La voce di Megaride

merci Miss Monroe


di Marina SalvadorePer grazia divina non apparteniamo alla Casta dei critici d’arte, a quella eccelsa categoria di poco più che falliti artisti, più spesso invidiosi dell’inarrivabile talento altrui e che son soliti travestire di pseudo-intellettualità e omologata saccenza l’acrimonia più pura, a tal punto che da CASTA li si potrebbe tranquillamente definire “CASTRA” per quante vittime fanno sul terreno di quell’eccellenza cui – come il graal – noi tutti aneliamo, imponendo sul mercato artisti ed opere la cui mediocrità è consona al malanimus che li agita e che, purtroppo, è monetizzante, remunerativo. Questo, in ogni settore dell’arte ma – attenzione! – quando si parla di MUSICA, la CASTRA sfiora l’autorità dittatoriale imponendo con la collaborazione dei “giornalai” e dei media nazionali gusti e tendenze, solitamente lesivi dell’ANIMA MUNDI, perché la Musica – qualsivoglia genere – è matematica dell’Universo, è codice della Creazione, è -  così come definì Dio San Bernardo di Chiaravalle – ALTEZZA LUNGHEZZA AMPIEZZA LARGHEZZA… ed una scintilla divina alberga nel nostro DNA, per cui la musica è nostra stessa essenza e manifestazione. Ispirazione. La mediocrità di certa musica imposta noi la recepiamo istintivamente, rabbiosamente, perché soffoca la nostra stessa essenza… ch’è MUSICA!… ovvero quell’energia vitale che ci consente di ESSERE: “sentire”, manifestare, emozionare. E’ una Legge della Natura non scritta ma codificata in noi e suscettibile di innumerevoli variazioni, come innumerevoli proprietà di linguaggio e d’espressione… e nessuno può privarci di questa facoltà extraumana, di questo sacro sigillo ch’è “orecchio” ma soprattutto “psiche”. Oggi, la fresca invenzione della “televisione commerciale”, attraverso i suoi soloni della CASTRA e con la complicità del gossip morboso, ha letteralmente chiuso il sipario sul palcoscenico dell’eccellenza artistica nel nostro Paese, in tutti i campi, costringendo gli irriducibili affamati d’arte a praticare le vie “underground”, più degne delle sette segrete e dei protomartiri cristiani, dove il “passaparola” al pari di un segreto svelato riunisce accoliti ed estimatori d’eccellenti artisti nazionali che la TV eviterà di proporci, con quella sua mania ragionieristica d’impippare di mediocre e banale la vasta utenza lobotomizzata e pagante, anaffettiva e vorace, dai sensi ormai ottusi… è così che – accade troppo spesso – i nostri migliori artisti, vittime, come i meridionali del post-risorgimento italiano devono poi decidere se essere BRIGANTI o EMIGRANTI… e spesso ce li soffiano, i migliori, gli establishment nord-europei o oltreoceano… come accade per la “fuga dei cervelli” (ma questa è un’altra storia). Non è un posto per giovani, quest’Italia gerontocratica ed in mezzemaniche nere da contabile primo novecento… eppure, proprio nei suoi giovani troverebbe auspicata rigenerazione e bellezza, motivazione e sostentamento… se non li sbattesse fuori dal suo pittoresco, oleografico, manieristico “piccolo mondo antico”. E’ di giovani italiani che vogliamo parlarvi! E’ della musica
giovane ma senza tempo che vogliamo riappropriarci: creativa, espressiva, libera, coinvolgente. Una botta di vita! Sono italiani i Merci Miss Monroe e giovanissimi, già al secondo godibilissimo album per i quali i “soliti esperti”, allertati,  si stanno sperticando in ricerche agiografiche, studi filosofici, spicciole sociologie, per fingere, poi… come sempre… di aver scoperto l’acqua calda in agosto. Li hanno definiti  “punk-romantici”, “indie”… ma “con rimandi sonori importanti quanto evidenti pop”, “country folk”, “surf rock”, “… con un mood da saloon”… “…una componente melodica inoccultabile”… ed altre amenità escatologiche di omologata cultura… esternazioni plastificate di polverosi trandy-man babilonesi. BASTA!… I Merci Miss Monroe sono semplicemente ed assolutamente FANTASTICI e piacciono anche ai non giovani, perché la loro musica è assimilabile ad  un traduttore simultaneo che parla innumerevoli lingue, quante sono le radici degli innumerevoli stati d’animo, dei venti e delle maree che albergano – spesso timide e inespresse – nell’animo di tutti, giovani e meno giovani. La si può assurgere a musicoterapica, a seconda degli stati d’animo, la loro arte, praticata generosamente e consapevolmente ma soprattutto creativa, intuitiva. BELLA! Non a caso, due brani dal primo disco sono stati scelti per la colonna sonora dell’ottimo film di Gianni Zanasi “Non Pensarci”, in sala dall’aprile 2008, non è un caso che questi giovanotti hanno già solcato in lungo e in largo, acclamati, il corposissimo underground dello Stivale e del nord-Europa, che abbiano masterizzato un loro disco a Miami, in uno studio da Big, che abbiano straveduto – e nessuno lo sa – i loro dischi, che facciano già da tempo da “spalla” ai gruppi internazionali in concerto. Quattro bei
ragazzi, lavoratori e studenti che dal bigio hinterland milanese e varesino, con competenza, umiltà e passione sono in ascesa per un grande successo internazionale che neppure immaginano. Una chicca identitaria: il batterista, re del tamburo, suono primordiale, è di origine napoletana e gli saremmo grati per uno scoop cui aspiriamo - why not? - una disfida partenopea con il mitico percussionista Tullio De Piscopo (dopodime, il Vesuvio!) magari in una kermesse verace nella culla della indimenticabile band “Napoli Centrale”. Ai “mMM” consigliamo di tutto cuore di rifuggere dal marketing dei discografici rampanti il cui brand obsoleto è composto di sgallettate e bulli che tolgono smalto all'immagine  ed al messaggio degli  artisti, confinandoli in un'allure  esasperata, volgare e grossolana, ormai blase' e, soprattutto, di tenersi lontani dalla Rai Tv e da Mediaset, dai “pippi baudi” , le rapaci "De Filippi...che", gli ambigui, lacrimogeni "X Factor" e “sanremini” vari, per non scadere, mai, nella globalizzazione che sfavilla di luccichìo il successo, come l’oro di Bologna.