La voce di Megaride

BEATI COLORO CHE ANCORA NUTRONO MERAVIGLIA...


LA DISCARICA NEL NOSTRO PARCO NAZIONALEdi Manuela Crescenzi
Una discarica in un Parco Nazionale? Detta così la cosa può creare imbarazzo. Chi la racconta può essere considerato fuori di testa o visionario. Invece è proprio così. E’ realtà.Da circa un anno una legge, la n.123 del 2008, autorizza l’ apertura di due discariche nel Parco del Vesuvio. Non si tratta di portarvi dei materiali naturali (legno, foglie, residui vegetali), ma .. di tutto un po’.Infatti in quelle discariche, a norma di legge, potranno essere sversati rifiuti urbani indifferenziati, ceneri pesanti, leggere, fanghi, scorie anche provenienti da trattamenti chimico-fisici o contenenti sostanze pericolose. Non ci si crede? Purtroppo è così.
E non è tutto. Per poter accogliere le 600.000 tonnellate all’anno previste ognuno dei siti individuati nel Parco del Vesuvio –  cava Pozzelle e cava Vitiello – è stato scavato, sbancato e in certi punti riempito, in poche parole: alterato. In alcuni punti dove c’erano alberi c’è ora una bella piattaforma in cemento, adatta ad accogliere i camion in attesa o in manovra Per completare l’opera di stravolgimento, il sito, come altri siti individuati in Campania per le discariche, è stato dichiarato “d’interesse strategico nazionale” e per ciò stesso militarizzato. Così lo si è sottratto a qualunque controllo o sorveglianza. Andando oltre l’ovvia considerazione che all’ esercito dovrebbero essere attribuiti ben altri compiti che quelli di sorvegliare gli sversatoi per i rifiuti – tali sono le discariche – desidero sottolineare il lavoro gravoso assegnato a tutti i militari impegnati in quei luoghi. Una sentenza del tribunale amministrativo regionale dell’ Umbria, emessa poco più di un mese fa in un processo che riguardava un’area protetta, ha enunciato un importante principio. Esso, riferito in modo semplice, suona così: un’ area protetta è tale non perché la istituisce una legge dello Stato, ma perché ha delle caratteristiche tali che la legge dello Stato, riconoscendone l’importanza, la mette sotto la sua tutela. Come a dire che l’ambiente naturale che comprende il Vesuvio avrebbe la sua importanza anche se tutti gli abitanti, campani e non campani, ne ignorassero la valenza.E non è forse così? Mi torna in mente un episodio, accaduto anni fa. Per motivi di lavoro e di scambi culturali con l’estero, partecipavo ad un progetto europeo, in cui erano coinvolte cinque scuole di cinque Paesi: Austria, Danimarca, Germania, Repubblica Ceka e Italia. Uno degli incontri tra i rappresentanti del progetto si svolse in Danimarca. Quasi per caso prima della partenza avevamo deciso di portare in dono, assieme ad alcune bottiglie di vino del Vesuvio e di limoncello, una piccola raccolta di rocce del vulcano, aiutati nella classificazione da un amico geologo che ben le conosceva. Avemmo cura di prepararle in una bella scatola, quasi fosse un uovo di Pasqua.Quando le consegnammo al capo dell’ istituto che ci ospitava notammo con sorpresa che quel dono fu accolto con gioia e meraviglia; capimmo che se al posto delle rocce avessimo regalato pepite d’oro non li avremmo visti più contenti. Infatti in un Paese, come la Danimarca, in cui l’unica “montagna” raggiunge i 154 metri, ricevere in dono campioni di un vulcano attivo era un evento significativo. Ricevemmo tante attestazioni di stima e affetto, per noi, ma ancora di più per la terra da cui provenivamo.Perché ho raccontato questo episodio? Perché dimostra, a mio parere, che qualche volta all’estero ci stimano e ci amano un po’ più di quanto non lo facciamo noi. Ed amano la nostra terra.