La voce di Megaride

Restituiamo la Baraldini e riprendiamoci Parlanti


L’Italia intervenga sul caso (dimenticato) di Carlo Parlantidi Dimitri Buffa
Quando uno si va a leggere casi giudiziari come quello di Carlo Parlanti, detenuto ormai da quattro anni e mezzo in una prigione americana con la prospettiva di dovercene stare altrettanti, viene preso da due ordini di riflessioni. La prima è che per una come Silvia Baraldini i politici dell’epoca hanno fatto un can can del diavolo, incidente diplomatico con gli Usa compreso, finchè l’America ce l’ha ridata, mentre per il succitato Parlanti nessuno si muove. La seconda considerazione è di ordine vagamente consolatorio: se a uno come Parlanti in America e in Germania è capitato quello che è capitato, cioè condanna senza prove ed estradizione rapida manco fosse uno da mandare a Guantanamo, allora forse anche la tanto vituperata giustizia italiana non è poi così male. Di tirare fuori Parlanti dalla prigione di Arvenal, in California, se ne sta occupando l’avvocato Giuseppe Lipera, uno avvezzo alle missioni impossibili dopo avere tirato fuori da Santa Maria Capua Vetere Bruno Contrada. Parlanti in America non deve essere stato difeso benissimo se i giudici hanno creduto alle accuse di stupro e percosse mossegli dalla sua ex convivente Rebecca McKay White il 18 luglio 2002. La donna infatti ha cambiato almeno cinque volte versione, non sono state riscontrate su di lei lesioni compatibili con gli eventi denunciati, non è stata ritrovata nella casa traccia del dna dell’aggressore e soprattutto il suo ex compagno avrebbe dovuto avere fatto tutto ciò dopo essersi ubriacato bevendo in una sola sera quattro litri di vino. Per quasi due anni dopo questa denuncia Parlanti ha potuto girare indisturbato tra Europa e America senza che nessuno lo cercasse. La tegola gli è piombata addosso il 5 luglio 2004 a Dusseldorf, quando venne fermato dalla polizia all’aereoporto e portato nel locale carcere dove rimase fino alla primavera del 2005. Le autorità tedesche, senza neanche entrare nel merito dell’accusa, non trattandosi di un cittadino tedesco non gli hanno usato molte garanzie, alla fine lo hanno rispedito negli Usa dove dopo un rapido processo (sommario) si è beccato nove anni di reclusione. Ora ne ha scontati già più di quattro e mezzo e, non venendogli computato il periodo di detenzione fatto in Germania, altrettanti lo attendono al varco. L’avvocato Lipera, come prima mossa, ha redatto un appello rivolto al ministro degli Esteri Frattini perché finalmente l’Italia si occupi di questo suo cittadino. Non si chiamerà Silvia Baraldini e non sarà quindi il figlio di un noto diplomatico, ma è pur sempre un essere umano nostro concittadino.