La voce di Megaride

Scétate, Napule!


di Enrico Moscarelli
Sia pure in presenza di una congiuntura internazionale molto seria, tuttavia in particolare per Napoli (e credo per l’intero Sud) non si intravedono prospettive positive di nessun genere. Per quanto riguarda, in particolare, la Campania, che ormai è la regione più povera dell’Unione Europea, reati che altrove non sono reati, saranno reati qui da noi, e in parte già lo sono. Avremo, cioè, Leggi Speciali. Avremo presto anche una Magistratura Speciale. Siamo stati ingiuriati davanti a tutto il mondo e nessuno ci ha ancora chiesto scusa. Dei tanti nostri avvelenatori non si è saputo fino ad ora neppure un nome. Si insiste nella volontà di utilizzare discariche improponibili, manu militari. Di uno sviluppo, o quanto meno della difesa della nostra economia, non si parla nemmeno. Sono elementi che evidenziano un fatto: Napoli e dintorni si possono ormai ritenere, a tutti gli effetti, da ultimo anche giuridici, una colonia del ricco Nord. E tra poco avremo il federalismo. Ma nessun paese al mondo diventa una federazione, dopo essere stato unitario. Le federazioni si fanno prima, non dopo. Non si può parlare di federalismo dopo centocin-quant’anni di vita unitaria, indirizzata nell’esclusivo interesse del Nord, con de-industrializzazione del Sud, distruzione dell’agricoltura meridionale, emigrazioni transoceaniche di milioni di cittadini, due guerre mondiali con perdite umane spaventose. Non si può parlare di federalismo fiscale, quando, alla fine del processo unitario, è evidente che una parte nord è ricca, molto ricca, e una parte sud è povera, molto povera: non si può, per decenza, imporre un federalismo, neppure se misericordiosamente solidale. è cosa sperabile, ma davvero improbabile, si capisce, che l’Italia inverta la rotta e marci verso l’uguaglianza, e quindi promuova una
politica economica, culturale, e via discorrendo, riequilibratrice e quindi effettivamente riparatrice nei confronti del Sud (con o senza il beneplacito dell’Europa, sempre pronta ad insorgere contro gli “aiuti di Stato”, sebbene qui si tratterebbe di “restituzioni” di Stato). Ed è evidente che l’Italia non intende dirigere le sue strategie politiche ed economiche verso la realizzazione del principio costituzionale che vuole la rimozione degli ostacoli all’uguaglianza dei cittadini, e anzi sembra evidente che si dirige verso la direzione opposta. Pertanto, se non intendiamo essere più, e ancor più, cittadini di serie B, e meno che mai una colonia consapevole di esserlo, sarebbe nostro dovere morale promuovere un Referendum per l’Indipendenza di Napoli e, se altri lo vuole, del Sud. Non so chi potrebbe darci torto, visto che siamo sotto la spazzatura, anche tossica, e terrorizzati da una criminalità che lo Stato, con le sue polizie, i suoi servizi segreti e i suoi eserciti, si dice incapace di eliminare e che lascia che strangoli la nostra asfittica economia. Per lanciare i primi segnali in questa direzione, basterebbe chiedere ai cittadini se non sia il caso di cambiare una certa toponomastica di Napoli, davvero offensiva, come Via dei Mille, Piazza Garibaldi, Piazza Cavour, Corso Vittorio Emanuele (il Corso, come è noto, fu voluto da Ferdinando II di Borbone e fu una delle prime “tangenziali”). Potremmo cominciare con il chiedere la restituzione dei resti di quei poveri giovani meridionali che furono fatti morire perché non vollero tradire il loro Paese per un’Italia in cui non credevano, ed erigere loro qualche dignitoso monumento. Il mio sogno, a questo punto, se non è possibile un’Italia che si possa e si debba amare, e che soprattutto renda giustizia a chi da troppo tempo l’attende invano, è una Repubblica Napoletana, una Napoli Città Libera d’Europa, ovvero una Campania Regione d’Europa, ovvero una Repubblica Democratica dell’Italia Meridionale. Potremmo solo così difendere direttamente Napoli e, se lo volesse, tutto il Sud, non attraverso il filtro velenoso degli interessi degli affaristi del Nord, proprietari di tutti i giornali, di tutte le tv e di tutte le banche, che da sempre amano allearsi con i peggiori figli di questo martoriato Paese. Non sarebbe il caso di parlarne?