La voce di Megaride

Addio tradita diva Partenope!


di Marina Salvadore
… e se l’emergenza rifiuti fosse servita a coprire lerciumi più grandi? Inspiegabile, infatti la crisi paventatasi con tale perniciosità in un incredibile abominio solo negli ultimi anni: tanto macroscopicamente pacchiana nei suoi “effetti speciali” da sembrare l’allestimento scenografico di un film di Spielberg. In primo piano la monnezza; di quinta, gli inceneritori, le discariche ed i luoghi comuni sui napoletani; dietro, nascosti all’obiettivo delle telecamere mondiali ed agli occhi dei napoletani, il nucleare a passeggio per il Golfo di Napoli: un’arma di distruzione totale infinitamente più pericolosa dell’innocente Vesuvio che, da un po’ di tempo, occupa con la monnezza tutti  gli spazi dell’informazione deviata, distraendo colpevolmente spazi ai “segreti di Pulcinella” dei conductor con vocazione al profitto. In questa città popolata da esseri che si credono furbi e che sono telecomandati subliminalmente, come automi, da un manipolo di vecchi spavaldi accattoni che venderebbero la propria madre al mercato degli schiavi, nell’underground metropolitano ovvero il “suburbio dell’intellighentia”, si vocifera insistentemente e… probabilmente con i soliti toni catastrofisti-ambientali, maltusiani - cari alla passionalità talvolta esasperata dei guerriglieri “pacifisti per mestiere” - di ininterrotto transito nel porto civile di Napoli di sottomarini  atomici a propulsione nucleare, armati di missili nucleari, di proprietà del solito “zio d’America”. A quanto pare, il porto di Napoli è stato inserito nella “black list” (la lista dei porti in cui unità militari marine a propulsione nucleare possono transitare o fermarsi) e con la dismissione della base de La Maddalena il traffico e parcheggio di questi mezzi navali della Sesta Flotta U.S. sarebbe stato allocato, silenziosamente, tutto qui. Sappiamo, però, che da sempre – nonostante l’efficienza operativa de La Maddalena -  il Comando della Sesta Flotta U.S Navy. è a Napoli, per cui si potrebbe ipotizzare che la nostra meravigliosa città sia da immemore tempo nella black list ufficiosa o che, al contrario – ma qualcuno dovrà pure garantircelo, prima o poi – il nucleare che nuota nel nostro golfo non è affatto pericoloso… ma questa garanzia dovrebbe essere retroattiva per un bel lasso di tempo e non relativa esclusivamente all’allarmistica odierna, poiché
  è da  decenni che il nostro golfo ha ospitato più volte, per  lunghi ormeggi, la portaerei  Nimitz a farsi il bidet, a raffreddare nelle nostre acque i suoi bollori.  (La classe Nimitz comprende la maggior parte delle portaerei a propulsione nucleare attualmente in servizio con la US Navy) e non è un mistero che da Partenope, cara ai poeti ed all’amore, partono le operazioni belliche in Medioriente, nei Balcani, e a Baghdad; attività che con la chiusura de La Maddalena identificheranno Napoli come il principale snodo marittimo per tali “operazioni”. Generalmente, per tutelare i porti non inseriti nella black list è ordinato a questi mezzi il transito a 12 miglia dalla costa ; un’accortezza stupida che sa di macabro umorismo, in quanto perfettamente inutile, in caso di incidente e conseguente contaminazione, il labile confine tra acque territoriali e acque internazionali, perché non ne sarebbe colpito solo quanto è nelle vicinanze, come accade per i disastri petroliferi che si dilatano col favore delle maree, ma  l’idrosfera intera ne sarebbe coinvolta, considerato che il mare non ha confini ne’ discariche ne’ siti di stoccaggio, come la terraferma e che la reazione a catena che se ne instaurerebbe è  – come spiega la dottoressa Angelica Romano – “.. che gli isotopi radioattivi contenuti all’interno del reattore nucleare hanno un tempo di decadimento lunghissimo e possono fissarsi negli organismi viventi, producendo effetti a lungo termine sia sugli esposti [tumori] che sulle successive generazioni [danni genetici] “. Chissà quante volte, noi inconsapevoli, si è già verificata lungo qualche coordinata  geografica qualche accidente del genere… “Beata ignoranza!”, commenterebbe Giacomo Leopardi, il poeta de “L’Infinito”… ed a questo punto ci risulta del tutto inutile anche la veemente rivendicazione “pacifista” dell’applicazione del decreto legislativo 230 del 1995, che prevede siano resi noti alla popolazione i piani d’emergenza esterna e di evacuazione, in caso d’incidente; il prefetto di Napoli, il Sindaco, il “vicerè” ed il Governo medesimo sarebbero stati obbligati alla divulgazione degli irrisori e banali – a giudizio dell’ingegneria nucleare -  piani di evacuazione e protezione della popolazione civile. Resta la vergogna, per i nostri “conductor”, di aver dato fino ad oggi piena disponibilità di Napoli,
metropoli ad altissima densità di popolazione, già  a rischio per il solo fatto di sedere di una pentola a pressione quale la Grande Caldera e ad altissimo rischio sismico. Ma, più forte, è l’indignazione  per una Napoli – città unica al mondo – la più militarizzata d’Italia, assediata, deflorata, oppressa da innumerevoli basi logistiche della NATO ed ora degli U.S.A. Vi chiederete qual è la differenza, tra le due: nelle prime, in spirito di cooperazione e sinergia, è consentito l’accesso ai rappresentanti di tutte le Nazioni del Patto Atlantico; le seconde – quelle che si stanno ulteriormente approntando a Giugliano ed a Lago Patria, destinate al solo personale militare, sono considerate territorio americano e nemmeno un nostro parlamentare potrà  mettervi mai piede, per andare a verificare cosa ci combinano là dentro i nostri “liberatori” storici!!! A Lago Patria, c’informano i residenti più attenti, sono in atto immaginifiche opere di scavo, per la realizzazione di bunker antiatomici sotterranei, destinati ai soli militari e non alla popolazione civile. Perché si costruiscono dei bunker se, come ci rincuorano gli jankees stessi, non v’è pericolo alcuno? A questa domanda vorrebbe rispondere qualche pappone che ci governa? Per i sommergibili
nucleari, ad esempio, non solo non esistono dati tecnici relativi all’impianto ma è la stessa marina statunitense ad autocertificarli.  Non finisce qui. Per quel poco che La Voce di Megaride potrà fare, nel divulgare in pillole la giusta informazione, scevra da toni allarmistici, su questo tema ritorneremo spesso, magari con interviste mirate ad esperti ed anche ai nostri rappresentati politici, se nel frattempo, al Cern di Ginevra, non avranno fotografato Dio, suscitandone l’ira con la maledizione globale del Buco Nero… a proposito, non ci hanno fatto sapere più niente di come procede la ricerca del bosone. Ci credono davvero ignoranti e pagnottisti? Hanno ragione: lo siamo!... Altrimenti, avremmo saputo difendere Napoli dalla nostra indifferenza, amandola un pizzico in più... non solo in teatro, nelle canzoni e nelle gouaches... ma quando, ferita, stuprata, offesa, è stata ridotta nel bisogno di cure ed attenzioni!