La voce di Megaride

ASCOLTANDO LA MALINCONICA MUSICA DI PETRU


di SALVATORE CASABURI Sul treno di Petru un premio ai musicisti
LA STAZIONE della Cumana di Montesanto è il "terminal" nel quale iniziano e si concludono molte delle mie giornate. Vivo dall' altra parte dell' antica caldera vulcanica che separa Partenope dalla piana di Fuorigrotta e Bagnoli e, da trent' anni, mi considero flegreo d' adozione. Spesso, in attesa del treno alle stazioni della Mostra d' Oltremare o di via Leopardi, sento dire da sconosciuti compagni di viaggio: «Vado a Napoli», per primogeniture che derivano dalle lontane colonie eubee della costa. Molti di quei volti, col passare del tempo, mi sono diventati familiari e mi fanno compagnia. I Flegrei si considerano una variazione sul tema rispetto ai napoletani, non per supponenza, ma perché la loro terra è quella del mito, in una vicinanza di acqua e di fuoco che oppone gli elementi in una contraddizione unica e irrisolvibile. I napoletani, quelli dell' altra parte della caldera, a piazza Municipio, a Mergellina, ai Camaldoli, vedono il Vesuvio da lontano. I Flegrei, nelle sere di vento, sentono invece l' odore sulfureo delle nuvole che si condensano sopra la Solfatara per poi risolversi in una nebbiolina padana sotto la collina di Posillipo. San Paolo sbarcò a Pozzuoli. Dovette scavalcare la collina del Vomero per far capire all' occidente che il cristianesimo veniva da oriente. Di questo passato, gli abitanti della Piana Flegrea sono orgogliosi. uorigrotta è il posto di Napoli dove meglio si è realizzata l' unità d' Italia. Al mercatino rionale è possibile sentire le inflessioni di tutti i dialetti d' Italia, soprattutto tra i più anziani. Forse perché, tra fabbriche (dismesse), centri di ricerca, università e spazi fieristici, non sono pochi quelli che hanno avuto più di una ragione per stare nella nostra città: in fondo, qualche "attrattore", come dicono gli esperti, lo abbiamo anche dalle nostre parti e la cosa non può che risollevarci. Ogni giorno, con la Cumana, compio un viaggio tra due mondi, vicinissimi eppure diversi, e allora penso al genio visionario di Lamont Young, che già nell' ultimo quarto del diciannovesimo secolo aveva intuito il possibile futuro della parte flegrea di Napoli. Le cose andarono poi diversamente, ma quest' esito non riguarda gli scrittori e le loro complicate visioni dell' esistenza. La stazione della Cumana è la "porta verso il mare flegreo" che si apre proprio "sul" centro storico di Napoli, perché domina dall' alto l' antica "Porta Medina". Ho visto una cosa del genere solo a Porto, dove la stazione di São Bento si erge, piacevolmente caotica, sul mare celeste degli "azulejos" delle antiche chiese. E le porte non servono solo a chiudere, ma spesso consentono gli attraversamenti e mettono in comunicazione il "dentro" e il "fuori" del nostro tempo. Nei treni della Cumana lo "stato d' animo collettivo" cambia nel corso delle ore e dei giorni della settimana. Silenzioso e triste in certi momenti, allegro come per una gita scolastica in altri. Ho visto compassate signore e silenziosi impiegati battere il tempo col piede mentre musicisti-migranti attaccavano "' O sole mio" o un tango di Astor Piazzolla. Mi è persino capitato di unirmi agli altri passeggeri per intonare il refrain di "' O surdato nnammurato", arrangiato con competenza da un trio di bravissimi musicisti. Proprio io che, solitamente, osservo con attenzione, ma un po' rigido nella mia consolidata ritrosia, ciò che avviene intorno. Miracoli della "music therapy".I "musicisti itineranti" mi danno speranza, anche quando ne avverto la dignitosa solitudine. Sono un tramite col mondo, perché fanno uso di quello che
Novalis definiva "il più poetico dei linguaggi". La musica è trasmissione di stati d' animo, senza bisogno di ricorrere alla mediazione semantica delle parole. Anche gli scrittori devono pensare alle parole come veicoli musicali di stati d' animo. E, come la musica, la scrittura non può esprimere solo spensieratezza. Il 26 maggio 2009, nella stazione della Cumana di Montesanto, la fisarmonica di Petru Birladeanu smise di suonare. L' eco di quelle note, però, si rifrange ancora sotto le vetrate della stazione, per espandersi, come da una cassa armonica, verso la città. Dall' alto del palazzo rossopompeiano che domina lo scalone di Montesanto e la città antica, il fantasma di Raffaele Viviani ascolta attento. Forse pensa di accogliere quella vita e quel suono tra le voci e i canti che gli furono cari, lui che per strada, a Porta Capuana, iniziò il percorso di cantore epico della città. Domenica prossima alle 9, appuntamento alla stazione della Cumana di Montesanto, luogo di inizio di una "via dei canti e delle voci" che unisce parti della città e del mondo. Saliremo sul treno che porta verso il mare flegreo. La Fondazione Premio Napoli consegnerà "in viaggio" il Premio Speciale 2010 ai musicisti di strada. In memoria di Petru. -