La voce di Megaride

Post N° 475


LA STRAGE DI MONTE CARMIGNANO(LA MARZABOTTO DEL SUD)di Giuseppe Sangiovanni - Caiazzo (CE)Il tredici ottobre del ‘43 in un casolare del Monte Carmignano l’efferata strage: ventidue civili, uomini, donne e
bambini trucidati dal boia nazista Wolfang Lehnigk Emden- stanato dopo mezzo secolo- con il reato caduto in prescrizione. Un giornalista americano inviò allo stato italiano documenti che avrebbero potuto inchiodare  Emden- ma  per ragioni di “opportunità politica” furono insabbiati.  Una strage dimenticata, quella compiuta dai tedeschi in un  casolare delle campagne di Caiazzo, e precisamente nella frazione  San Giovanni e Paolo, la sera del 13 ottobre del 1943. Ventidue le vittime, 4 uomini, 7 donne, 11 bambini d’età compresa tra i 3 e 16 anni: donne, uomini, bambini, tutti trucidati con inaudita violenza per ordine di un giovane sottotenente della Wermacht –29° Panzer Grenadier Regiment, identificato per Wolfang Lehnigk Emden.L’EPIGRAFE DI BENEDETTO CROCE“Presso Caiazzo/nel luogo detto San Giovanni e Paolo/alcune famiglie campagnuole /rifugiate in una stessa casa/furono il 13 ottobre MCMXLIII / fucilate e mitragliate /per ordine /di un giovane ufficiale prussiano/ uomini, donne, infanti/ ventidue umili creature/non d’altro colpevoli / di aver inconscie/ alla domanda dove si trovasse il nemico/additato a lui senz’altro la via/ verso la quale s’erano volti i tedeschi/improvvisario/nelle umane guerre/ma l’atroce presente nemico/dell’umanità. Questa l’epigrafe dettata da Benedetto Croce sulla tomba delle vittime di Monte Carmignano,  –dettata due anni dopo la strage nel 1945-su di una lapide collocata nel cimitero di Caiazzo “solo” nel 1968.QUELLA MALEDETTA SERASera del 13 ottobre 1943. Le truppe tedesche sono arrivate da cinque giorni. La sede di comando tattico della
terza compagnia del 29° reggimento, terza divisione corazzata granatieri si trova presso una casa colonica di Monte Carmignano, nelle vicinanze del  fiume Volturno. Alle ore venti scatta la follia, il ventenne sottotenente Wolfang Lehnigk-Emden , insieme a due sottufficiali –Kurt Shuster e Hans Gnass entra nella masseria e avverte il comandante della compagnia, che da una casa vicina stanno facendo segnali luminosi. “Questa gente dovrebbe essere presa e fucilata-dice Emden: il comandante Raschke, gli risponde di non volersi assumere questa responsabilità e si reca alla sede di comando tattico del battaglione. Emden a questo punto assume il comando: con Shuster e Gnass si reca nel casolare da dove erano partiti i segnali, presentandosi come inglese, chiedendo loro notizie circa le posizioni tedesche. E la condanna a morte a questo punto era scattata per gli sfortunati civili, rei di aver indicato la sede di comando tattico della compagnia tedesca. Le sette persone, sono  condotte alla sede di comando tattico e fucilate a distanza ravvicinata(due metri). Emden non pago , si reca con altri 4 uomini nell’altro casolare E’ la carneficina. Quindici persone donne e bambini  trucidati con modalità allucinanti: con colpi di fucile, di pistola –usate addirittura due bombe a mano. Corpi amputati e violentati con pioli di legno.IL CASOLARE DELLA MORTECalda è l’aria , un sole timido batte sulle mura di tufo della vecchia masseria: visibili ancora dopo sessantadue anni i fori fatti dai colpi di mitragliatrice. Tranquillità e inquietudine miscelate nell’aria ormai contaminata da quella maledetta sera del 13 ottobre del ’43; quella sera sarà scoppiato l’inferno , quest’aia , da teatro di vita (qui si erano consumati come di usanza convivi nuziali)- trasformata da cattivissimi scenografi a teatro di morte. Una morte giunta improvvisa, inaspettata, strazio e crudeltà inimmaginabili: donne e bambini violentati e mutilati con furia inaudita, una dinamica dei fatti oscura, che pone interrogativi che potrebbero aver scatenato una reazione –risposta cosi dura: ventilato tradimento o l’uccisione di un tedesco, mai giustificheranno l’efferata strage della Marzabotto del sud.QUEL MASSACRO IN PRESCRIZIONE
I responsabili dell’eccidio furono individuati, ma riuscirono a farla franca. Carteggi “scomparsi”- tirati fuori dopo mezzo secolo, per merito di Josepf Agnone, un’italo americano-che dopo ricerche durate anni riuscì nel 1993 a fare arrestare i responsabili della strage. Nel 1994 a Santa Maria Capua Vetere, un processo platonico condannò all’ergastolo il boia di Caiazzo.  Nel 1995 a Caiazzo, la Marzabotto del Sud , piomba come un macigno dalla Germania la notizia che la Cassazione ha decretato la prescrizione del reato di strage per l’ex sottotenente della Werhrmacht che ordinò il massacro di 22 innocenti il 13 ottobre del ’43: una pietra tombale messa sopra al massacro dalla Cassazione tedesca. Reato prescritto , per l’ex tenentino Emden- divenuto rispettabile imprenditore-architetto, paradossalmente presidente del locale comitato per le feste di Carnevale, “il boia della strage”. Verità nascoste per troppi, tanti anni. Cinquant’anni.  La barbarie ricordata con un gemellaggio con la città del boia-  nato per riflettere insieme sulla guerra.------------------------------------------------------------------------------------------------------------A CAIAZZO,  A PIEDI DALLA GERMANIA - Dal gemellaggio delle due città la singolare e dura maratonaSono stati  accolti  con i dovuti onori i tredici “gemelli” di Ochtendung, giunti  a piedi a Caiazzo(città martire- medaglia d’argento al valore) provenienti da Ochtendung, piccolo borgo della Renania Palatinato, in Germania, distante da Caiazzo “solo” millecinquecento chilometri. Un grande evento, che conferma il superamento delle barriere ideologiche conseguenti al gemellaggio  impostato sulla pace- per far riflettere le nuove generazioni sulla crudeltà della guerra.