La voce di Megaride

DEI MORTI A MEZZOGIORNO


di Marina SalvadoreTra i “reality” e le “fiction” che mamma Rai propina come il brodetto d’ospedale col formaggino agli “assistiti” italioti morbosi e gaudenti, voraci di brividi e lacrime, si verifica da qualche anno sistematica programmazione il sabato di Funerali di Stato, i cui story-board variegati sono attinti a piene mani, senza un briciolo di fantasia, dalla lunga serie di pullulanti Tragedie Annunciate: stragi di Stato, stragi di Mafia, stragi del “sabato sera”, Morti bianche, Terrorismo, Soldati in missione di “Pace”, Terremoti, Alluvioni, Incendi dolosi, Franamenti, Disastri ecologici… ed altri sconquassi che qui abbondano. Sale lo share, l’indice di gradimento, avvezzi come siamo – per carattere ereditario – alle tragedie greche e alle prefiche, ai cruenti giochi circensi dei romani ed alle croci sui Golgota italici; cambiano attori e protagonisti: ciò che non cambia MAI è il copione e… la regia! Preferisco glissare; tanto, chi è abbastanza disilluso e nauseato come me, sa aprire da solo mille tavole rotonde interiori, con le squadre e compassi conficcate nelle meningi e fiorite di suggestioni amare, di paralleli impossibili ad altri che non siano meridionali… Ciò che mi sta a cuore, in questo logoro sabato televisivo da reality è urlare tutto il mio sdegno per la pagliacciata tricolorata, offesa ultima alle sacre spoglie di tanti nostri fratelli del Sud, aggarbatane la memoria con le solite vuote parole di circostanza, le solite facce di cazzo di un manipolo di autorità presenti alle esequie, corone, fiori, ceri e litanie di prammatica, senza PIETAS ovvero compenetrazione nel dramma individuale di ognuno di quei morti, che è pure il dramma ultracentenario di tutto il Mezzogiorno stuprato, abusato, spremuto come gli ossi delle olive, da troppe generazioni… in troppi gironi infernali di dantesca memoria. Passino i fiori, le lacrime, i ceri, le vuote parole e il cordoglio di circostanza MA QUEI DRAPPI TRICOLORE sulle povere bare, no! Quelli, calano nel dileggio, nel ridicolo, la vita e la morte dei nostri fratelli siciliani: un dramma che si tramuta in farsa! No! E’ troppo! Ho sempre tributato massimo onore e PIETAS a nostri soldati dalle vite spezzate in Paesi vicini e lontani, in imprese di guerra o di pace, sin dai tempi di D’Alema con il celebre eroe aeronautico Coccolone (svanito dall’accorata memoria nazionale). Ho pianto per i morti di Nassirya ed avrei fucilato sulla pubblica piazza tutti quegli sciamannati e zombie dei centri sociali che sgranavano il loro blasfemo rosario di slogan più idioti di loro di “Una, dieci, cento Nassirya!”, fino alle recenti esequie di quelli della Folgore, straziati con i loro sogni in Afghanistan… ma i soldati, nell’espletamento del loro servizio professionale mettono in conto questi rischi mortali cui vanno incontro – come l’acrobata senza rete al circo - e definirli “eroi” non è rendergli onore, dacché alcuno tra loro, dignitosamente e fedelmente votato alla Patria, all’arma, al corpo scelto di appartenenza, pretenderebbe di brillare della luce riflessa dei miti fondanti la loro specializzazione professionale, legati alla disciplina ed al rigore dello “spirito di corpo”, sinergia tra vivi e trapassati! Gli “eroi” sono altri, n’è d’esempio Salvo D’Acquisto ed il suo emulo d’oggi Simone Neri che ha salvato nove vite umane e persino quella di un cane, prima di morire giovane, forte e generoso nell’ultima tragedia annunciata: il drappo che ricopriva il suo feretro era l’unico GIUSTO; quello della Marina Militare Italiana, sorta sulle glorie e l’esperienza della Marineria del Sud, laddove alcuna città del Mezzogiorno continentalizzato e vandalizzato reca cotanto vanto di un Museo Navale Storico come accade per le città della trimurti tosco-ligure-piemontese, sedi prestigiose dei primati trafugatici impunemente 150 anni fa. La piccola Ilaria di cinque anni, inconsapevole figlia del Sud, stesa anch’ella, insieme ad altri inconsapevoli “eroi” sotto un sudario ricolorato. Eroi? Sì! Loro, sì! Come tutti i figli del Sud che da 150 anni sopravvivono eroicamente alla spoliazione eterna, al dileggio, alla serie B italiota, alle angherie, ai luoghi comuni. All’offesa perenne della Storia e degli Uomini che pretendono di fare la Storia… sempre la stessa; quella che si fa complice di Mafiosi e Massoneria, per le fortune di un antropofago Nord, sciaraballando la solita solfa di una Questione Meridionale che è DA SEMPRE una pulciosa Questione Settentrionale! Strano che il governatore siciliano autonomista e revisionista, Lombardo, abbia acconsentito senza batter ciglio a quel florilegio di tricolori sulle casse da morto dell’ennesima “Vitti ‘na crozza” di provincia! Fosse capitato a Sondrio, ciò ch’è accaduto a Messina, sciùr Bossi & soci, benché tricolorati italioti al Governo, avrebbero steso trame, patchwork, lenzuola di ruote celtiche in campo verde-palustre… Ed avrebbero fatto bene! Che volete? La dignità o la si ha – come il coraggio – o non la si può inventare, direbbe un qualsiasi don Abbondio di Acerra, di Canicattì o di Busto Arsizio! Allora, cari meridionalioti “pàppici”, “amebe”, “intruppati”, UNA PREGHIERA: buttiamo giù da cavallo qualche Garibaldi di pietra nelle piazze, vie e corsi principali di municipalità piccole e grandi del Mezzogiorno ed erigiamo ed intitoliamo ai NOSTRI EROI, Simone e la piccola Ilaria, monumenti a memoria. VIGILE MEMORIA!