La voce di Megaride

Caro Capodanno questa volta Megaride è dubbiosa


Mercato di Antignano: “ Sì alla chiusura “denuncia-appello di Gennaro Capodanno pres. comitato valori collinariintervento di Marina Salvadore
Il mercato di Antignano, retaggio di tempi arcaici quando il Vomero era considerato il “quartiere dei broccoli” e ad in quella zona, tra poche casupole e tanta campagna, vi era la stazione del dazio, è fuori dal tempo oltre che emblema di  degrado ed illegalità. Oggi il Vomero è un quartiere residenziale con una densità di quasi 30mila abitanti a chilometro quadrato e circa duemila esercizi commerciali a posto fisso. Questo mercato non ha alcuna ragione di esistere, anzi è pericoloso perché la maggior parte dei prodotti venduti, alimentari, vanno ad imbandire quotidianamente le tavole dei napoletani, dopo essere rimasti esposti, per ore se non per giorni, agli agenti inquinanti che non da oggi appestano il quartiere collinare. Da quando ero presidente della Circoscrizione, negli anni ’80, portò avanti questa battaglia di civiltà per restituire un’area, costituita essenzialmente da strade che collegano piazza degli Artisti con la zona del polisportivo Collana, alla loro funzione originaria di arterie destinate alla viabilità, delle quali il quartiere ha urgente bisogno per decongestionare il traffico. Quelle strade non hanno peraltro nessuno dei requisiti richiesti dalle norme per diventare aree mercatali. Difatti, a parte l’esposizione delle merci sulla pubblica via, vietata anche da diverse ordinanze sindacali, l’ultima delle quali, la n. 1342 firmata il 10 agosto dell’anno scorso, che, non consentendo espressamente la commercializzazione di prodotti alimentari, nocivi per la salute, prevede il sequestro e la distruzione di alimenti posti in tali condizioni, mancano i servizi igienici, le bocche d’acqua per la pulizia ed i contenitori a scomparsa per la raccolta dei rifiuti solidi. In altre parole si opera in condizioni igienico-sanitarie di estremo degrado e pericolose per la pubblica salute. A riprova il dato che le numerose famiglie residenti della zona devono convivere da lustri con strutture arrugginite e precarie, lasciate perennemente per le strade interessate, molte delle quali a fianco di esercizi a posto fisso, che preferiscono utilizzare la pubblica via piuttosto che i locali commerciali retrostanti, devono districarsi tra montagne di rifiuti organici maleodoranti che peraltro costituiscono il tabulo della fauna cresciuta a dismisura in zona, formata essenzialmente da blatte e roditori. Un bubbone da eliminare dopo anni ed anni di battaglie che in passato hanno visto già l’intervento della Magistratura penale. Battaglie che si scontrano evidentemente contro i cosiddetti poteri forti che, presumibilmente, si annidano anche nelle istituzioni e che, in qualche caso, vengono sostenuti anche da campagne medianiche, tese ad enfatizzare la presunta volontà dei vomeresi a mantenere una bruttura che rappresenta, per come si manifesta, solo l’esistenza di una zona della città dove le leggi dello Stato non vengono rispettate e dove si mette a rischio la salute dei cittadini. Mi auguro che l’iniziativa della Procura della Repubblica partenopea vada avanti, e che l’area di Antignano, venga liberata al più presto, eliminando definitivamente questo assurdo ed anacronistico mercato anche al fine di poter porre mano ad un serio progetto di riqualificazione urbanistica nel rispetto dei valori storici dell’antico quartiere collinare della Città.
           Una risposta umile e forse incompetente dalla redazione:Carissimo Gennaro Capodanno,condivido molte delle tue civili battaglie, avendo ben chiara l’attuale mortificazione urbanistica, sociologica ed umanistica della mia adorata città ma, per favore, il mercato di Antignano lasciamelo stare! Non è cancellando con la gomma-pane un’antica – e non come dici tu, “anacronistica” – vestigia popolare che Napoli si rifà la faccia. Di chirurgia plastica, fatta di anonimi volti inespressivi e dalla pelle tirata a lucido come il popò di pesca di un bimbo, collocati su corpi sfasciati e vecchi, n’è già piena l’umanità che ci circonda. Le rughe danno espressività, scrivono sul volto – anche del quartiere di una città – capitoli di storia e di tradizioni, di belle usanze… e profumano, come nel caso del mercatino di Antignano, della via delle spezie e dei colori che noi napoletani-vomeresi emigrati al Nord veniamo, a Natale e d’estate, a respirare come fosse droga, per ritrovare noi stessi, la nostra serena infanzia. Non puoi capirlo, tu che hai avuto la fortuna di continuare a risiedere al Vomero quotidianamente e che, forse stressato dall’anarchia municipale, vorresti importare regolamenti da condominio milanese laddove non esiste la cultura stessa della disciplina. Prova a chiedere agli indigeni di cancellare il folkloristico mercato di Porta Capuana o della Pignasecca, ben più – come tu dici – “pericolosi per la salute pubblica” oppure, ai siciliani, di chiudere la Vuccirìa e Ballarò… Sarebbe come chiudere un libro di storia e buttarlo nella mondezza, quale cosa inutile. Il mercato di Antignano andrebbe regolato da interventi costanti dell’Annona, della ASL, della Nettezza Urbana, com’è d’uopo, quotidianamente, nelle municipalità del nord che pullulano di ridenti e pittoreschi mercati rionali che da circa trent’anni frequento. Sono queste, le istituzioni, che devono garantire gli ambulanti ed i cittadini! I supermercati, gli ipermercati, i discount mettono tristezza e…le loro mercanzie sono asettiche e prive di colore, di profumo, di storia. Sono nata e sono stata pasciuta, fino ad  età adulta, con le primizie e le specialità di stagione degli ortolani, dei pescivendoli, dei panettieri, dei macellai, dei pollivendoli, degli acquaioli del mercato di Antignano, senza mai prendere neppure un raffreddore allergico, una tenia, il tifo: li conosco per nome, quegli ambulanti cresciuti appresso a me; mi riconoscono, ogni volta che torno, nostalgica, alla mia “via delle spezie”. Non puoi togliermi anche questi momenti meravigliosi di “amarcord” , dopo che ho perso patria, casa e cittadinanza! Io non so immaginarmi una Antignano senza il mercato, ridotto a deviazione di corsia di tangenziale. Preferirei che fosse, invece, come meriterebbe, un’isola pedonale, questo sì! Antignano è antichissima, come San Gennaro che passò proprio da via Case Puntellate, per qui, al “conte dell’Acerra, ora propriamente detta via San Gennaro ad Antignano… ed io amo immaginare San Gennaro salutato al suo passaggio dagli ambulanti di allora, con le ceste cariche di pani, di broccoli, uova, pesci e mummare d’acqua ferrata e vino dei campi flegrei. Le loro antiche voci si mescolano alle voci degli ambulanti del presente; sono le stesse! Un’osteria al Vomero, in via Luca Giordano,si affaccia con il suo giardino proprio in pieno mercatino d’Antignano: si chiama “Il Giardino del Pontano” e, da anni, il suo biglietto da visita alberga nel mio nostalgico portafogli napoletano. Il cartoncino così recita: “Nel 1501 Giovanni Pontano scrisse un poemetto intitolato De hortis Hesperidum, sive de cultu citriorum (Sul giardino delle Esperidi, ovvero sulla coltivazione degli agrumi), nel quale parla di tre specie di agrumi: l’arancio amaro (citrus aurantium), il limone (citrus limon) e il cedro (citrus medica). Pontano si era ispirato al mito delle Esperidi, figlie di Atlante e custodi di un leggendario giardino, dove cresceva l’albero delle mele d’oro.” Inutile ricordarti che fu proprio il giardinetto della sua residenza napoletana di Antignano ad ispirarlo… e che anche lui avrà aperto gli occhi in ogni nuovo giorno alle voci degli ambulanti sotto le sue finestre affacciate sulla mia antica via delle spezie!marina salvadore