultore Sammartino per impedirgli di ripetere una scultura stupenda come il Cristo velato che si trova nella sua Cappella, che
dagli enormi finestroni che danno sul vicolo S. Severo apparivano lingue di fuoco, bagliori, luci infernali e si udivano rumori sordi e boati che facevano vibrare il selciato e le mura del palazzo. Dicerie popolari di sfrenata fantasia. La sua vita rispecchia l’epoca in cui ha vissuto, periodo d’oro per la città di Napoli, a quel tempo capitale del Regno delle Due Sicilie e nucleo propulsore del movimento artistico, scientifico e culturale di tutta Europa. Amico di Carlo III di Borbone, e nelle buone grazie del Pontefice di allora, in realtà don Raimondo ebbe il privilegio di accedere ai libri segreti gelosamente custoditi nei sotterranei della Biblioteca vaticana e, probabilmente, fu proprio grazie alla consultazione di vecchi testi – che tuttora potrebbero essere una vera e propria fonte di conoscenza e di potere – a permettergli le sue straordinarie realizzazioni che tanto spaventavano il popolino. Ecco perché, egli ha reso la sua esperienza umana una leggenda degna del più emozionante thrilling di Alfred Hitchock! Sposatosi felicemente con la duchessa Carlotta Caetani d’Aragona, dopo quattro figli che sopravvissero per un tempo brevissimo, ebbe infine l’agognato discendente. Morì nel 1771 ma la sua biografia non sarebbe molto diversa da quella di tanti personaggi d’un certo lignaggio se il nostro don Raimondo non avesse avuto curiosità e abilità davvero eccezionali. Questo inquietante personaggio, tuttora temuto o venerato, aveva decisamente molto sangue blu: Marchese di Castelnuovo, Principe di Sansevero, marchese di Castelvecchio, Duca di Torremaggiore, Principe di Castelfranco, Signore degli antichi castelli di Fiorentino e Dragonara, egli fu capace di scatenare a tal punto la fantasia popolare che ancora oggi è difficile separare la realtà dalla più macabra fantasia. Nel 1750 entrò in Massoneria e dopo appena un mese venne nominato Gran Maestro per il Regno di Napoli. Nell’anno successivo però, per le pressioni papali, re Carlo di Borbone mise fuori legge la massoneria e nominò un consigliere di vigilanza su tutto il territorio. E don Raimondo, prima ancora che gli arrivasse il veto, abiurò la sua appartenenza alla setta e volle confessarsi per essere assolto dalla Chiesa. Ciò nonostante, per non aver rivelato alcun segreto
della Massoneria, nonostante l’abiura, fu visto di malocchio dai suoi contemporanei che subito lo considerarono in odor di zolfo. Questo ambiguo aspetto della sua natura viene esaltato nella creazione-ristrutturazione  della Cappella Sansevero.  L’aspetto più insolito e interessante del luogo è rappresentato dai numerosi gruppi scultorei, veri e propri capolavori sia per la bellezza che per il loro simbolismo iniziatico di origine egizia e massonica che viene dipanato solo dopo un’attenta e progressiva osservazione. Cosa di cui parleremo la prossima volta.(Le immagini del Cristo Velato sono di Mauro Caiano/V.I.P.Edizioni-Napoli)