La voce di Megaride

A passeggio per Largo 'e Palazzo


di Enrico MoscarelliHo la fortuna di vivere in quella che era generalmente considerata la più bella città del pianeta fino a, più o meno, 150 anni fa. Nel tardo pomeriggio di una recente domenica, giunto a metà percorso della mia passeggiata pomeridiana lungo Via Caracciolo e Via Partenope, fino a raggiungere Piazza del Plebiscito, mi
è venuta l'idea di visitare la Chiesa di S. Francesco di Paola, prospiciente alla Reggia. In realtà, avevo già avuto modo di ammirare il suo interno, davvero maestoso, ma volevo dare ancora uno sguardo a quella meravigliosa opera dell'uomo, dopo di che avrei voluto, passando attraverso le colonne centrali, dare un'occhiata panoramica a quella che fu la magnifica reggia, di fronte al colonnato semicircolare, che fu la residenza dei regnanti di stirpe borbonica. Non solo, però, ho dovuto attraversare la piazza, trasformata in un buon numero di campi di calcio, ma anche sotto il colonnato, sulla cui sommità avevo potuto ammirare, quelle magnifiche statue evocanti divinità elleniche, gruppi di ragazzi non disturbati da vigili o altri, ma da me solo, giocavano vigorosamente le loro partite. La chiesa era chiusa e la sua porta d'ingresso era stato riutilizzata come porta di una delle squadre in campo. I gol rimbombavano, amplificati dalla grande cassa armonica. Allora, per togliere il disturbo, ho ripreso il viaggio a ritroso, ma ho voluto vedere la reggia, uscendo dalle colonne centrali. Le colonne erano magnificamente istoriate da sublimi frasi d'amore della serie "Patrizia ti amo". Una notizia alla quale, ho pensato, i cittadini e i turisti non saprebbero rinunciare e che impreziosiscono, con la raffinata grafica e il loro vistoso colore rosso o azzurro, quelle usuali colonne che, altrimenti, non avrebbero senso, ad eccezione di una che era stata anche profumata a seguito di improrogabili urgenze corporali. D'altra parte, i nostri aggraziati e acculturati rampolli – per l'avvenire dei quali gli eccellenti politici non dormono la notte - non saprebbero più dove scrivere le loro poetiche e pittoriche espressioni dense di originalità e inventiva (basti pensare ai catenacci), avendo esaurita l'intera scogliera del lungomare, che altrimenti sarebbe rimasta banalmente bianca, come quella di Dover. Dimenticavo però un accenno alla Reggia: non so di chi sia il merito, ma il forte spirito patriottico verso questa Italia che tanto bene ha voluto e vuole a Napoli e l'odio verso i deprecati Borbone, sono certo la causa del deliberato abbandono del regale edificio: esso viene giustamente castigato mediante finestre allo sfascio e tende cadenti. Le statue degli ex re di Napoli,
tipiche di questa reggia, restano severamente ridimensionate (ne è rimasto coinvolto persino l"'incolpevole" Vittorio Emanuele) mediante la copertura di un decennale denso strato di polvere molto scura di origine forse non africana, bensì democratica e repubblicana. Ma il futuro dell'intera piazza è facilmente prevedibile: i ragazzi e i loro palloni saranno presto fatti sgombrare per far posto a qualche megaconcerto galattico di qualche indiscutibile genio musicale, che farà vibrare fino al fondo dello stomaco gli appassionati, in attesa di qualche fantasmagorica scultura moderna di fine anno, che sarà collocata al centro della Piazza del Plebiscito per la gioia del popolo, e che ci lascerà senza parole, come sempre. Viva l'Italia!