La voce di Megaride

COMPATRIdiOTI


di Marina Salvadore
Non credo alle favole ma alla fantapolitica, sì! L’altra sera, 8 marzo di festa commerciale  comandata, quelle finestre spente degli hotel Continental, Vesuvio, Royal, affacciate su Megaride mi hanno fatto accapponare la pelle e fornito l’esatta percezione dell’ultimo atto del dramma della svendita di Napoli Capitale, per il novello risorgimento del nord! Suvvia, siamo seri, la monnezza c’è dappertutto, in ogni angolo globalizzato del pianeta… le discariche di rifiuti industriali, tossici… letali… sorgono in ogni Sud del mondo, persino nell’affamata Africa che non produce “scarti”… pattumiere della gloria e della faccia pulita dei nordici gruppi di potere: i più grandi insozzatori e spurgatori che la civiltà contemporanea conosca. Non sono, certo, i residui organici derivanti dal gaudio popolare di tavole costantemente imbandite anche nelle più povere fasce sociali del Mezzogiorno, ad inquinare il territorio, tutt’altro! La marciscenza di questi residui è alla base dell’humus fertile della Campania Felix: in natura nulla si crea e nulla si distrugge ed i cicli naturali della terra si rinnovano dalla morte e rinascita della materia organica. A Napoli i tanti morti di cancro nei pressi delle discariche abusive e non, parlano di rifiuti industriali… laddove l’industria è inesistente, poiché il popolo meridionale, dai fasti bugiardi dell’Unità d’Italia, è esclusivamente consumatore di prodotti dell’industria del nord, persino di certi prodotti di primo consumo che – una volta – erano prerogativa del Sud. La locale classe politica compiacente ha, poi, fatto il resto, unitamente alla stampa di regime a dar man forte alla svendita sottocosto di Napoli. Il nord, in competizione con il resto d’Europa, ha ormai esaurito le proprie “ricchezze” ovvero l’industria   e il commercio del credito; il Sud, tra novelle ventate di pseudo-autonomia e revanchismo, era tornato a contare sulle sue eterne ricchezze: il turismo e l’agricoltura, specialmente con i suoi servizi e prodotti dop: archeologia, arte, patrimonio Unesco, spettacolo, cultura e la Campania Felix dell’agriturismo e delle pregiate produzioni autoctone. Per ognuna di queste peculiarità l’indotto dell’accoglienza e ristoro aveva ripreso buoni ritmi di crescita. Il nuovo risorgimento del Nord, segue la medesima partitura del precedente di un secolo e mezzo fa. Caleranno, com’è già accaduto in Sicilia, dal nord i soliti “commenda” dall’aspetto angelicato a “farci della beneficenza”, acquistando a prezzi stracciati da asta pubblica le nostre migliori locations, le nostre aziende agricole, i nostri dop e doc che la stampa internazionale si premurerà di disinfettare e rigenerare. La disoccupazione locale crescerà: le nostre locations ed aziende saranno presidiate da schiere di rappresentanti legali, amministratori unici, revisori dei conti e dipendenti tutti provenienti dall’ALTRA ITALIA e dall’estero; i nostri disoccupati saranno mandati a spurgare le fogne al nord, a guidare i tram e le filovie padane, a lavorare in centinaia di piccole Tyssen-krupp oltre il Garigliano. Dejà vu! Tutto questo, in concomitanza con la tornata elettorale che vede, specialmente in Campania, nei vari collegi italioti, per la Camera ed il Senato, una pletora di “volemose bene” forestieri. Non c’è un solo uomo radicato sul territorio, a destra ed a sinistra! C’è, al fonte battesimale della futura Campania Felix, la destra di massoneria e impresa e la sinistra di massoneria e banche; il fatto che in Campania non esistano imprese e banche, vi mette una pulce nell’orecchio o… vi devo fare un disegnino? Ricordate quando, fino a pochi mesi fa, in tempi non sospetti della novella emergenza monnezza, i nostri soloni italici lanciavano, direttamente da QUESTO NOSTRO TERRITORIO le più disparate politiche per il Mediterraneo? L’avrebbero fatto da incompetenti, secondo voi, da…fresconi?… o non era già tutto programmato lo sfascio attuale per mettere le mani, per due sciùscélle, sull’ingente patrimonio nostro? Banco Napoli docet. Ricordatevene! Poi, ci si mettono pure i narcisi autoctoni… quelli che fino ad ieri, con la bava alla bocca e le pezze al sedere, si sarebbero fatti stracciare pure... i gigli borbonici di dosso, pur di difendere Napoli, il Sud, dai predoni di sempre… quelli che hanno rotto le bolas al prossimo, in questi anni postmeridionali, scrivendo libercoli e proclama reazionari, organizzando… fuoriuscendo e… ricostruendo onlus e associazioni identitarie, intitolate ad antichi regni defunti con i suoi re e regine, addirittura ad eroi e briganti immolatisi davvero per la difesa del Mezzogiorno, in altri tempi. Gentaglia immonda, dispensatrice di tessere variopinte al volgo dietro cui nascondere il proprio prurito di leader di qualcosa… pure nell’accolita dell'amministrazione condominiale di un alloggio popolare di provincia. Piccoli "Che Guevara" di periferia, senz’arte ne’ parte, piuttosto sinistrorsi...  che proclamavano la vandea, l’insorgenza, la dignità identitaria, le radici… e che oggi vanno ad infognarsi tra le pieghe proprio di quello pseudo-centrodestra di nuova concezione commerciale, proibito come anatema ai loro villici discenti e  benedetto dal di questi sùdici nemico endemico, la Lega Nord, per una seggiolina cacatoria al Parlamento o al Senato… che non conquisteranno mai!Il loro fallimento peserà come un macigno sulle diverse altre realtà sinceramente identitarie. CompatriDIoti bastardi di Campania Felix, non  so se mi suscitate più schifo o più pena! Certo, don Liborio Romano à vvuje v'è pàte carnale !