La voce di Megaride

La lettera scarlatta


Ieri sera, scoraggiati ed anche un po’ incazzati, provvedevamo a sottolineare la veridicità dell’appello lanciato per la piccola Camilla di Calvizzano che qualcuno “oltre la linea del Garigliano” pensava fosse la “solita truffa alla NAPOLETANA” lanciata in rete. Riflettevamo, forse anche per eccesso di fantasia – dote esclusivamente napoletana – sull’opportunità di andare in giro con una “lettera scarlatta” appiccicata al bavero della giacca… A nemmeno 24 ore da quell’annuncio (privi noi di poteri sovrannaturali di preveggenza) la televisione e la carta stampata ci magnificavano l’ultima baby-impresa antinapoletana ovvero RAZZISTA! Non ci meravigliamo più di tanto: ogni anatema contronapoletano ce lo siamo guadagnato sul campo. Grazie, Vittorio Emanuello II e Garibaldi! Grazie, Camorristi di merda! Grazie, De Mita e Gava! Grazie! Bassolino e Jervolino! Grazie, napoletani ignavi, già pronti con la scheda elettorale nel taschino e il matitino tra le dita... per 25 euro di rimborso-voto!Corriere del Mezzogiorno - Bimbo veneto picchiato: «Tu sei italiano e tua madre no, perchè è di Napoli» - Il piccolo oggetto degli sfottò dei compagni di scuola. I genitori costretti a cambiare istituto al figlio, sconvolto dalle angherie subiteNAPOLI - Picchiato e insultato dai compagni di scuola, perché figlio di una «sporca napoletana». Calci, pugni e pesanti insulti durante la ricreazione e sul pulmino scolastico. In più occasioni: «Tua madre – gli dicevano gli altri bambini – vive nell'immondizia e tu sei sporco come lei». Nei giorni in cui le immagini della città partenopea, sommersa dai rifiuti, rimbalzavano in tutti i telegiornali, lui veniva deriso ed emarginato dagli altri studenti che, in almeno due casi, l'avrebbero preso a pugni per le sue origini napoletane. Andare a scuola, insomma, era diventato un vero incubo. A raccontarlo sono i genitori del piccolo, di appena otto anni, che ieri hanno denunciato la vicenda ai microfoni di Rete Veneta. «Ero molto preoccupata – ha raccontato la madre del bambino mio figlio tornava a casa da scuola sempre più taciturno, triste e svogliato. Poi ha iniziato a non voler più mangiare e, all'improvviso, non voleva più che fossi io ad andarlo a prendere a scuola. Era evidente che qualcosa non andava». Ma all'inizio il piccolo non si è confidato direttamente con i genitori, ha preferito affidare quel suo segreto ai fogli bianchi di un diario. Così, in un italiano ancora incerto, ha iniziato scrivere. In una paginetta a quadretti, datata dicembre, si legge: «La maestra non si fida di me e non so come fare a farmi credere ». Poche frasi emblematiche, che alla mamma sono bastate per vederci più chiaro. A sentire il racconto sofferto dei due genitori, un'altra sconcertante storia di bullismo ambientata in una scuola del Veneto, e questa volta si tratta di un istituto elementare. Siamo in provincia di Treviso, in una scuola elementare della Castellana (omettiamo il nome del Comune per evitare di rendere il piccolo riconoscibile): «All'inizio tutto andava bene – hanno raccontato i genitori - poi, quando in tv sono apparse le immagini dei rifiuti a Napoli, sono iniziati anche i problemi. Lo insultavano dicendogli che viveva nell'immondizia, perché era figlio di una napoletana». Secondo il racconto della coppia, i soprusi dei piccoli bulli sarebbero andati avanti per mesi. «Ne abbiamo parlato con le insegnanti, ma la situazione non migliorava: capitava che il bambino tornasse a casa con le mani gonfie e le dita arrossate, come se fossero state pestate, poi voleva stare da solo nella sua cameretta e non smetteva di piangere».  Un'escalation di piccole aggressioni che avrebbe raggiunto il culmine giovedì scorso, «quando – ha spiegato la madre del bimbo – mio figlio è tornato a casa da scuola con un livido al fianco e mi ha detto: "Mamma, guarda cosa mi hanno fatto". Gli ho chiesto cose fosse successo e mi ha risposto dicendo che mi aveva difeso dagli insulti dei suoi compagni». È stato a quel punto che la coppia ha deciso di dire basta. «Mio figlio - ha raccontato commossa la donna – è arrivato a dirmi che se non gli avessi cambiato scuola, si sarebbe ucciso». Alcuni giorni fa, dopo un confronto con il preside e una delle insegnanti, la decisione della famiglia di trasferire il bambino in un altro istituto elementare del Bassanese: «Ora mio figlio è tornato a sorridere – racconta la madre - comincia lentamente a star meglio». Dalla scuola elementare, intanto, gettano acqua sul fuoco: «problemi di tipo educativo e di integrazione esistono in tutte le scuole» taglia corto il preside, Sergio Betto. (Alessandra Vieri)