La voce di Megaride

Altre monnezze del Regno


8 luglio ‘95 – 8 luglio ‘07 – Valle Cena di Cupello:lo scandalo dell’inceneritore ancora vivo nei ricordiQuando le manette serrarono i polsi di Dante Domenico Di Marzio l’imprenditore che l’on. Remo Gaspari volle alla presidenza della Cassa di RisparmioValle Cena di Capello, lo scandalo di cui è vivo il ricordo. 8 Luglio 1995,Domenica. Le edicole dei giornali espongono vistose locandine che annunciano rivelazioni su un grave scandalo e l’arresto di noti personaggi, tra i quali l’imprenditore chietino Sono sette i personaggi, come i sette peccati
capitali, che si sono spartiti “mazzette” truccando i termini della gara d’appalto per la costruzione di un inceneritore di rifiuti urbani in Valle Cena, in territorio del Comune di Cupello, in provincia di Chieti. Il Pm Antonio La Rana  di Vasto scopre il coperchio di un “affaire” che alligna da tempo nella nostra regione. Emblematico quanto emerse sin dal 15 marzo ’94, nel corso di una delle tante udienze in corte d’assise del processo per l’omicidio dell’avv. Fabrizio Fabrizi, legale dell’imprenditore Di Marzio. Riportiamo dal quotidiano IL TEMPO del 9 luglio 1995: “(…) testimone eccellente, dinanzi ai giudici sfila Domenico Dante Di Marzio. I due pm del dibattimento, Enrico Di Nicola e Pietro Mennini, tirano fuori una carta davvero a sorpresa. “E’ un verbale di deposizione reso da Claudio Lavorato, presidente della bolognese Manutencoop. Lei lo conosce?, chiede Di Nicola a Di Marzio. E incalza: Lavorato ci ha raccontato (era stato un mese prima in Procura) che Fabrizi gli disse che se voleva entrare nel mercato abruzzese la condizione era che bisognava associarsi in consorzio e che dovevamo associarci con Di Marzio e che bisognava dare il 5% a Fabrizi.” Per la discarica di Valle Cena ad associarsi con Di Marzio fu altra impresa. Ecco infatti cosa scrisse il giornalista Gianni Quagliarella su Il Messaggero del 9 luglio ’95: “Sul colossale affare di località Valle Cena a Cupello il pm di Vasto Antonio La Rana indaga da mesi, da quando, a novembre, i carabinieri delle sezione di polizia giudiziaria gli segnalarono vistose incongruenze sull’appalto a nove zeri aggiudicato al raggruppamento d’imprese D’Anego-Di Marzio. La sensazione è fin dall’inizio che intorno al mega impianto per il riciclaggio dei rifiuti, realizzato ma non ancora attivato tra le colline del vastese, si sia consumata una delle spartizioni di mazzette tra le più corpose della tangentopoli abruzzese.” Nelle carceri abruzzesi furono ristretti, con il Di Marzio, altri illustri personaggi implicati nella vicenda, tra i quali un progettista, un ex sindaco, un commercialista e un giudice del Tar del Lazio. Tutti gli imputati furono rimessi in libertà dopo aver reso piena confessione di aver percepito tangenti miliardarie. Il giudice delle indagini preliminari, dopo approfondita istruttoria, il 24 febbraio ’97 dispose il rinvio a giudizio di tutti gli imputati – reo confessi – fissando il processo per il giorno 28 ottobre dello stesso anno. Ma il processo subì alcuni rinvii sino alla prescrizione per il superamento dei termini. Sullo scandaloso avvenimento, si apprende, sarà pubblicato un libro-dossier per ricordare una sporca vicenda che coinvolse amministratori, progettisti, imprenditori e banchieri disonesti: scandalo che non va in prescrizione nel ricordo delle persone oneste. (mas)www.abruzzopress.info