La voce di Megaride

Cara Grazia, questa è l'ITAGLIA!


da IL MATTINO del 18 marzo 07Un'offesa alla memoria delle vittime
Riceviamo e pubblichiamo la lettera della figlia di Antonio Ammaturo (nella foto), vicequestore e capo della squadra mobile di Napoli, ucciso dalle Br il 15 luglio 1982 in piazza Nicola Amore. Grazia Ammaturo Era il 1999 e con sgomento mi accorsi che in uno stand di libri, collocato nell’ambito della rassegna Galassia Gutenberg c’era «il famoso ideologo delle Br» il quale stringeva mani e firmava autografi. La rabbia, il dolore per quella presenza offensiva nei riguardi nostri e di tutti i familiari delle vittime del terrorismo, spinsero me e la mia famiglia ad uscire dal nostro consueto riserbo e a scrivere una lettera ai giornali, chiedendo di non invitare più un simile personaggio. Non so se quella del 1999 sia stata la prima partecipazione dell’ex brigatista alla kermesse o se in seguito ce ne siano state altre; certo è che, solo pensando di poterlo incontrare di nuovo, non ci ho mai più messo piede. Oggi apprendo che la persona in questione interverrà a Napoli ad un dibattito, nell’ambito di Galassia Gutenberg, sulle carceri speciali, dal titolo quanto mai stridente: «Viaggio nella memoria». Io mi chiedo: perché? Fino a quando si abuserà della nostra pazienza, del nostro riserbo, del nostro dolore? Perché invitare proprio lui, con tante degnissime persone presenti a Napoli, che potrebbero discutere sull’argomento? Mi chiedo se ci sia una precisa volontà di tastare in questo modo il polso dell’opinione pubblica, per verificare se i tempi siano maturi e la memoria delle persone abbastanza corta per far sì che questi ex brigatisti tornino alla ribalta, salgano in cattedra e si riciclino travestiti da opinionisti e pseudo-intellettuali. Vi assicuro che i nostri polsi tremano al solo pensiero. È ancor più triste, vergognoso e sconcertante che questa iniziativa, come si evince dagli organi di informazione, sia finanziata dalla Regione Campania, dall’ Amministrazione Provinciale e dal Comune di Napoli e sia rivolta agli studenti. Consiglierei agli organizzatori della manifestazione di farlo davvero, un «viaggio nella memoria», ricordando però coloro che hanno combattuto per degli ideali e che hanno dato la vita per essi, molte volte giovani appartenenti alle forze dell’ordine che vivevano di stipendio, con moglie e figli a carico, loro sì veri proletari, uccisi perché rappresentavano lo Stato e lo difendevano. Vorrei invitare i giovani senza memoria e nessuna cognizione storica che andranno a stringere quelle mani «idealmente» sporche di sangue, a riflettere davvero su chi siano i rivoluzionari: coloro che parlano di rivoluzione, o coloro che combattono davvero, a viso aperto, e che sono stati uccisi perché realmente avrebbero potuto cambiare questo paese, come nel caso di mio padre, Antonio Ammaturo, capo della squadra mobile napoletana.