Sollecitata da più parti circa le news sul problema annoso della monnezza, bastonata da collaboratori e lettori che chiedono il perchè dell'indirizzo monotematico del giornale sul caso Contrada mentre a Napoli si è a rischio guerra civile, la redazione razionalmente fa presente
che: a) di monnezza, intesa come rifiuti solidi urbani, ne ha straparlato per anni, da quando c'erano il ministro Bianco ed il solito Bassolino (praticamente, un'era geologica fa) concludendo con una petizione al Parlamento Europeo...che si è persa nei miasmi dei liquami di sversamento; b) che il copione della commedia è in rappresentazione - sempre la stessa - dai tempi di Pappagone ovvero del Rinascimento Bassoliniano che doveva arrivare per "mezzogiorno...ma sono le due...e ancora non s'è visto nessuno"; c) che alla solita solfa dello zampino della camorra non ci crede più...a meno che la classe dirigente non faccia pubblica ammenda (e...non la farà mai); d) che la monnezza giudiziaria sul caso Contrada sia più dinamica , negli ultimi tempi, quindi più avvincente dei soliti dejà-vu della monnezza statica partenopea; e) che comunque parteggia per gli onesti ed innocui cittadini del quartiere Pianura, in attesa che TUTTI I NAPOLETANI RITROVINO L'ORGOGLIO E LA DIGNITA' dei loro più celebri padri, da Masaniello ai partigiani detti "briganti".Simbolicamente, questa redazione pubblica, condividendola, anzichè le solite cronache monnezzare nelle quali sguazzano tutte le testate locali, nazionali ed estere (che altrimenti non saprebbero di cosa parlare) la lettera di una ex emigrante ns.lettrice appena rientrata a Napoli, inviata al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in data odierna, a chiaro monito per i fortunati, ignavi, residenti, nel contempo disilludendo la medesima circa un'eventuale risposta dall'illustrissimo COLUI il quale, napoletano di nome e di fatto e all'acme del POTERE, ha preferito lavarsene le mani della tragi-monnezza autoctona, girando al largo da Napoli e dai napoletani di Pianura, per andare a coccolarsi nella status symbol Capri, come un Onassis qualsiasi: "Compagno, tu fatichi ed io magno! "Presidente, trent'anni da emigrante a Milano - un ergastolo - con la sola voglia di tornarmene a casa, nella MIA Napoli. Trent'anni a promuovere nel nord razzista la cultura e l'immagine di Napoli. L'offesa più grande? No, non quando ascoltavo il solito profferir di suoni del volgo locale ai coinquilini del Sud: terrone, mandarino... ma quando al mio orgoglioso declamare nei salotti buoni meneghini "Sono napoletana!", puntualmente le "sciùre" ed i "cummenda" mi rispondevano "Non si direbbe proprio!", lasciandomi annichilita! Trent'anni milanesi..persino indossatrice per l'Anteprima Moda in Fiera, presentatrice e conduttrice di manifestazioni locali molto note, giornalista meridionalista e scrittrice...banchetti in piazza a San Babila, affollatissimi, presso cui presentare la vera storia di Napoli, le bellezze di Napoli, la cultura di Napoli. Meeting lumbàrd sul Mezzogiorno, affollatissimi, con pagine intere sul Corsera e su Il Giornale....Documentari e fotoreportages meridionalisti sull'Arte napoletana. Di tutto: ho scritto e parlato della Napoli che IO CONOSCO. Ora, torno qui, a Napoli, per eccesso di pucundria, una mano avanti e l'altra dietro, per occuparmi da Napoli di Napoli, per morire qui e rilevo che tutto il mio lavoro è da buttare alle ortiche, stante l'attualità eclatante della MONNEZZA d'animo e di risorsa che chi era preposto alla cura della mia città mentre io ero in esilio a magnificarla da lontano, in terra straniera, mi ha gettato addosso. A me ed a tutte le cose belle e vere che in trent'anni ho "cantato" di Napoli! Senza più Arte ne' Parte mi ritrovo e con un futuro che mi fa rabbrividire. Pretendo il risarcimento del danno biologico, esistenziale e professionale da questi indegni e apocalittici amministratori locali.Pretendo che Lei li metta all'indice! Pretendo cure amorevoli per la MIA Napoli ferita a morte, non solo dalla camorra ma prevalentemente dalla sua classe dirigente! Grazie! M.S. "