La voce di Megaride

MADAME GIUSTIZIA ALGIDA DIVA IRRAGGIUNGIBILE


di NINO MANDALA'Poniamoci delle domande
Il pianeta giustizia in Italia è attraversato da storture vecchie e nuove di cui proviamo ad abbozzare un elenco senza alcuna pretesa di una analisi che le spieghi ma limitandoci ad una denuncia che prende mestamente atto dell’ineluttabilità di esse.C’è da chiedersi perché:_ uomini dal passato oscuro e dalle inspiegabili fulminee carriere possono sedersi in tutta tranquillità sul pulpito di una pretesa superiorità morale e da lì con manichea intransigenza stilare liste di proscrizione, disegnare croci di Adenauer collocando da un lato i buoni e dall’altro i cattivi, trascinare sul banco degli imputati i cattivi, istruire processi ed emettere sentenze di condanna che anticipano quelle dei tribunali;_ a causa della carcerazione preventiva gli imputati sono costretti all’espiazione di buona parte della pena edittale prima che si concludano i tre gradi di giudizio;_ la presunzione di innocenza si è nei fatti ribaltata in presunzione di colpevolezza e l’imputato ha l’onere di dimostrare la propria innocenza più di quanto l’accusa di provarne la colpevolezza;_ dichiarazioni di pentiti non riscontrate da supporti esterni diventano prove per il solo fatto che convergono con altre dichiarazioni parimenti non riscontrate;_ in un sistema che prevede l’istituto del processo accusatorio si è conservato il principio di un’unica carriera che rende sodali giudici e procuratori e questi ultimi possono imperversare prima e durante il processo grazie ad un potere senza equivalente responsabilità che non sia quella accertata da controlli di casta. E ancora l’obbligatorietà dell’azione penale si è in effetti tramutata in discrezionalità;_ l’enorme potere della magistratura ubbidisce esclusivamente ad un organo di autocontrollo che non risponde ad altri che a sé stesso con buona pace del bilanciamento dei poteri;_ le morti in carcere per pestaggi e suicidi continuano a verificarsi con cadenza sinistramente regolare nell’indifferenza dell’opinione pubblica e senza che si individui alcuna responsabilità;_ uomini investiti da uragani giudiziari restano colpevoli nell’immaginario collettivo, triturati nel frullatore mediatico, distrutti nel fisico e nello spirito, destabilizzati nell’immagine e nel patrimonio per decenni prima di conoscere la loro sorte;_ figli incolpevoli, strappati dalla detenzione al rapporto con i padri, subiscono la crudeltà di norme ciniche che li relegano nel recinto degli affetti negati, imponendo loro lontananze incolmabili e divieti disumani;_ uomini che hanno pagato il conto delle loro colpe sono, all’atto della scarcerazione, catapultati senza ammortizzatori in una società ostile che li respinge negando loro qualsiasi prospettiva che non sia quella di tornare a delinquere e quanti in carcere ci restano a vita diventano patetici residui della loro originaria umanità, sciagurati depositari di un disperato incoscio che li condurrà all’appuntamento con il suicidio;Sono domande alle quali si può provare a dare una risposta esaminando lo stato di salute della stampa e della politica. Nella sua biografia “La fine è il mio inizio” Tiziano Terzani definisce il giornalismo “il quarto potere, la stampa e i mezzi di informazione che controllano il giudiziario, l’esecutivo e il legislativo diventano la voce della gente che non può parlare.” E Pulitzer nel suo libro “Sul giornalismo” dice :” Un giornalista è la vedetta sul ponte di comando della nave, non agisce in base al proprio reddito né ai profitti del proprietario. Resta al suo posto per vigilare sulla sicurezza e il benessere dei lettori che confidano in lui.”Vi pare che alcuni cronisti giudiziari che velinano i bollettini dei P.M. rispondano a questi requisiti o non piuttosto che abbiano abdicato alla loro indipendenza “facendo della bassa macelleria perché più sangue scorre più copie si vendono”(Ostellino) e “mettendo fango nelle pale del ventilatore a caccia di notizie sulle debolezze, le miserie, le pruderie” (Bertolaso) di uomini di cui non è ancora dimostrata alcuna responsabilità penale?Nel panorama di un giornalismo distratto e orientato, vorace e crudele, latita la figura della “vedetta sul ponte di comando della nave che vigila sul benessere dei lettori che confidano in lui” e invece prolifera la figura del giornalista protagonista che ha a cuore il proprio benessere e la notorietà da conquistare ad ogni costo, anche a costo di patti scellerati e posizioni di subalternità.La politica è l’altra grande malata del nostro sistema incapace com’è di dare risposte ai problemi del Paese e invece efficientissima nel dare l’assalto alle risorse dello Stato garantendosi prebende che la decenza dovrebbe scoraggiare e ponendosi sotto ricatto, nuda in tutta la sua debolezza, protagonista poco credibile nella dialettica istituzionale.