La voce di Megaride

L’OLTREMARE


un valore aggiunto per GALASSIA GUTEMBERGdi Umberto Franzese
Galassia Gutemberg segna il passo. Non fa impressione, non desta stupore, non crea interesse. Sono mancati nell’edizione 2008 gli autori di grido, le Case Editrici giganti, il pubblico dei grandi eventi. Tra le presenze distinte quella di Renato Curcio, figura emblematica del terrorismo rosso. Sciolto dai nodi carcerari, ora scorrazza per lo Stivale a impartire lezioni di “saper vivere”. Galassia brilla  per le graziose imprese di movimentatori, poi di anno in anno va spegnendosi anche per l’infelice passaggio dall’Oltremare a Castel dell’Ovo e  infine alla Stazione Marittima, dove in due anni stentatissimi, ha collezionato due tonfi paurosi. Dall’accesso faticoso all’intero intricato circuito, all’allestimento immiserito, all’esposizione appesantita all’eccesso, senza gusto, sembra nel girandolare, sostando un po’qua un po’ là per accostarsi ai banchi d’esposizione, di trovarsi tra bancarelle di un comune mercatino rionale. E’ assai significante l’assenza di editori, come Laterza, Sellerio, Rubettino, meridionali di gran conto e di Adelphi, Baldini Castoldi, Bollati Boringhieri, Fazi, De Agostani, Feltrinelli, Newton Compton, Utet, solo per citare alcune delle latitanti di grossa entità. Ma abbiamo, tra quelle
nostrane di spicco, notato mancanti all’appello: Adriano Gallina, De Rosa, Pironti, Controcorrente. In verità, su Galassia 2008 incombe a discredito degli attuali amministratori della cosa pubblica, il disastro ecologico causato dai cumuli di rifiuti accatastati nelle vie cittadine da mesi e mesi e mai rimossi. Forse sarà stata pure questa la causa gravissima che ha tenuto lontano dalla Fiera napoletana del Libro editori e visitatori delle più fortunate regioni d’Italia dove ‘a munnezza per le strade non esiste. Per la Città del Sole è questo il periodo più buio, più oscuro, più disastrato dal dopoguerra ad oggi. Galassia, però, per buona parte, si è giovata della  felice scelta di sedi, come: l’Oltremare e la Stazione Marittima, impianti che ricordano l’architettura futuribile, ducesca, mussoliniana. La odierna Stazione Marittima, dove attraccano i transatlantici delle linee mediterranee e oceaniche, fu realizzata su concorso bandito nel 1933 ed a cui parteciparono architetti delle correnti tradizionalista e razionalista che auspicavano un’architettura moderna attenta alle “esigenze del momento”.  La disputa particolarmente vibrante fu dominata dagli accademici che la spuntarono sui loro rivali ed il progetto fu affidato all’ingegnere Cesare Bazzani. La Stazione si presentava così com’è ora: bella, svettante, razionale, funzionale, atta ad operazioni di sbarco e imbarco di merci e passeggeri. Tra il molo S. Vincenzo e il bacino del Littorio ad ovest; al centro specchiandosi tra il molo Luigi Razza nel bacino Principe di Piemonte; ad est tra il molo del Carmine, il bacino di carenaggio Principe di Piemonte, il molo Cesario Console, la darsena Diaz e il Pontile Vittorio Emanuele. Al di là del molo S. Vincenzo l’avanporto Regina Elena e le dighe Duca degli Abruzzi e Thaon de Revel. L’epopea dell’architettura fascista e successivi anni genera criteri di qualità, si fonda su valori tradizionali in stretta connessione con l’architettura romana, legando l’uomo al proprio territorio in un habitat più umano, ponendo il bello come modello di appartenenza alla civiltà mediterranea. Persino l’edilizia popolare è caratterizzata dagli stessi canoni estetici e da una meticolosa ricerca di qualità formali e funzionali. Nascono così i rioni Duca d’Aosta e Miraglia in Fuorigrotta; Vittorio Emanuele e Diaz a Poggioreale-Arenaccia; Luzzatti nella zona industriale; Duca di Genova in  piazza S. Luigi a Posillipo; Cotoniere Meridionali a Capodichino; Bagnoli- Agnano nei Campi Flegrei. Rioni dotati di ampi cortili e giardini, di adeguate strutture religiose, sanitarie, sportive, ricreative. L’impianto che celebra i fasti delle imprese di missionari, di esploratori, di conquistatori nelle terre oltremare è la Mostra della civiltà e del lavoro italiano nel mondo. Ai giorni nostri Galassia Gutemberg, ma anche il Nautic Sud, la Borsa Mediterranea del Turismo, Vitigno Italia, Exposudhotel, basano il loro successo sull’Oltremare. Nel settembre del 1963 la Mostra è l’efficiente centro dei IV Giochi del Mediterraneo. In quella all’origine Torre del Partito Nazionale Fascista, sono installate le postazioni  degli uffici stampa di tutti i Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum. I giornalisti di Francia e Spagna esprimono il più alto gradimento per quella struttura accogliente, pratica, razionale. Giudizi entusiastici esprimono anche greci ed egiziani: L’Oltremare, il più prestigioso complesso espositivo d’Europa, veniva dichiarato aperto dal Duce il 9
maggio 1940. La Mostra si estendeva su una superficie totale di mq. 1.066.197 così ripartita: superficie interna mq.642.187; superficie esterna mq.424.010. Sull’area interna furono costituiti 36 padiglioni destinati alla esposizione dei prodotti, teatri, parchi, caffè, ristorante, fontane, impianti sportivi, aree attrezzare a verde. Sull’area esterna furono installati officine, autorimesse, spogliatoi e mensa per il personale dipendente dell’Ostello della Gioventù, detto anche Albergo delle masse. I grandiosi impianti comprendevano: il Teatro e il Palazzo dell’Arte, l’Arena Flegrea, la Fontana dell’Esedra, la Piscina Olimpica,  Ristorante e Bar, Caffè Arabo, l’Acquario Tropicale, le Serre Botaniche,  la Pista di Pattinaggio,il Parco Faunistico, la Stazione Trenini, il Palazzo degli Uffici,  la Stazione della Funivia  Mostra – Posillipo,  la Chiesa di S. Francesca S. Cabrini, il Teatro dei Piccoli. Un tale imponente complesso sarebbe rimasto certamente semiparalizzato in parte o quasi se fosse stato inaccessibile a parte della città. Ed allora ulteriormente intensificati risultarono le comunicazioni da e per il centro e con le zone periferiche dell’area ovest e di quella industriale ad est. Ecco perciò l’aumento delle corse della “Metropolitana”, il potenziamento dei servizi della “Cumana”, tram, autobus, funivia.  Ma la Triennale delle Terre Italiane d’Oltremare, inaugurata il 9 maggio del 1940, chiudeva i battenti dopo soltanto trenta giorni d’intensa attività conseguentemente all’entrata in guerra dell’Italia. Pur tra mille difficoltà e ostacoli d’ogni sorta, riapriva l’8 giugno 1952 col taglio del nastro effettuato dal Presidente della Repubblica Luigi Einaudi. Al vero e proprio rilancio della Mostra contribuì innanzi tutto l’apertura della Fiera della Casa avvenuta il 28 giugno 1958. Non meno importanti furono altri avvenimenti come quello della inaugurazione dell’Arena flegrea del luglio 1953 con la rappresentazione dell’Aida presenti ben diecimila spettatori e i Giochi del Mediterraneo del 1963. In queste occasioni di grande rilievo fu l’intervento della Radiotelevisione Italiana. Con la Fiera della Casa iniziavano dal Centro di Produzione RAI, sorto proprio all’interno dell’Ente Mostra su una superficie di mq. 10.417, i primi esperimenti di trasmissioni televisive in diretta. Il tentativo doveva saggiare, mettere alla prova le effettive, reali capacità di tecnici e maestranze, giornalisti, operatori in genere alla loro prima esperienza. Furono ideati i programmi “Ora di punta” - che doveva comprendere per tutto il periodo che durava la Fiera della Casa, dal 28 giugno al 14 luglio - un notiziario regionale, nonché spettacoli che si andavano svolgendo al Teatro Mediterraneo, all’Arena flegrea, alla Piscina Olimpica. La fontana della Mostra – costruita sul finire degli “anni trenta” sotto la direzione dell’ing. Tocchetti e del ceramista Giuseppe Macedonio – sia in occasione della Fiera della Casa che durante i Giochi del Mediterraneo e nel corso del Festival della Canzone Napoletana, fu il simbolo della Napoli che lavora e produce, della Napoli proiettata nel futuro. Galassia Gutemberg  può, con la caduta del duo Russo Iervolino - Bassolino, causa del degrado napoletano e, con il ritorno all’Oltremare, badando meno ai profitti e garantendo agli espositori più accessibile tariffe, recuperare il terreno perduto.