La voce di Megaride

Santa TERRONIA nostra benedetta


Il martoriato Sud, sempre invaso ed occupato da pirati e  nuovi padroni, è sempre più simile alla Terra Santa di Palestina ed è forse l’incarnazione europea delle sante Betlemme, Canaan e Gerusalemme; perlomeno, vi si respira la medesima spiritualità. Lo stesso carisma. Sud: Terra di martiri e santi, paradiso infestato da dèmoni a cui resistere, per elevarsi nella Grazia di Dio. Ancora oggi. Anche Gesù era un “terrone” ed ha aperto la via, con l’esempio, a numerosi altri “terroni” che fanno la differenza in questa nostra martoriata patria a mezzogiorno, troppo spesso ingiuriata e vilipesa. Una patria che dovrebbe riprendere confidenza con i suoi santi e smetterla di pubblicizzare morbosamente i suoi dèmoni. Non a caso il solo centro storico di Napoli conta più chiese dell’intera, allora cattolicissima, città di Barcellona. Non a caso, qui, il sangue di molti santi bolle ancora, nella ripetitività degli antichi culti barocchi.
Dalla Toscana riceviamo da Patty Ghera – e le siamo grati – questo messaggio che accompagna un delizioso cammeo: “Cara Marina, spesso mi hai detto di scrivere qualcosa di mio. Non so se quello che ti ho inviato sia un tema adatto ad un blog pubblico, dato che l'argomento "fede" è una questione tutta personale e molto intima. Il mio rapporto con la fede, fino a quell'episodio che descriverò, era stato abbastanza superficiale. Mi rivolgevo al "Principale" quando ne avevo bisogno, tutto sommato un bel rapporto egoistico. In famiglia sono sempre stati credenti. La nonna materna Amelia e la bisnonna Maria, erano fedelissime di Sant'Antonio da Padova. Una ragione c'era. Mia mamma si era ammalata piuttosto gravemente in seguito al parto. Fu ricoverata all'ospedale di Padova e la nonna, che l'aveva seguita e dormiva in un convento di suore, tutte le mattine si recava da Sant'Antonio a chiedere la grazia per la guarigione della mamma. Sant'Antonio è considerato il santo delle grazie impossibili. E lui la grazia la fece: la guarigione della mamma fu attribuita alla sua intercessione. Sant'Antonio da Padova troneggiava in camera da letto della nonna, ci parlava tutti i giorni e quel Santo "padano" era l'unica figura di Santo, oltre a Cristi e Madonne, che vedevo in casa. Poi quella sera l'incontro con Padre Pio. Ne avevo solo sentito parlare. Correva la fine degli anni '70 e Padre Pio era morto nel 1968.  Da allora quel Santo "terrone" ha un posto importante nel mio cuore tanto che, grazie a quell'incontro, la "questione fede" ha assunto una rilevanza fondamentale nella mia vita. Ora non è più un rapporto egoistico bensì un rapporto costante e giornaliero che mi fa sentire più viva che mai.”Quella piccola cicatrice sopra il ginocchio sinistro.di Patty GheraAvevo capelli lunghissimi, mori e forti. La particolarità non era tanto la lunghezza straordinaria quanto le striature naturali color mogano che avevo ereditato dalla nonna materna Amelia. La chioma della nonna era biondo-rame e, in ricordo di lei, quei tocchi di luce nei miei capelli. Mi sarebbe piaciuto avere anche i suoi occhi verdi e la pelle bianchissima. Il nonno Tommaso era stato colpito dai quei colori e si era subito innamorato di lei. L’aveva conquistata poco più che
adolescente e le aveva trasmesso il suo amore per la lirica. Tre volte alla settimana la portava al Teatro Salvini di Empoli ad ascoltare opere e romanze. Il nonno stesso era tenore nel Coro di Santa Cecilia. Era un personaggio conosciuto, cantava messa in canti gregoriani. Per quei tempi era considerato un uomo di cultura in quanto aveva il diploma di sesta. Quella sera pensavo a tutto questo mentre mi spazzolavo i capelli nella piccola stanza ricavata in fondo alla mia camera, era la “stanza dei miei trucchi” di forma rettangolare e vi era appeso un grande e pesante specchio che prendeva tutta una parete, talmente grande che mi ci specchiavo tutta. Improvvisamente quello specchio si è staccato, il perno aveva ceduto e, piegandosi in avanti per il peso, era andato a sbattere contro la parete di fronte producendo mille lame taglienti, appuntite come coltelli che mi colpivano tutta. Ero in pigiana di stoffa piuttosto fine vista la stagione primaverile. Mi sono coperta d’istinto il viso e mi sono piegata su me stessa.In quel preciso momento è apparsa una figura, un uomo con la barba vestito da frate con il saio marrone mi ha coperto con la sua persona quasi a formare una campana di protezione. Sentivo le lame battermi sul collo, sul dorso, dappertutto. Erano lame appuntite ma innocue su di me perché il frate neutralizzava i colpi. E’ successo tutto in un lasso di tempo brevissimo: lo specchio che si è frantumato, il frate arrivato a proteggermi, il rumore assordante provocato dallo specchio che si rompeva. Quando sono accorsi i miei genitori hanno dovuto disseppellirmi dalle macerie di specchi che mi sommergevano tutta. Ero impietrita. Poi ho riconosciuto quel frate, era Padre Pio. Sono riemersa e... Padre Pio non c’era più, al suo posto un intenso profumo di violette che hanno avvertito anche i miei genitori. Un rivoletto di sangue usciva da sopra al mio ginocchio sinistro. L’ho dovuto tamponare con insistenza, non voleva smettere di sanguinare. L’unico ricordo di quella che poteva essere una tragedia è una piccola cicatrice sul ginocchio che guardo spesso e tocco con delicatezza perché è come se accarezzassi il frate con le stimmate che è venuto quella notte in mio soccorso. Quella piccola cicatrice è li a ricordarmi di non dimenticare.*******SAN GAETANO ERRICO, SANTO IL CONFESSORE DI FERDINANDO IV(Lettera Napoletana m.l. dell’Editoriale IL GIGLIO) Il 12 ottobre è stato
canonizzato da Benedetto XVI il  sacerdote napoletano Gaetano Errico. Nato a Secondigliano, all'epoca casale agricolo a nord della città il 19 ottobre 1791, vi morì il 29 ottobre 1860.  Predicatore instancabile, sul modello di S. Alfonso Maria de' Liguori,  avversario del giansenismo, confessore, Padre Gaetano Errico appartiene alla serie di Santi della carità napoletani. Visitava i malati terminali dell'ospedale "Incurabili" ed i carcerati. Per quasi 20 anni fu maestro comunale e sacerdote nella parrocchia dei Santi Cosma e Damiano. Nel 1833 chiese al Re Ferdinando IV di Borbone il riconoscimento del Ritiro, nucleo della Congregazione dei Missionari dei Sacri Cuori di Gesù e Maria da lui fondata. Tre anni dopo aprì il noviziato del futuro ordine religioso. Nel 1840 Ferdinando IV, del quale Gaetano Errico era consigliere spirituale, concesse il riconoscimento governativo alla Congregazione. Alla corte di Ferdinando IV il futuro santo era ammesso a tutte le ore.Eletto Superiore, Gaetano Errico si dedicò alla Congregazione per tutta la vita, sia pure senza lasciare Secondigliano, dove è rimasta viva la devozione popolare nei suoi confronti. (LN12/08)*******Torneremo di frequente sul tema della Fede e della santità del Mezzogiorno, raccomandando la lettura del messaggio di insediamento del cardinale Sepe nella Curia Diocesana di Napoli, "Il Sangue e la Speranza", il miglior trattato identitario  - a giudizio nostro - che sia mai stato scritto.