La voce di Megaride

Tutti i figli di Caino


di Marina Salvadore
Se lo Stato è per definizione l’organizzazione sovrana di un popolo che vive stabilmente su di un territorio, affermare che siamo nauseati rispetto all’organizzazione sovrana di certi partiti e certa magistratura che come vampiri monopolizzano stabilmente il territorio e le risorse dopo averne detronizzato il popolo sovrano, è poco. E’ uno strano Paese, il nostro, nato sul trauma di un’Unità fatta male che ha incollato coriandoli di territorio e di dissimili piccoli popoli sovrani. A testimoniarlo, l’enorme quantità di forze di polizia per uno staterello così piccino! Circa centocinquant’anni di precario equilibrio, di menzogne, di voracità ci hanno reso ciò che siamo: uno Stato unico al mondo! Unico, per ipocrisia, per furbizia, per avidità. Per pavidità! Agli eroi e martiri si sono sostituiti arraffoni e pusillanimi, ai condottieri e statisti, delinquenti incalliti e segretari di partito, ai partigiani i banditi, al Diritto il…
Rovescio. I peggiori criminali, cari alle cronache giudiziarie, secondo dittature subliminali imposte dalla sempre carica arma mediatica, s’intrecciano falsamente agli eroi romantici dell’abusato risorgimento ed agli dei e miti dell’era classica. I coniugi assassini di Erba riproposti all’infinito sullo schermo, avvolti in un’aura greve d’amor platonico, mano nella mano, volgarmente ridanciani, come una struggente coppietta impressa sulla scatola dei Baci Perugina di San Valentino, evirata persino – non si capisce per quale fine – della sua follia patologica, addirittura del suo atroce e inenarrabile crimine, per il quale l’arte dello spettacolo all’italiana richiederebbe persino venia, oltrechè il caritatevole oblio, quasi giustificandolo perché noi
si possa alfine comprenderlo e accettarlo, l’atroce crimine, secondo dettato dell’art.1 di una Costituzione virtuale che recita all’infinito “volemose bene” e “tirammo ‘a campa’”… in piena vittoria, infine, dell’assegnazione di personalità a chi, per gli effetti del triste fenomeno dell’anomia sociale ha commesso l’orrendo reato. Tutta questa sdolcinata spicciola sociologia fa da coreografia a mille morbosi processi intesi più come rappresentazioni di avanspettacolo e rivista, con delinquenti, avvocati e magistrati tutte star del varietà, che riempiono le aule dei Tribunali più dei Teatri. Eppoi, c’è lo schifo supremo delle povere comparse, le vittime che invocano giustizia, condannate a soffrire in eterno, ad ogni rappresentazione… e il cartellone dei Tribunali, si sa, è
solitamente quello di un Teatro Stabile, dove le repliche durano anni, fino a distruggere per consunzione le vittime, sacrificandole al successo del gossip dei protagonisti. Non è forse immorale che i genitori del piccolo Tommy di Parma ma soprattutto il fratellino di soli otto anni debbano, ancora dopo tanto tempo, assistere alle repliche dell’orrore di quella terribile sera in cui gli fu strappato il cucciolo adorato? Non è immorale che il signor Castagna cui i coniugi “innamoratini di Peynet” hanno strappato dalle sue braccia una moglie, una figlia e un
nipotino, debba ora, ancora dopo un anno, rivivere modalità e tempi di quella terribile strage, mentre il pubblico in sala e quello davanti uno schermo televisivo, morbosamente impazza per gli assassini? Come dev’essersi sentito, il signor Castagna quando il terzo e nuovo di zecca avvocato difensore dei “puttini di Erba” ha dichiarato non esservi prove certificate a carico degli imputati e che Frigerio, l’unico scampato alla mattanza e testimone oculare non sarebbe attendibile, nonostante il marchio di fabbrica della strage impresso nelle carni e negli occhi e la perdita della moglie? Quanti anni durerà lo strazio di quest’altro processo del quale al pubblico pagante interessa solo sapere se Vittorio Corona rinuncerà a manageriare il fotomodello Azouz in favore dei “colombi di Erba”, più adatti ad una fiction lassativa della TV di regime? Ci sono crimini e criminali talmente orridi che non meriterebbero neppure le trafile di tre costosissimi gradi di processo dove distribuire paccate di carta che si lascia scrivere, a bella posta per distrarre i carnefici dalle vittime, fino all’oblio di queste ultime; certi criminali, senza necessità di soppesare le responsabilità di complici, esecutori e mandanti implicati nel turpe progetto, meriterebbero per direttissima, tutti assieme, la galera e la tanto invocata
certezza della pena! Che brutta gente, gli Italiani, che hanno fatto fallire il primato storico delle Arti patrie per ritornare a godere dei giochi crudeli del Colosseo: amorali vegetali, così come il regime li ha plasmati nel tempo! Gaudenti e morbosi cazzoni, fino a quando siedono da spettatori sugli spalti, senza lasciarsi sfiorare mai dal sospetto che a qualcuno di loro potrebbe capitare di essere gettato nell’arena, al supplizio del Toro o tra le belve feroci, quale oggetto dei Giochi! Che strano Paese è il nostro, dove è la meritocrazia del crimine a distribuire carriere e cariche, come nel caso dei tanti Brigatisti, assurti a modello intellettuale che dirigono servizi alle dipendenze del Consiglio dei Ministri o che siedono in Parlamento, di quelli premiati addirittura con cittadinanze onorarie che un tempo si concedevano a coloro che lavorano per il progresso umano, mentre le vittime del Terrorismo sbiadiscono in quelle false, abusate parabole, scritte nel vangelo apocrifo politichese di ogni campagna elettorale, ulteriormente derise e sfruttate: una volta di più assassinate. Analogamente, per gli schifosi pseudo Pentiti di Mafia, lautamente retribuiti “per se’ e per i suoi”, vitto e alloggio gratuito, riciclabili e indistruttibili come la plastica e sempre utili nelle spietate strategie di mobbing nella raccolta differenziata dei rifiuti tra i vari Pubblici Amministratori, i Politicanti e “certa” Magistratura giacobina. Liberi e belli, star del palcoscenico istituzionale, i criminali incalliti di ieri se la ridono di un Bruno Contrada condannato tacitamente alla pena capitale e, angelicati, sponsorizzano pure le moratorie contro la Pena di Morte nel mondo: Nessuno Tocchi Caino è lo spudorato leit-motiv finto cristiano… mentre quel fesso di Abele “se lo prende sempre in quel posto”.W L’ITAGLIA!