La voce di Megaride

Sanità Campana


Segnalataci dal lettore Osvaldo BalestrieriLettera inoltrata al direttore del quotidiano “Repubblica” dall’ex Dir. Gen.le dell’Az.Osped.G.Rummo di Benevento
Negli ultimi mesi sui giornali locali sono stati pubblicati numerosi articoli e contributi circa la necessità di introdurre cambiamenti forti nella pubblica amministrazione ed in particolare nella gestione della sanità, ciononostante il divario tra enunciati e pratica non solo resta alto, ma anzi, è aumentato: basta girare per gli ospedali della Campania, andare nel territorio, parlare con la gente e con gli operatori, leggere le statistiche di salute, per rendersi conto che purtroppo assistiamo ad un peggioramento in termini di salute e di servizi offerti ai cittadini. Il Presidente Bassolino e l’Assessore Montemarano si mostrano ottimisti circa i risultati ottenuti, e ciò, francamente, lascia alquanto sconcertati coloro che vivono la realtà di ogni giorno. Gli stessi risparmi, se si va a ben vedere, non sono soddisfacenti, se si considera che molti investimenti sono stati solo rinviati. Tutto ciò, a mio parere, ha effetti  devastanti sulla credibilità delle istituzioni e sulla volontà di resistere e continuare ad operare sia da parte dei  cittadini che da parte degli stessi  operatori. In un convegno svoltosi in questi giorni presso l’Università  Federico ll, si è parlato di familismo, anche amorale, che continua a pervadere la società meridionale mentre alcuni degli oratori hanno voluto sottolineare la necessità, che almeno nella  sanità e nella ricerca  si effettuino  nomine e selezioni premianti le buone professionalità, segno che si continua a selezionare una classe dirigente, a tutti i livelli, per lo più mediocre. Ma se le cose vanno così male, perché i cittadini, gli operatori e le loro organizzazioni non protestano chiaramente e fortemente? In base alla mia esperienza, i cittadini non protestano perché, oppressi da una atavica rassegnazione, ricorrono al solito  metodo della “raccomandazione “ e della “conoscenza”, fosse anche l’usciere, mentre i più “fortunati”, scelgono la via dell’emigrazione al Centro-Nord, ed infatti ogni anno un milione di cittadini del Sud sceglie di andare a curarsi fuori. Per quanto riguarda poi gli operatori, anche e soprattutto i migliori, temono ritorsioni e ricadute negative, non tanto e non solo sulla propria persona e sulla carriera, quanto piuttosto sulla fornitura delle risorse indispensabile per poter lavorare, soprattutto dopo l’introduzione della  Finanziaria del dicembre 2005, improntata esclusivamente sul contenimento dei costi, tra l’altro in modo piuttosto indiscriminato. Di fronte alla situazione reale e alla ipocrisia della nostra classe politica non si può continuare a tacere. Per questo ho deciso di scrivere questa lettera, nella speranza che altri vogliano seguire il mio esempio. Certo, per me è più facile, perché ormai sono in pensione, forzata. A questo proposito credo che comunque la mia storia sia molto indicativa. Sono stata nominata Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera G. Rummo di Benevento nel 2001. Durante il mio mandato è stata  capovolta la realtà di quella azienda, che ha cominciato a dare  risposte certe a cittadini ed operatori, garantendo di fatto l’autosufficienza provinciale, perché la squadra che ha lavorato con me si è prefissa il bene pubblico e perché tutte le nomine sono state improntate a criteri di trasparenza, professionalità ed autonomia rispetto alle sollecitazione del sistema politico. Il prezzo che ho pagato è stato l’isolamento sia da parte del sistema governo, ma anche delle donne che tanto si lamentano per essere scarsamente rappresentate nei luoghi di governo. Alcuni sono arrivati a dirmi, che le persone come me se ne dovevano andare dalla Campania. Sono stati fatti due Consigli comunali contro di me, sono stata più volte denunciata, per cui ora sono pendenti alcuni  procedimenti giudiziari, uno dei quali fortemente  infamante,  rispetto ai quali sono certa che alla fine dell’iter giudiziario riuscirò a dimostrare la mia innocenza, onestà e buona fede, ma intanto  la mia carriera è troncata.