La voce di Megaride

'O Pazzariello (ed. straordinaria)


tadzebao di cronache, annunci, denunce
(redazione) Bruno Berardi, presidente di “Domus Civitas” - Vittime del Terrorismo e Mafia - e figlio inconsolabile del m.llo della Polizia di Stato,
medaglia d’oro, Rosario Berardi, ucciso a Torino nel marzo del ‘78 dalle Brigate Rosse ci trasmette questo amaro messaggio, carico di doloroso sarcasmo: “L’altr’ieri a Milano, all’esterno dell’aula del Tribunale  ove si dava avvio al processo ai nuovi brigatisti, c’è stata vera e propria apologia del terrorismo, con numerosi scalmanati che inneggiavano ai brigatisti assurti a “martiri”. Nessun magistrato, nessun politico, nessun inquirente preposto ha preso posizione contro questi ultras del terrorismo; cio’ vuol dire che siamo in pieno regime terroristico? Ed allora Viva il Terrorismo,Viva la Mafia, Viva il Malaffare, Viva la Criminalità !… E buon natale e buon terrorismo a tutti per il nuovo anno. Un augurio per tutti: che l’anno nuovo sia pieno di attentati e di nuovi terroristi!”. Ai nostri lettori vogliamo ricordare che l’uccisione del m.llo Berardi avvenne poco prima che iniziasse a Torino l’udienza del primo processo contro le Brigate Rosse…. ecco, perché comprendiamo e condividiamo con la medesima rabbia e disgusto i sentimenti di Bruno. Chi volesse contattarlo, anche per aderire alla sua associazione o, semplicemente, per esprimergli solidarietà può inoltrare alla ns. redazione il proprio messaggio: avremo cura di trasmetterglieli tempestivamente.*******
Giovedì 20 dicembre 2007, alle ore 19, alla Libreria Evaluna (Piazza  Bellini, 72  80138 Napoli - tel. 081/29.23.72) "Conversazione sulla lingua napoletana" con  Maurizio Vitiello e Sergio Zazzera. Nell'occasione sarà presentato il recente lavoro dello scrittore Sergio Zazzera "Dizionario Napoletano", pubblicato dalla Newton Compton, strumento,  di particolare successo, indispensabile per apprezzare la lingua dei  partenopei. Nel momento in cui anche gli organi dello Stato rivolgono la loro attenzione alla lingua dei napoletani – ch’è vera e propria lingua, e per le peculiarità della sua morfologia grammaticale e sintattica, e per l’articolazione della letteratura, sia in prosa, che in versi –, il patrimonio idiomatico vivente del popolo napoletano trova, per la prima volta, la sua catalogazione e la sua documentazione in questo dizionario, nel quale, sempre per la prima volta, è riportata per ciascuna voce anche la trascrizione secondo l’alfabeto fonetico universale: con ciò s’intende offrire non soltanto al più vasto pubblico degli amanti di “cose di Napoli” un repertorio completo della “parlata di Partenope”, bensì anche un utile strumento di lavoro agli studiosi di glottologia e di storia della lingua. Sergio Zazzera, vomerese, nato nel 1945, ex-magistrato, giornalista e scrittore con l’hobby delle “cose di Napoli e dintorni”. Sono suoi numerosi saggi su aspetti della storia del capoluogo e della provincia (fra i tanti, Procida. Storia, tradizioni e immagini, 1984; Il quartiere dei broccoli, 1985, in collaborazione con Mario Finizio; Qualiano. Storia, tradizioni e immagini, 1986); ha curato, inoltre, la ristampa del saggio di Salvatore Di Giacomo, Maestri di cappella musici e istromenti al Tesoro di San Gennaro, 1991. Per la Newton & Compton ha pubblicato Proverbi e modi di dire napoletani, Filastrocche napoletane… e altro, Le isole di Napoli, Modi di dire napoletani e Proverbi napoletani.*******
Francesco Malapena alla XV edizione del Concerto di Natale Lunedì 24 dicembre - vigilia di Natale - su RAI 2 sarà trasmessa in mondovisione, in prima serata alle ore 21.00, la registrazione del XV Concerto di Natale tenutosi quest'anno a Verona, il 9 dicembre. La partecipazione del tenore Francesco Malapena al concerto, nella splendida cornice del Teatro Filarmonico di Verona, è stata un successo. Allo show erano presenti sia artisti nazionali sia internazionali. Per citarne alcuni: Mario Biondi, Niccolò Fabi, Ornella Vanoni, Eugenio Bennato, Michael Bolton, Anggun, The Virginia Gospel Choir (coro gospel della Virginia), i Mattafix, il soprano Mika Kunii e molti altri, sotto la direzione orchestrale del Maestro Renato Serio. La serata è stata presentata da Mara Venier. Francesco Malapena è un tenore napoletano già da tempo trapiantato in Romagna, dove divide i suoi impegni tra Ravenna e Forlì, città, quest'ultima, in cui ha sede la casa di produzione di riferimento: la Ilopan Edizioni Musicali, appartenente al compositore e produttore campano Roberto Bonaventura. Francesco è stato il vincitore dell'edizione 2004 del Premio Internazionale Enrico Caruso, che l'ha portato da Napoli a New York per cantare al Metropolitan. E' un tenore capace di emozionare anche le persone che non amano la lirica o altri generi di cui Francesco è un eccellente interprete, come la canzone classica napoletana
e il pop sinfonico. Il suo album di debutto è stato interamente ideato, scritto e prodotto da Roberto Bonaventura, già autore per l'indimenticabile Maestro Luciano Pavarotti con il brano Neapolis. Roberto come compositore e autore ha scritto svariate canzoni, arie e sinfonie, alcune delle quali adatte al cinema. Il connubio tra Roberto e Francesco è una certezza oltre che una speranza per i milioni di amanti della musica melodica nel mondo, come dimostrano chiaramente le numerose visite e le testimonianze lasciate sul suo sito ufficiale www.francescomalapena.com. In qualità di italiani-napoletani, Roberto e Francesco sono fermamente convinti che la musica italiana debba essere promossa fortemente all'estero, cosa che - con l'eccezione di Luciano Pavarotti e Andrea Bocelli - non è praticamente ancora avvenuta fino ad oggi, e sono profondamente legati alla melodiosa tradizione che risale al Grande Caruso. Entrambi questi artisti non sono conosciuti né distribuiti in America, luogo dove vorrebbero avere il loro debutto sia discografico che concertistico e dove si stanno proponendo per valutare proposte e collaborazioni volte al lancio di entrambi. Per ulteriori informazioni è possibile consultare i seguenti siti Internet:www.francescomalapena.com/  e www.robertobonaventura.com *******Tiziana Ricci per www.ilcassetto.it - Cina: l’orrore sugli animali - Storditi e poi scuoiati vivi. Una barbarie perpetrata in nome del business E’ un video raccapricciante, quello che riguarda gli animali scuoiati in Cina. Un'indagine realizzata in segreto a fine 2004 e inizio 2005 da Swiss Animal Protection e EAST International nelle principali province cinesi in cui è praticato questo macabro allevamento, ha portato alla luce cose che alcuni già sapevano. Ogni anno vengono uccisi trenta milioni di animali selvaggi per il valore della loro
pelliccia. Animali scuoiati vivi al solo scopo di trarne un vantaggio economico. I cani vengono tenuti in scomode e strette gabbie di rete metallica esposte alle intemperie: ripetizione ossessiva dei movimenti, automutilazione e infanticidio (la percentuale media dei decessi dei cuccioli prima di essere svezzati può arrivare fino al 50 per cento). Vengono poi introdotti in un recinto dove li attendono brutali torture e poi gettati come animali da spazzatura in un mucchio assieme alle altre carcasse di animali. Tra novembre e dicembre avviene questo massacro. Il momento dell’uccisione è a dir poco terribile. Questi animali vengono storditi con una bastonata alla testa o sbattuti violentemente a terra, calpestati con i piedi sulla testa e il collo per strangolarli, poi appesi a testa in giù, squarciati lentamente dal basso ventre e alle zampe posteriori per non danneggiare la pelliccia che gli viene strappata mentre sono ancora vivi. Gli animali vengono lasciati alla loro agonia, che può durare dai 5 ai 10 minuti e alle prese con sofferenze inimmaginabili. Altre immagini documentate mostrano gatti vivi chiusi in un sacco che poi viene gettato nell'acqua bollente e persone che attorno provano divertimento. E’ una pratica molto diffusa in Cina che non comporta spese per proiettili o altri mezzi di uccisione. In Cina non esistono leggi restrittive nella protezione e nel rispetto degli animali al punto che una
simile barbarie non è vietata, anzi, è resa più semplificata. Per questi prodotti non esiste nemmeno un sistema di etichettatura che ne indichi il paese di provenienza o la specie animale. Il consiglio migliore è di non essere complici di queste torture, non alimentare questo ripugnante commercio e quindi evitare di acquistare alcun capo che contenga pellicce di animali, anche se si tratti di piccoli ritagli come borse, guanti, ecc. Le pellicce sintetiche riscaldano ugualmente. Queste violenze sugli animali in Cina vanno denunciate e le Istituzioni mondiali devono fare il loro dovere. Giro d’affari:  La Cina è la più grande produttrice ed esportatrice di pellicce e di manufatti in pelliccia a livello mondiale: volpi rosse e artiche, cani procioni, visoni e conigli, cani e gatti sono tra le specie più “allevate” da piccole e grandi aziende cinesi, spesso finanziate da investimenti esteri. Nel 2004 la Cina ha raggiunto un business di 2 miliardi di dollari. Produce ogni anno oltre 1 milione e mezzo di pelli di volpi e 5 milioni di pelli di visone, pari al 40 per cento di quanto venduto attraverso le aste di tutto il mondo; più di 1 milione e mezzo i procioni allevati e uccisi in un anno e milioni i cani e i gatti soppressi per la pelliccia. Nell’arco del 2001-2002 il giro d’affari derivante dalla vendita di pellicce ha raggiunto 11 miliardi di dollari; nel 2002-2003, il commercio di pellicce all’interno dell’Unione Europea è stato stimato in circa 4,5 miliardi di dollari. L’Ue è la maggiore consumatrice di pellicce a livello mondiale. Il 95 per cento del prodotto finito è rivolto ai mercati italiani, europei, statunitensi, giapponesi, coreani e russi attirati dalla manodopera a basso costo.*******di Achille della Ragione da “La circolare spigolosa” - Vulcano buono, ma con chi? -  “Un nuovo, ennesimo, faraonico centro commerciale è stato aperto alle porte di Napoli, con il solito codazzo di potenti all’inaugurazione e con il consueto plauso dei mass media, amplificato
dal progetto di Renzo Piano e dalla benedizione del premier. Stranamente in Campania, mentre le industrie e le poche attività produttive languono in stato comatoso, i templi del consumo fioriscono senza sosta. Non si capisce da dove dovrebbero provenire i soldi da spendere se non si crea più ricchezza, ma la civiltà dei consumi pare abbia trovato la soluzione attraverso l’abuso perverso del credito e della rateizzazione, convincendo lo stolto consumatore che l’importante è acquistare anche cose inutili, a pagare vi è sempre tempo. E mentre si glorificano i nuovi posti di lavoro indotti dai nuovi centri commerciali nessuno calcola la chiusura continua di negozi e botteghe con disoccupazione indotta in ragione di numeri dieci volte superiori. E mentre il traffico si strozza sulle autostrade alle porte di Napoli e nei fine settimana si paralizza completamente, le vie del centro si desertificano, vanificando le occasioni di incontro e stravolgendo la stessa filosofia con cui sono state costruite le nostre città, senza che il consumatore ne tragga un reale vantaggio, a differenza di questi colossi della distribuzione, spesso di proprietà straniera e sempre collusi con il potere politico che elargisce le licenze e la camorra che gestisce i terreni.