La voce di Megaride

LA CORTE COSTITUZIONALE CONTRO LA COSTITUZIONE


LA CORTE COSTITUZIONALE E' INCOSTITUZIONALE!L'Imperatore è nudo come un verme e il bambino-Berlusconi l'ha gridato in mezzo alla folla attonita.  Ora sappiamo dal collage mediatico che Rosy Bindi è brutta e poco intelligente (Cossiga, altro bambino birichino, aveva anche detto cattiva; può darsi), il Presidente della Repubblica proviene da sinistra (ergo non può essere del tutto imparziale), la Consulta è stata nominata dal Presidente della Repubblica per la maggior parte dei componenti (idem come sopra), le toghe rosse (non tutte le toghe) sono asservite a diktat ideologici e di scuderia e alla fine un manipolo di forcaioli contro il Premier, i giornali per metà sono di De Benedetti che è la vera opposizione, ossia IL GOVERNO OMBRA di questo paese eccetera eccetera. Tutti s'indignano ma Silvio ha detto solo la verità aprendo i sepolcri imbiancati. Che sia stato sputtanato anche il Presidente della Repubblica con  la bocciatura del Lodo Alfano, è un dato di fatto. Una vigliaccheria non aver eccepito la mancata legge costituzionale sul Lodo Schifani..e quindi KAPUT anche per Napolitano; che ora vale meno di un asso di coppe grazie alla Consulta.
La sua valutazione e la firma sul via al Lodo Alfano era inchiostro simpatico e basta, come di solito è simpatico Napolitano. Si dà il caso  però che la Consulta, con un atto inconsulto, abbia palesemente violato l'ARTICOLO 51  della Costituzione, per il quale chi governa deve essere messo in grado di governare, con tutto il tempo necessario... Così, togliendo a Silvio tempo per star dietro a tutti i mille processi che gli hanno intentato (criminalissimo e pericolosissimo Premier donnaiolo, corruttore, mafioso ecc ecc), gli negano il diritto sancito dall'articolo 51. Cazzo che guardiani...  Tiè beccatevi quest'articolo e grazie delle garanzie che offrite!Agnesina PozziArticolo 51: Tutti i cittadini dell'uno o dell'altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge [cfr. artt. 56 c. 3,58 c. 284 c. 197 c. 3104 c. 4106135 cc. 1, 2, 6XIII c. 1]. A tale fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini. La legge può, per l'ammissione ai pubblici uffici e alle cariche elettive, parificare ai cittadini gli italiani non appartenenti alla Repubblica. Chi è chiamato a funzioni pubbliche elettive ha diritto di disporre del tempo necessario al loro adempimento e di conservare il suo posto di lavoro.___________________________________E tiè anche a Travaglio:
 postato da IL CONTRAPPESO 14 maggio 2008 http://ilcontrappeso.splinder.com/post/17101851/Travaglio colluso con la mafia?Riporto una lettera del vice direttore di Repubblica in risposta a un'altra di Travaglio sul caso Schifani. Nella lettera si evidenzia una villeggiatura di Marco Travaglio con un sottufficiale di polizia condannato per favoreggiamento mafioso, villeggiatura pagata a Travaglio da Michele Aiello, anche lui condannato per mafia. Se fossi un giornalista della "scuola Travaglio" potrei alludere che l'opera di screditamento del Presidente del Senato sia orchestrata dalla mafia, magari proprio perchè Schifani non cede a ricatti mafiosi.di GIUSEPPE D'AVANZONon so che cosa davvero pensassero dell'allievo gli eccellenti maestri di Marco Travaglio (però, che irriconoscenza trascurare le istruzioni del direttore de il Borghese). Il buon senso mi suggerisce, tuttavia, che almeno una volta Montanelli, Biagi, Rinaldi, forse addirittura Furio Colombo, gli abbiano raccomandato di maneggiare con cura il "vero" e il "falso": "qualifiche fluide e manipolabili" come insegna un altro maestro, Franco Cordero.Di questo si parla, infatti, cari lettori - che siate o meno ammiratori di Travaglio; che siate entusiasti, incazzatissimi contro ogni rilievo che gli si può opporre o soltanto curiosi di capire.Che cos'è un "fatto", dunque? Un "fatto" ci indica sempre una verità? O l'apparente evidenza di un "fatto" ci deve rendere guardinghi, più prudenti perché può indurci in errore? Non è questo l'esercizio indispensabile del giornalismo che, "piantato nel mezzo delle libere istituzioni", le può corrompere o, al contrario, proteggere? Ancora oggi Travaglio ("Io racconto solo fatti") si confonde e confonde i suoi lettori. Sostenere: "Ancora a metà degli anni 90, Schifani fu ingaggiato dal Comune di Villabate, retto da uomini legato al boss Mandalà di lì a poco sciolto due volte per mafia" indica una traccia di lavoro e non una conclusione.Mandalà (come Travaglio sa) sarà accusato di mafia soltanto nel 1998 (dopo "la metà degli Anni Novanta", dunque) e soltanto "di lì a poco" (appunto) il comune di Villabate sarà sciolto. Se ne può ricavare un giudizio? Temo di no. Certo, nasce un interrogativo che dovrebbe convincere Travaglio ad abbandonare, per qualche tempo, le piazze del Vaffanculo, il salotto di Annozero, i teatri plaudenti e andarsene in Sicilia ad approfondire il solco già aperto pazientemente dalle inchieste di Repubblica (Bellavia, Palazzolo) e l'Espresso (Giustolisi, Lillo) e che, al di là di quel che è stato raccontato, non hanno offerto nel tempo ulteriori novità.E' l'impegno che Travaglio trascura. Il nostro amico sceglie un comodo, stortissimo espediente. Si disinteressa del "vero" e del "falso". Afferra un "fatto" controverso (ne è consapevole, perché non è fesso). Con la complicità della potenza della tv - e dell'impotenza della Rai, di un inerme Fazio - lo getta in faccia agli spettatori lasciandosi dietro una secrezione velenosa che lascia credere: "Anche la seconda carica dello Stato è un mafioso...". Basta leggere i blog per rendersene conto. Anche se Travaglio non l'ha mai detta, quella frase, è l'opinione che voleva creare. Se non fosse un tartufo, lo ammetterebbe.Discutiamo di questo metodo, cari lettori. Del "metodo Travaglio" e delle "agenzie del risentimento". Di una pratica giornalistica che, con "fatti" ambigui e dubbi, manipola cinicamente il lettore/spettatore. Ne alimenta la collera. Ne distorce la giustificatissima rabbia per la malapolitica. E' un paradigma professionale che, sulla spinta di motivazioni esclusivamente commerciali (non civiche, non professionali, non politiche), può distruggere chiunque abbia la sventura di essere scelto come target (gli obiettivi vengono scelti con cura tra i più esposti, a destra come a sinistra). Farò un esempio che renderà, forse, più chiaro quanto può essere letale questo metodo.8 agosto del 2002. Marco telefona a Pippo. Gli chiede di occuparsi dei "cuscini". Marco e Pippo sono in vacanza insieme, concludono per approssimazione gli investigatori di Palermo. Che, durante le indagini, trovano un'ambigua conferma di quella villeggiatura comune. Prova maligna perché intenzionale e non indipendente. Fonte, l'avvocato di Michele Aiello. Il legale dice di aver saputo dal suo assistito che, su richiesta di Pippo, Aiello ha pagato l'albergo a Marco. Forse, dicono gli investigatori, un residence nei dintorni di Trabia.Michele Aiello, ingegnere, fortunato impresario della sanità siciliana, protetto dal governatore Totò Cuffaro (che, per averlo aiutato, beccherà 5 anni in primo grado), è stato condannato a 14 anni per associazione a delinquere di stampo mafioso. Pippo è Giuseppe Ciuro, sottufficiale di polizia giudiziaria, condannato a 4 anni e 6 mesi per aver favorito Michele Aiello e aver rivelato segreti d'ufficio utili a favorire la latitanza di Bernardo Provenzano. Marco è Marco Travaglio. Ditemi ora chi può essere tanto grossolano o vile da attribuire all'integrità di Marco Travaglio un'ombra, una colpa, addirittura un accordo fraudolento con il mafioso e il suo complice? Davvero qualcuno, tra i suoi fiduciosi lettori o tra i suoi antipatizzanti, può credere che Travaglio debba delle spiegazioni soltanto perché ha avuto la malasorte di farsi piacere un tipo (Giuseppe Ciuro) che soltanto dopo si scoprirà essere un infedele manutengolo?Nessuno, che sia in buona fede, può farlo. Eppure un'"agenzia del risentimento" potrebbe metter su un pirotecnico spettacolino con poca spesa ricordando, per dire, che "la mafia ha la memoria lunghissima e spesso usa le amicizie, anche risalenti nel tempo, per ricattare chi tenta di scrollarsele frettolosamente di dosso" . Basta dare per scontato il "fatto", che ci fosse davvero una consapevole amicizia mafiosa: proprio quel che deve essere dimostrato ragionevolmente da un attento lavoro di cronaca.Cari lettori, anche Travaglio può essere travolto dal "metodo Travaglio". Travaglio - temo - non ha alcun interesse a raccontarvelo (ecco la sua insincerità) e io penso (ripeto) che la sana, necessaria critica alla classe politico-istituzionale meriti onesto giornalismo e fiducia nel destino comune. Non un qualunquismo antipolitico alimentato, per interesse particolare, da un linciaggio continuo e irrefrenabile che può contaminare la credibilità di ogni istituzione e la rispettabilità di chiunque.(Repubblica, 14 maggio 2008)