La voce di Megaride

"Speriamo che sia maschio"


di Antonio Mocciola
Napoli - Patrizia Palmieri e il suo universo al femminile in “Speriamo che sia maschio”, briosa pièce in due atti in scena al Teatro Spazio Libero dal 27 al 29 aprile. Lo spettacolo segna il debutto come autrice della fondatrice del Mezzoteatro, una delle prime sale teatrali di piccole dimensioni nate a Napoli. Un esordio felice, perché “Speriamo che sia maschio” indaga con leggerezza ma senza superficialità tra le pieghe della psiche femminile (e, di riflesso, maschile). Le cinque attrici in scena (tre sorelle e le due figlie di una delle tre) combattono con le proprie paure, speranze e un passato più o meno risolto. Gingi Comune, la più grande ed anche la madre delle due ragazze, che vive nell’attesa di un uomo fuggito per altri lidi e continuamente evocato (con rimpianto dalla moglie, con ostilità dalle figlie e dalle sorelle di lei), Ada De Rosa, la più “easy”, cambia uomini con costanza e ritarda imperterrita i conti con l’età, Silvana Vaio, persa tra una saccente razionalità e i rimpianti di rose non colte. E le due “giovani di casa”, fatalmente in fuga, Roberta Di Palma e Barbara Mercurio, ansiose di accumulare errori in proprio. E sarà proprio una di queste a tornare incinta da un’esperienza all’estero, facendo sospirare a madre, zie e sorelle che almeno il nuovo venuto sia maschio, per spezzare finalmente la catena di fallimenti in salsa rosa.Non manca il ritmo e lo spettacolo scorre via piacevole, con un paio di momenti toccanti ed una sicura simpatia delle cinque protagoniste. Per la Palmieri un esordio riuscito, anche grazie ad un tema che non invecchia mai ed alla buona coesione di tutto il cast.