La voce di Megaride

Agnesina Pozzi scrive a Salvatore Borsellino


... per dovere di cronacaGentile Sig.Salvatore, sappia che suo fratello è sempre nelle mie preghiere
insieme a tante altre vittime della mafia e non. Mi permetta però di fare alcune precisazioni doverose. Sono il medico che (citata in sentenza) ha consentito i domiciliari per sei mesi a Bruno Contrada; domiciliari e non scarcerazione. Le notizie in merito sono state date correttamente ed è stata anche citata la sua "pericolosità sociale" tant'è che i legali hanno fatto ricorso, ritenuto poi inammissibile; e sempre comunicato dai media.  Non sono nè un'amica nè una persona ricattabile da Contrada; nè un troll...ma forse un trolley in viaggio nell'umanità.. Sono un semplice medico che crede che la nostra Costituzione garantisca il diritto alla salute e alla dignità di una persona, chiunque essa sia; carnefice o vittima ad un medico non deve importare. Non conoscevo Contrada prima di un casuale giro fatto sul suo sito. Mi sono interessata al suo caso in modo del tutto fortuito e gratuito. Non conoscevo supporters, familiari, amici, simpatizzanti, legali.  Ho agito nella mia piena libertà di cittadina e di medico (in questa come in un'altra terribile vicenda giudiziaria che vuole Anna Maria Franzoni assassina del figlio).  Ho visto la documentazione sanitaria di Contrada e poi l'ho visto di persona più volte. Le malattie sono reali e gravissime e non sono un'invenzione o una "strategia". Non si capisce, poi, come possa poi ritenersi pericoloso socialmente un vecchio di quasi 80 anni, con postumi di ictus e moltissimi acciacchi, mentre giovani criminali in perfetta salute hanno avuto modo, fuori, di ri-commettere altri crimini.. Io, signor Salvatore, capisco il suo dolore e lo rispetto, ma quando lei afferma di volersi fare "gustizia da solo" disonora la memoria di suo fratello, che per quell'ideale di giustizia, e non di Far West, si è fatto ammazzare. La "Giustizia" , in senso assoluto, vorrebbe che per una persona si considerassero non solo le prove a carico ma anche quelle a discolpa e che si fosse giudicati su fatti reali e dimostrati piuttosto che su delazioni o frasi riferite. In una intervista in rete il magistrato che ha giudicato Contrada ha affermato di non aver affatto considerato gli elementi a suo favore. Mi chiedo da comune cittadina: è normale tutto ciò? Anche la "verità" (compresa quella di cronaca) vorrebbe che si considerassero allo stesso modo i pro e i contro quando si pretende di far luce (od ombra) su persone e fatti. Emiliano Morrone, poi, non ha subito alcun attacco per aver affermato "cose esatte"; si è trattato di uno scambio veemente di opinioni tra giornalisti, di rivendicazioni per pubblicare i commenti integralmente senza censura e di lamentele per le modalità che si dovrebbero avere nel fare "giornalismo"; ossia considerando un lato e l'altro della medaglia. Io le consiglio molto umilmente di cercare di placare la sua rabbia (pur giustificata dal lutto). La rabbia non porta alla chiarezza, alla verità, alla giustizia. Mi chiedo se lei abbia mai incontrato direttamente Bruno Contrada; spesso non serve la giustizia istituzionalizzata per capire se una persona è colpevole o innocente di qualcosa:basta guardarla negli occhi; basterebbe stringerle la mano; senza poi doversela "pulire". Quando si lavora in uno stesso campo e si hanno personalità forti(e lo dico per esperienza), nascono odi feroci ed antipatie viscerali anche senza motivazioni serie. Piuttosto che volergli sparare, a Contrada, gli scriva, cerchi una comunicazione VERA con lui, non mediata da cialtroni, delatori, nullità che sono emerse dal buio solo per aver parlato di suo fratello o di Contrada... Solo con il confronto inter-umano è possibile comunicare in modo serio e solo facendo personalmente delle verifiche si può sperare di conoscere la verità,o forse una delle tante presunte verità. L'abbraccio con affetto sincero, nella memoria di quel grand'uomo che è stato suo fratello, ma altrettanto convinta che Bruno Contrada sia un altro grande uomo. L'ho conosciuto; l'ho guardato negli occhi; gli ho stretto la mano e gliel'ho anche baciata; non come ad un mafioso, ma come ad una persona anziana degna di rispetto; come ad un padre e non come ad un "padrino" .Cordialmente, Agnesina Pozzi