La voce di Megaride

Quando i Rom sono i nostri


di Marina SalvadoreEvoluzione a passo di gambero, corsi e ricorsi storici della barbarie cieca ed
assoluta. La globalizzazione e la cultura televisiva con i suoi ipnotici messaggi subliminali, poi, che creano a catena sempre nuovi falsi bisogni, simboli prigionieri di fasulle libertà e licenze che fanno a cazzotti con il libero spirito e la dignità dell’uomo... E’ scoppiata la guerra dei poveri, amplificatasi sull’intolleranza e l'anarchia e manovrata nell’ombra dai soliti dittatori-vampiri che riempiono tronfiamente di se' il casellario giudiziario. Non abbiamo remore, seppur vergognandoci, di affermare che si faceva molta fatica, l’altra sera in tv, a distinguere i Rom del campo nomadi dagli assalitori, i “civili” residenti di Ponticelli, tanto erano simili… da crederli un’unica etnia. Non possiamo negare, infatti, l’evidenza della realtà sociale di Ponticelli dove la microcriminalità, la “guapparia”, l’inciviltà imperano, anche se non si vive in una baracca o in un furgone ma in un ghetto in muratura dell’edilizia popolare, laddove gli usi e costumi, lo stile di vita non si discostano troppo da quelli di coloro che tra la testa e le stelle hanno un cartone o un foglio di lamiera. “Gli zingari rubano! Bisogna cacciarli” urlavano scalmanati i capipopolo; quelli che, poi, stamattina sono andati a rubare tutto quanto (dagli elettrodomestici ai generi alimentari agli arnesi da calderaio e da scasso) abbandonato in fretta dai nomadi nel campo devastato e deserto lasciatosi alle spalle nella fuga da Sodoma e Gomorra, senza voltarsi indietro come la moglie di Lot. “Gli zingari sono sporchi!” gridavano i giustizieri di Ponticelli, ciechi alla monnezza di produzione propria e –
come d’abitudine purificatrice con la medesima monnezza – avanti tutta con i roghi, la loro specialità! Il fuoco è democratico e non storce il naso davanti a monnezza alcuna: brucia solidalmente le lordure dei “civili” residenti di Ponticelli e quelle degli abusivi… anche se la mano cui il fuoco è costretto ad obbedire è sempre la stessa. “Gli zingari rubano i bambini!” ce lo siamo sentito dire sin da quando eravamo piccoli e soggetti a “rapimento” per le nostre ridotte dimensioni, desiderando diventare adulti in fretta per scampare al pericolo che ha terrorizzato tutta la nostra infanzia. Gli zingari con l’uomo nero, accomunati nella strisciante ideologia razzista, pronta ad attecchire le nostre anime candide e incorrotte e  ad impartirci le prime lezioni sulle differenze etniche e l’orgoglio di schiatta, dimentichi di essere stati trattati come e peggio degli zingari, fuori dai confini del Mezzogiorno, per un secolo e mezzo di deportazione, diaspora meridionale, dopo il 1861. “Gli zingari rubano i bambini!” esattamente come la camorra li ruba - i "moschilli" - nello stesso quartiere di "casamento" ai civili coinquilini, per addestrarli al crimine ch’è ben più grave dell’accattonaggio o per schiavizzarli nelle prouderie di certi infamoni depravati e senza palle. Non si vuole qui procedere col finto buonismo irresponsabile cui ci hanno abituati certe squallide ed amorali amebe, autorevoli esponenti e sobillatori della politica e della società… non si vuole assolutamente giustificare la criminalità esponenziale di molti Rom, tristemente noti alle cronache ma se ne vogliono cogliere le similitudini con i più
numerosi criminali nostrani che sono, davvero, gli ultimi al mondo a doversi presuntuosamente ergere ad esempio agli zingari nonché a divenire giustizieri  divini di questi…  perché, prima o poi, la cittadinanza sana di Napoli e provincia, quella afona, eternamente impegnata nel sottoscala dove l'hanno relegata a tenere in piedi la pericolante architettura di un’antica e nobile Civiltà, potrebbe, esasperata, insorgere contro questa turpe vajasseide e restituire in un'apoteosi finale agli “zingari autoctoni”, fratelli di sangue, pan per focaccia!