La voce di Megaride

Ci rivedremo, Aniello!


Bando ai coccodrilli ed ai necrologi! Lasciamo queste ipocrite formalità all’omaggio per i “personaggi illustri” dei quali Napoli pullula, eterei fantasmi di icone ancor prima della transumanza in quei verdi pascoli del Cielo… Per noi, ricordare Aniello De Lucia, non implica declinare le sue qualità come d’uso tribale: oggi, all’imperfetto… era…aveva…diceva; domani, al participio passato… è stato…ha fatto…eccetera…; dopodomani, al passato remoto.. “Ei fu”, come per Napoleone Bonaparte… No, quest’onta non la subirà il nostro carissimo amico, tenero "burbero benefico",  semplicemente perché Aniello De Lucia ha una personalità talmente forte che ha riempito con la sua presenza, i suoi monologhi, la sua lealtà, la sua lucida rabbia, l’azione… i giorni della nostra vita che vanno dal momento in cui l’abbiamo incontrato sul terreno dell’Identità fino… al lontano futuro dei nostri giorni; il tempo che metteremo per apprendere consapevolmente e metabolizzare con maturità tutti gli insegnamenti di vita che ci ha generosamente regalato. Non stiamo neppure qui a chiederci se, ipocritamente,si sigillerà con una lapide il fascicolo della sua vita con la solita iscrizione di circostanza scolpita da un annoiato scalpellino…PADRE ESEMPLARE…. MARITO CORTESE…. GRANDE UFF… PUFF…e MISERERE, perché Aniello non è certo persona destinata alla banalità di una LAPIDE salvacoscienza altrui, essendo stato svezzato a suon di LAPIDAZIONI, spesso, dai colleghi di quel partito politico scomodo – che non esiste più – poi, nella normale prassi individualista che distingue i meridionali, ancor più spesso, è stato il Cimabue di tanti ingrati, piccoli e scalpitanti Giotto che, pur essendosi impratichiti nella tecnica della “O” perfetta…ma circoncisa, purtroppo, solo con l’ausilio del bicchiere, si sono sentiti tre spanne sopra il cielo, superiori al maestro, alla stregua di politicanti appena eletti nel consiglio.... di un qualsiasi "club di Topolino".Aniello, ci ha lasciato temporaneamente poche ore fa… controvoglia e…neppure informato dei  fatti metafisici cui stava andando inconsapevolmente incontro… lui, che da poco tempo aveva ritrovato una nuova scintilla di felicità e di entusiasmo per la vita e che sognava di trasferirsi da Napoli sul Lago di Como, per dimenticare, per non più vedere l’aberrazione di Napoli e dei napoletani… nei quali non riusciva più ad identificarsi, soffrendo disperatamente ma virilmente, stoicamente, con la rabbia che monta come la panna in chi si sente defraudato dei suoi ideali, della Dignità Umana... di chi è costretto ad assistere impotente all’esasperazione della sacra Intimità in squallido Esibizionismo. Non ha nemmeno ancora imparato, Aniello, a connettersi ad internet, per pubblicare i suoi coloriti interventi, i suoi monologhi, le sue tesi politiche, per organizzare la rete di contatti di un movimento politico meridionalista sognato assieme, del quale, senza dubbio, sarebbe stato l’unico possibile leader carismatico… Non vedrà la fioritura del basilico, del pomodorino a piennolo del Vesuvio, del peperoncino... trapiantati in quell'accogliente giardinetto di un'anonima casina sul lago di Como; continuerà, però, a percepirne gli intensi profumi identitari e chi, lassù al Nord ha adottato queste sue bandiere, le custodirà come reliquie!... Non abbiamo fatto a tempo, neppure ad assaggiare i suoi gnocchi alla sorrentina, le sue linguine con gli scampi… a vederci finalmente una sera in trattoria a Soccavo, per una seratina in libertà, lontani dalla quotidianità opprimente… magari accompagnati da uno “schitarratore” di fortuna, per canti goliardici e canzoni napoletane, scambi di ricette di cucina… magari, satolli, per un “Prosit” alla destra di un tempo, quella sociale, che confonde facilmente gli Aniello De Lucia  ai comunisti più a sinistra della sinistra…anche questi ormai defunti… con Peppone e don Camillo, con il buonsenso e l’ilarità malinconica di Guareschi… e, proprio come un personaggio di Guareschi, l’avvocato Aniello de Lucia, per una banale “ernia” di routine da operare nell’ospedale pubblico napoletano per eccellenza… di malasanità, ha dovuto – chissà se se ne è reso conto – dire addio ai suoi sogni, ai suoi progetti, al suo “luciano” di fiducia al mercato del pesce, ai week-end a Como, al computer ancora da connettere, al telefono rovente di casa sua, ai quaquaraquà presso i quali continuava a sprecare gentilezze, fiato e docenze, per subirne il sorpasso in società, alla vecchia madre che assisteva amorevolmente per renderle meno doloroso quel tramonto che, incredibilmente, è calato nonostante l’ora legale, con troppo anticipo, solo su di lui, per una perfida ironia della sorte.Aniello De Lucia? PRESENTE! la redazione de La Voce di Megaride, grata.