La voce di Megaride

Emigrante? No!


A leggere i commenti del post precedente questa mail capita quanto mai a proposito ... pertanto riceviamo e pubblichiamo:
Cortesi Napoletani,sono un esule volontario in terra toscana.In età avanzata (36 anni), e dopo un lungo combattere, hanno prevalso la ragionevolezza e la stanchezza….e me ne so’ fujuto. (i miei figli ringraziano)La mia città è da troppo tempo invasa da tracotanti alieni; esseri semisenzienti, non piovuti dall’alto, ma sempre esistiti in questi luoghi.In determinate condizioni socio-climatiche, tali esseri escono dal loro stato di ibernazione e cominciano ad invadere la polis come un cancro.Nella storia di Napoli, già Partenope, dal 780 a.c. al 2008 d.c. tali eventi di risveglio si sono verificati tante volte.Ora la situazione è preoccupante, perché c’è un terreno di coltura favorevole, che non riguarda il solo territorio partenopeo. Gli alieni, ivi detti napulielli, si alimentano di uno “stato d’animo” che pervade tutta la civiltà contemporanea, senza distinzione di luogo.I Napoletani hanno ridotto enormemente la loro soglia critica. Lo spessore e la consistenza della soglia critica è ciò che distingue i popoli. Ogni popolo ha una sua soglia critica: chi liscia e compatta, chi trasparente, chi morbida, chi colorata, chi spinosa, chi molle ……ecc…ecc…I Napoletani hanno una soglia critica spugnosa e spessa, morbida e coriacea, assorbente e al tempo stesso repellente, che custodisce il cuore del suo ethos: l’Anarchia.L’apparente ambiguità delle caratteristiche fibrose vengono spesso riassunte in due aggettivi: miseria e nobiltà. Napoli è contemporaneamente misera, ovvero lazzara e nobile, ovvero regale.Ma è solo una lettura comunemente semplicistica questa che intende spiegare la consistenza dell’ethos della polis partenopea.Nei meandri della fibra Napoletana, e forse ahimé, intimamente connessa, è il seme dei napulielli. Un fungo canceroso che aspetta anche secoli per rivitalizzarsi e dar morte.I Napoletani hanno ridotto lo spessore del proprio ethos. E’ chiaramente un fenomeno di erosione e ricomposizione che riguarda tutti i popoli, da sempre.La fibra si sta decomponendo, sfilacciando, sbriciolando. Si sviluppano reazioni per cui il tessuto creato dai napulielli, che è viscido e compatto, incomincia a repellere. Si creano così le intolleranze, le violenze verso ciò che è diverso…Tradendo in tal modo il cuore stesso dell’ethos partenopeo che tutto assorbe in perfetta ed anarchica convivenza.Il termine anarchia assume, in una Partenope vitale, un significato specifico, tutto suo e solo ad essa riconducibile.Essa e’ la convivenza creativa, è il gioco di luce ed ombra su ogni elemento che la compone. Un gioco che muta le forme ed i significati, pur non cambiando l’elemento.Il Napoletano, in condizioni di salute buone, ama interagire con questo gioco, trovandone sempre nuovi elementi di riflessione ed esternazione creativa.Anarchia dell’ethos non esclude alcuna forma di governo cittadino, che, anzi, è indispensabile e necessario a preservare ed arricchire la fibra spugnosa che la protegge.Il Napoletano ama la gerarchia istituzionale perchè è intimamente consapevole della indispensabilità della propria anarchia.Il napuliello al contrario vuole creare rigide gerarchie all’interno del suo intimo ethos, determinando una anarchia distruttiva nella sua fibra esterna.I napulielli stanno arrivando al cuore dell’ethos. Stanno gerarchizzando il cuore di Parthenope. Stanno distruggendo l’anarchia creativa.A chi dare la colpa di tutto ciò? Al 1861? Al ritorno dei Borbone dopo il 1799? Ad Achille Lauro, Bassolino, Lezzi, Iervolino, De Mita, Pomicino, Poggiolini, Musollino, alla cassa del mezzogiorno, alla legge 44, al dopoterremoto, al dopo colera, al dopo guerra, al Risanamento, al Risorgimento, a Garibaldi, ai Savoia, a Berlusconi a Ceppaloni … ‘UN TE REGGHE PIU’?Vero, vero … tutto vero. La colpa è di tutto questo. Ma più di tutto la colpa è nella fibra spugnosa della soglia critica a protezione del nostro ethos!!!Per cui la zingara ha la semplice ricetta per una ristrutturazione della nostra custodia: ricominciare ad amare la nostra anarchia, senza dover o voler ricercare il colpevole.Così facendo, si pretende il rispetto della gerarchia.Il rispetto della gerarchia non significa sottomettersi servilmente a chi rappresenta il potere in quel momento e da cui trarre il massimo della propria convenienza momentanea.Non significa essere fedeli al motto: je fotto a tte e tu futte a mme; caro compagno tu fatiche e je magno; chi chiagne fotte a chi ride; scusate brigadiè tengo ‘o figlie malato e m’aggia abbuscà ‘o ppane; puvuriello pur’isso add’’a campà; eccellenza se potete velocizzare quella pratica; quassìcosa a esposizione…ecc…ecc…Il rispetto delle gerarchie e dei ruoli, significa rendere servizio ad un minimo di efficienza organizzativa sociale, funzionale al mio ethos anarchico.Ogni popolo ha un suo intimo ethos, una sua protezione e un suo modo d’essere. Grazie a Dio per la varietà infinità.Ciò che i toscani mi hanno insegnato, da 5 anni a questa parte che ivi vivo e con soddisfazione lavoro, è il segreto per rinforzare le fibre del proprio ethos.Posso condensare in un'unica parola questo preparato magico che usano i toscani per non sfilacciare la loro fibra: LA CAZZIMMA.La CAZZIMMA è il miglior ricostituente della soglia critica. Criticare per noi Napoletani è operazione complessa, proprio perché non escludiamo alcun punto di vista.La CAZZIMMA tende a selezionare i punti di osservazione e ad individuare velocemente e senza speculazioni di troppo ciò che è dannoso al buon vivere.La CAZZIMMA è il poliziotto interiore che dice altolà (al sudore) ai tentativi di gerarchizzazione camorristica e criminale del proprio ethos.Certamente a Napoli tale ingrediente dovrebbe essere tutto d’importazione. Ma quando mai il Napoletano non è riuscito a copiare il meglio e a dargli un tocco di originalità?Bello sarebbe poter inventare ed insegnare nelle scuole dei Napoletani una cazzimma tutta napoletana.Iniziare la cura con la formula e preghiera:“Chesta è ‘a ricetta d’’a bona cazzimmape sarvà Napule nosta,chisto è ‘o stato ca vulimmo:Anarchia e faccia tosta!”Emigrante? No!Napoletano di merda? Forse!Esule volontario? Si!In guerra contumace contro i napulielli? Si!! Per concludere: volete sapere il momento in cui ho costatato l’opportunità di combattere in contumacia?Quando il re dei napulielli Gigi D’Alessio ha dato un concerto in Piazza del Plebiscito e sono accorsi centinaia di migliaia di napulielli, così sancendo il regno di occupazione napuliello sul territorio partenopeo.E sapete quando mi si è riaperto il cuore alla speranza che la mia non è una guerra solitaria?Quando al concerto di qualche giorno fa in piazza Plebiscito, dato buon Napoletano Pino Daniele, i Napoletani hanno fischiato ed insultato il re dei napulielli Gigi D’Allessio!!Viva Neapolis, Viva Parthenope!! I miei figli non mi chiameranno mai: “babbo!”.Stefano JulianoPresidentLeonardodmcdestination management companyItaly - Florence - ChiantiTel. +39 055 7606830Mob. +39 3209133720www.leonardodmc.com