La voce di Megaride

riceviamo da Collegio Difesa Bruno Contrada


Dal carcere militare di  Santa Maria Capua Vetere mi giungono notizie in questo momento, ore 14,15 di sabato 22 dicembre 2007, che il dottor Bruno Contrada “non si può dire abbia mangiato” ma che si è “parzialmente alimentato”, quindi a stento si sostenta. Appare visibilmente più debilitato, ma reagisce alla notizia dell’interessamento e della solidarietà di tanta gente comune e questo sicuramente gli dà forza. Invitiamo tutti gli italiani a pregare in queste ore per Bruno Contrada, così come ci ha insegnato papa KAROL WOJTYLA, e ad accendere in ogni casa una candela per Lui, divenuto suo malgrado simbolo di sofferenza ed ingiustizia terrena. Speriamo,  nell’attesa di un provvedimento giusto, che Bruno Contrada non muoia!Avv. Giuseppe Lipera www.studiolegalelipera.it *************************************************************La redazione si pregia pubblicare in copia anche il recentissimo  intervento stampa di Davide Giacalone  sul caso Contrada, ringraziandolo per l'onestà intellettuale che traspare dal suo nobile pensiero.
"Chi ha ammazzato Bruno Contrada"      Scritto da Davide Giacalone      Saturday 22 December 2007Bruno Contrada non chiede la grazia, come non la chiedevano i detenuti antifascisti: si proclama innocente e non ritiene di doversi umiliare innanzi a chi ha assistito, vilmente inerme, a quel che gli è accaduto. Il Presidente Napolitano, del resto, non può graziarlo, semmai dovrebbe graziare noi tutti e proclamare quel che è evidente: se un uomo difeso dai capi della Polizia, suoi superiori, dai prefetti antimafia e dalle più alte cariche dello Stato è condannato per concorso con i mafiosi ciò vuol dire che lo Stato era in mano o a degli imbecilli o a dei delinquenti. La terza è la possibilità più ragionevole: quella sentenza fa orrore. Il fisico di Contrada, vecchio di 77 anni e malato, potrà morire in carcere, o sarà portato a crepare altrove, giusto in tempo per evitare il decesso di un recluso. Ma l'uomo Contrada, il poliziotto, è già morto. E non tornerà a vivere neanche se gli concederanno la grazia, perché a quell'anima manca l'unica cosa che gli interessa: il riconoscimento di essere un servitore dello Stato, non un suo traditore. Il morto è lì che ci guarda, e noi che abbiamo seguito il suo lungo calvario intendiamo oggi rispondere ad una domanda: chi lo ha ammazzato? Lo ha ammazzato un legislatore ricattato e privo di senso del diritto, che consente a dei macellai di riverginarsi in pentiti, intenti a perseguire, oggi come ieri, il loro interesse a scapito della vita altrui. Una legge che considera credibile anche chi mente o non racconta tutto, che consente la memoria rateizzata, che mette la sorte di questi infami nelle mani di quanti li utilizzeranno in processo. Lo ha ammazzato una politica vile, che non seppe difendere Falcone dalle aggressioni della sinistra giudiziaria e rimase in silenzio mentre il poliziotto, che di Falcone non era amico, veniva scarnificato per ripittare a nuovo la procura palermitana. Lo ha ammazzato una giustizia che lo condanna dopo averlo assolto, perché lo sbirro siciliano è presunto colpevole, come tanti altri, come noi, e pure se dichiarato innocente questo non elimina il dubbio del contrario. Il colpo di grazia se lo è dato da solo, perché incapace di smettere, come noi, di credere nello Stato. Per questo stiamo morendo con lui, e chi non lo capisce è morto alla civiltà del diritto. Che la sua anima sia dannata.Davide Giacalonewww.davidegiacalone.it