La voce di Megaride

A capo chino ma nello sguardo scintille


Abbiamo finalmente le immagini, a riprova di come questo Stato ha ridotto uno straccio il leone Bruno Contrada. Uno scricciolo d’uomo curvo, esile, un pallore spettrale, avanzava tra un reggimento di diverse forze dell’ordine dalla soglia del padiglione Palermo all’ambulanza militare, pronta a trasportarlo nel carcere di S.M. Capua Vetere. Un plotone di cameraman e fotografi, quasi impossibilitati a riprenderlo, dall’altra parte della barricata. Accanto a questi, il cognato gen. Giancarlo Tirri, suo figlio Massimo con la giovane moglie e la sottoscritta, caporione del Comitato Contrada. E’ bastato a questi quattro dar fuoco alla miccia di un gioioso, urlato “Forza Bruno! Siamo in tanti con te!” perché egli si tirasse su dritto nelle spalle, volgesse lo sguardo incuriosito verso quelle inaspettate presenze…gli occhi hanno ripreso luce, vivacità e la sua tempra si è risvegliata d’incanto, tanto da mettersi ad urlare lui, con voce possente: “Ditelo alla gente che a me, un Generale della Polizia di Stato, un Prefetto, mi volevano mettere le manette per portarmi da un reparto all'altro, a fare le radiografie!!. Per questo non voglio stare qui!” Grande Bruno, quei quattro matti….ma anche i cameraman ed i fotografi e qualcuno del “reggimento”… non dimenticheranno mai quel tuo sguardo, nel quale hanno letto anche un lampo di caldo conforto. Lieti di averti regalato quest’attimo di bene tangibile, i quattro matti si rimettono al lavoro per te, con più foga di prima! (M.Salvadore)(riprese di Mauro Caiano per il Comitato Bruno Contrada)