La voce di Megaride

Che ridere, Ahmadinejad!


di Marina Salvadore
Nel ferale piattume opprimente della politica internazionale, finalmente un guizzo! Mahmud Ahmadinejad, il sesto presidente iraniano, con inattesa autoironia – che è qualità distintiva delle persone intelligenti - è riuscito a trasformare in accattivante, umoristica farsa, degna dei più grandi autori teatrali, quella minacciosa plumbea promessa di terzo conflitto americano nel Golfo, studiato a tavolino da qualche tempo, premeditato dalla lobby israeliana, devoluto all’esecutore materiale jankee e nell’attesa solo dell’occasione giusta per deflagrare in forma d’altro flagello per l’umanità. Ahmadinejad, che si è sempre distinto per le sue estemporanee e, spesso, urticanti e drastiche esternazioni proprie al “Feroce Saladino” delle memorabili figurine Liebig,
non è cascato – come tutti temevamo - nella trappola tesagli dagli alleati inglesi degli “USA e getta”, travolgendo senza armi, senza spargimento di sangue, senza ostentazione del nucleare che dice di avere, in una grottesca e mortificante debacle l’arroganza e le paventate “superiorità” e “democrazia” delle quali gli Inglesi, gli Americani e la loro regia massonica annaffiano a getto continuo il mondo. Assodato che per un occidentale è praticamente (fisiologicamente) impossibile condividere fede, usi e costumi degli integralisti islamici e sottolineando il fatto che sono altrettanto incondivisibili tutti gli altri integralismi che, tanto in Oriente quanto in Occidente, imperversano – persino in certi cattolicesimi estremi che offendono costantemente la poesia della Libertà e dell’Individualità portataci dal Cristo – non si riesce a capire perché la foga della globalizzazione imperialista, fondata sul mito del Dio Danaro, debba annientare quelle antiche Civiltà che hanno fatto la storia del pianeta, con la loro Cultura, i loro usi e costumi, tradizioni e vestigia, esattamente come sta accadendo in Gerusalemme ai luoghi simbolo della Palestina, laddove la bellezza e la poesia del genere umano sono da sempre esaltate proprio da certe unicità che emergono prepotenti, imponendosi, dalle diversità, ch'è un po’ come leggere un corposo romanzo storico sulle pagine di un libro stracciato, mescolate dispettosamente dal vento. Dopo l’umiliante “magra” dei potenti guerrafondai abbiamo più viva la convinzione che con una risata si può seppellire anche il Diavolo, volendo. Stavolta, per questa sonora risata liberatoria, irrefrenabile e rigenerante, dobbiamo sinceramente essere grati a quel minuto, urticante, testardo, torvo, Ahmadinejad che ci ha regalato una formidabile pièce teatrale, una lezione di palcoscenico mondiale, distogliendoci per un po’ dalla mestizia a labbra serrate d’ogni santo giorno, maledetto dall’angoscia e dall’impotenza!