La voce di Megaride

Donne sull'orlo di una crisi di nervi


Per dovere di cronaca pubblichiamo la lettera aperta di Anna Contrada, sorella del più famoso Bruno, al cardinale Bagnasco, rilevandone  appieno la conflittualità con i contenuti del suo precedente intervento pubblico, a proposito della richiesta di eutanasia per il fratello. Con tutto il rispetto per la famiglia Contrada, invecchiata precocemente  e malamente sotto lo stress continuo di tre lunghi lustri di dramma epico, consapevoli della consunzione psicofisica cui si è soggetti in situazioni paradossali ed ingiuste qual è tutta la vicenda Contrada, ancorchè testimoni SOPRATTUTTO della GRANDE DIGNITA', AUTOREVOLEZZA e FIEREZZA del Prefetto Bruno Contrada, riteniamo che i suggeritori occulti, finto-benefattori, di queste  plateali azioni... insufflate come l'anidride carbonica al posto dell'ossigeno nelle stanche menti di persone perbene che continuano a credere nella buona fede e nel disinteressato aiuto del prossimo, siano squallide morbosità da gossip della peggior specie, che configurerebbero anche il reato di "circonvenzione d'incapace", perchè i congiunti di Bruno CONTRADA, persone di specchiata levatura morale e sociale, sono al momento incapaci di intendere altro che non sia il disperato bisogno di riabbracciare Bruno tra le mura domestiche, sfiancati dalla immane FATICA DELLA SOPRAVVIVENZA COATTA!  Ci ripugnerebbe plaudire alla squallida inventiva degli occulti registi  di queste "sceneggiate napoletane", che continuano a sfruttare il dolore della famiglia Contrada , trasformandola da PROTAGONISTA di un'amara TRAGEDIA NAZIONALE a carrozzone di marionette del Teatro della Commedia dell'Arte, cui ignobili piagnoni-soubrettes tirano i fili. Ma... tant'è... per l'affetto che proviamo per Anna e per tutta la grande e bella famiglia di Bruno Contrada, lanciamo nel vasto mare della disinformazione nazionale e dei più azzeccosi reality show, quest'ennesimo appello che resterà senza risposta (visto che il Vaticano è da tempo informato dei fatti e che non ha mai speso un pensiero a riguardo, neppure sotto il profilo umanitario e cristiano) e che probabilmente sarà lesivo di quella DIGNITA' che Bruno Contrada stringe EROICAMENTE nel petto... Alla stanchissima e generosa Anna qualcuno avrà spacciato quest'idea per azione taumaturgica, come usano fare ciarlatane fattucchiere con amuleti e filtri d'amore... Pazienza! Assistere a questo continuo sfruttamento degli esseri più INDIFESI  ed in tali situazioni-limite, ci procura enorme tristezza! (marina salvadore)
LETTERA APERTA DI ANNA CONTRADA AL CARDINALE ANGELO BAGNASCO PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANAEluana e Bruno, non è solo una <U> nel nome, che hanno in comune, ma più drammaticamente, dolorosamente, vergognosamente per questa Italia cattolica e culla del diritto, una condanna a morte.  Le scrivo quale cristiana, credente, fervente ed osservante, cresciuta in una famiglia meravigliosa, numerosa dove si respiravano i più alti valori non solo umani, ma anche religiosi quale una profonda fede, sana e vera poggiata sulla carità e sulla pietas, quella fede che suscita tanta serenità e gioia di vivere, derivanti dal fatto di non sentirci mai soli su questa terra, ma di sentire accanto forte la presenza di Gesù con la sua bellezza spirituale, ma anche con tutte le sue sofferenze umane che tanto alleviano le nostre e ce le fanno accettare. Come ho potuto io, così fedele al cuore di Gesù, pensare a dare la morte ad una persona per la quale vivo? Perché mi permetto di scriverLe? Io proprio che in momento di estrema disperazione, di estremo dolore, di estrema sofferenza nel vedere soffrire chi amo ho chiesto l’eutanasia per il mio caro, adorato fratello Bruno, massacrato nel fisico dai suoi mali e ancor più nel cuore e nella mente dalla crudeltà umana. Pensavo: hanno deciso di farlo morire lentamente, lo hanno condannato ad una lenta morte ed allora…che muoia…ma velocemente! Chiedo perdono a Dio per questo momento di mia grande debolezza ma , ritornandovi con la mente, sentivo che la sua agonia era feroce, come feroce può essere l’uomo, più delle belve, quanto è accecato dal senso dell’onnipotenza tale da decidere se un altro uomo debba vivere o morire. La belva uccide velocemente senza pensare, ma solo per istinto o sopravvivenza, l’uomo invece pensa e decide e se decide di uccidere lentamente quell’uomo è al di sotto delle belve. Le chiedo Monsignore…Lei che si sta battendo (impegnando) per la causa di Eluana, perché una vita non venga consumata, perché la sua condanna a morte, decisa da un giudice, non venga eseguita, si batta, la supplico in ginocchio anche per la vita di mio fratello, vecchio e afflitto da tanti mali, che gli venga restituita la vita, quel poco di vita che gli rimane, che torni a casa da noi, che venga liberato, come la nostra legge prevede e vuole in determinati casi proprio come quello in cui si trova mio fratello, caso in cui la legge prevede la tutela alla salute e la tutela dei diritti umani. La legge, con le sue norme, lo prevede, ma chi le applica, chi deve applicare quella legge pare che non se ne accorga o che si rifiuti di farlo, venendo meno al suo dovere e al codice deontologico del suo specifico lavoro. Intervenga e non lasci che un uomo venga giustiziato, innocente o colpevole che sia. Bruno sta morendo di dolore, le sofferenze lo colpiscono nel corpo e nell’anima, La prego intervenga, una sua parola a favore può contribuire alla sua liberazione e con questa a restituirgli la vita, solo tornando a casa si potrà dire che è stata cancellata la sua condanna a morte, si potrà dire che non è stato giustiziato. Lasciandolo dov’è significherebbe che non solo è stato condannato a perdere la libertà e l’onore ma anche la vita!!(in foto: i  nove fratelli Contrada dei tempi migliori)