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I fratelli di Bruno Contrada...

Post n°519 pubblicato il 26 Dicembre 2007 da vocedimegaride
 

........rispondono alle gravi illazioni di Rita Borsellino.

Abbiamo sentito le dichiarazioni della Signora Rita Borsellino di cui rispettiamo il dolore sempre condiviso unitamente a tutti gli italiani. Ci rattrista però profondamente sentire affermazioni crudeli e gravi nei confronti di nostro fratello Bruno, della cui innocenza o colpevolezza non stiamo qui a discutere, anche se siamo sicuri che un giorno la vera giustizia ristabilirà la verità sulla sua vicenda giudiziaria. Vorremmo pertanto lo stesso rispetto per le sofferenze da noi subite per 15 anni e per le torture psicologiche fisiche e morali sopportate da nostro fratello Bruno, chiedendoci spesso se per lui sarebbe stato meno penoso morire. Comunque ancora solidali per la perdita del nostro grande magistrato Paolo Borsellino, che mai si espresse, né per iscritto e né verbalmente, in modo negativo nei confronti di Bruno Contrada, vogliamo precisare, per amore del vero e del giusto, che nostro fratello Bruno è stato processato non in qualità di funzionario del SISDE, ma per presunte condotte che risalirebbero ai lontani anni ’80, quando era dirigente della squadra mobile di Palermo e che è stato condannato per concorso esterno al 416 bis mentre nessun delitto di favoreggiamento, corruzione, interessi privato o altro qualsiasi reato specifico gli è mai stato addebitato. Nostro fratello è stato condannato dopo quindici anni di processo, e dopo che vi era stata anche una sentenza di assoluzione della Corte di Appello di Palermo poi annullata dalla Corte di Cassazione, solo per “pentito” dire da parte di criminali incalliti, loro sì sicuramente mafiosi, che nostro fratello aveva regolarmente perseguito nel corso degli anni. La signora Rita Borsellino dichiara che la  vicenda giudiziaria ha sempre lasciato l'alea del dubbio sul fatto che il dirigente del Sisde non abbia detto fino in fondo ciò che sapeva sulle complicità di parte delle istituzioni con l'organizzazione mafiosa”, ma a noi sembra che l’unico dubbio che gli tutti italiani hanno è sulla colpevolezza di nostro fratello, considerato che una Corte lo aveva assolto perché il fatto non sussiste e che per condannarlo, in assenza di riscontri oggettivi alle accuse farneticanti dei criminali reo confessi, si è dovuti ricorrere alla teoria della convergenza del molteplice. Chiediamo quindi alla Borsellino, che non protestò quanto nostro fratello venne assolto in secondo grado, non le viene anche a Lei questo dubbio? Come fa ad essere così sicura? Ci dica – non rispondendo semplicemente per carità che c’è una sentenza passata in cosa giudicata – quale delitto avrebbe commesso nostro fratello? Giulio Andreotti e Corrado Carnevale avevano le stesse accuse, gli stessi pentiti che li accusavano, ma la loro storia si è conclusa diversamente, secondo noi, soltanto per un puro caso della sorte. Bruno è stato sfortunato: i suoi giudici hanno creduto agli ex mafiosi e assassini e non hanno creduto a centinaia e centinaia di persone per bene, come prefetti, capi della polizia, generali dei carabinieri, eccetera eccetera.
Tutto questo comunque allo stato è ultroneo: nostro fratello sta male davvero ed ha settantasei anni e mezzo e potrebbe morire in qualsiasi momento e la signora Rita Borsellino, che è farmacista, questo lo dovrebbe capire meglio di chiunque.

Napoli 26 dicembre 2007

I fratelli e le sorelle di Bruno  Contrada
Elisa, Romano, Vittorio, Maria Rosaria, Carlo, Ida ed Anna.

( in foto: Vittorio Contrada al microfono de "La Voce di Megaride")

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Commenti al Post:
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 26/12/07 alle 13:09 via WEB
Queste gentili signore si fanno avanti solo per cercare di danneggiare Contrada: non ho sentito una sola parola in merito ai mafiosi colpevoli di delitti orrendi premiati per finti pentitismi con pene irrisorie o nulle. Non penso proprio che Paolo Borsellino sarebbe d'accordo con la linea adottata ultimamente dalla sorella. C'è chi in seguito al dolore diventa più buono e c'è chi invece diventa più crudele: signora Borsellino prima di parlare si legga "le carte" del processo! Maria
 
vocedimegaride
vocedimegaride il 26/12/07 alle 13:11 via WEB
Per dovere di cronaca segnaliamo: Polemiche sul caso Contrada CATANIA - Rosanna Scopelliti, figlia del magistrato calabrese ucciso dalla mafia nel 1991 e primo titolare della pubblica accusa in Cassazione del maxi-processo a Cosa Nostra, dice no alla grazia a Bruno Contrada aderendo alle posizioni di Rita Borsellino ed Elisabetta Caponnetto. "Vabbè che a Natale siamo tutti più buoni - dice Rosanna Scopelliti - ma non dimentichiamo, e noi familiari di vittime della mafia non lo dimentichiamo, che, come giustamente già osservato da Rita Borsellino, Contrada è stato condannato per gravi reati commessi tradendo la sua funzione di servitore dello Stato, quello stesso Stato per il quale mio padre ed altri magistrati e uomini delle istituzioni hanno pagato con la vita". "La pietà umana nei confronti dello stato di salute di Contrada - afferma ancora la figlia di Scopelliti - deve sapersi coniugare con la certezza dell'espiazione della pena, visto che in questo Paese la sola certezza della pena, tra un indulto, una prescrizione ed un patteggiamento, non è garantita appieno. Confido nel buon senso del Capo dello Stato". "Come Rita Borsellino anche noi chiederemo un incontro al capo dello Stato in merito alla concessione di Grazia a Bruno Contrada". È quanto afferma in una nota l'Associazione dei familiari delle vittime di via dei Georgofili. "È importante da parte delle massime Istituzioni - spiega l'Associazione - ascoltare la voce di chi come noi ha pagato un prezzo incredibile, perchè servitori dello Stato hanno tradito questo Paese. Ma soprattutto perchè si sappia fino in fondo, che la mafia in carcere condannata per le stragi del 1993 sta giocando una partita per lei molto importante a suon di ricatti". L'eventuale concessione della Grazia a Bruno Contrada incontra le critiche della Fondazione Caponnetto. "Il messaggio che verrebbe mandato al Paese nella lotta contro la mafia - afferma in una nota diffusa a Firenze Elisabetta Caponnetto, presidente ad honorem della Fondazione - sarebbe, a mio modesto avviso, deleterio in quanto farebbe apparire lo Stato debole soprattutto nel non difendere la memoria di coloro che per servirlo sono stati uccisi". "Si pensi a Falcone, Borsellino e ai tanti giudici e agli esponenti delle forze dell'ordine uccisi dalla mafia - continua la Caponnetto -. Si pensi alle stragi del '93. Si pensi ai tantissimi cittadini e ai giornalisti uccisi dalla mafia, nel corso degli anni. Tale atto di clemenza vanificherebbe il loro impegno, la loro onestà. Tale atto di clemenza - conclude la nota della Fondazione - renderà sempre più difficile educare alla legalità ed al senso dello Stato gli studenti delle scuole italiane che regolarmente incontro". I sette fratelli di Bruno Contrada si dicono "rattristati dal sentire affermazioni crudeli" da parte "della signora Rita Borsellino", della quale "rispettano il dolore" e alla quale chiedono "rispetto per le sofferenze subite per 15 anni" da un uomo "condannato ingiustamente" e per il quale è stato avviato l'iter per la grazia, ipotesi ritenuta "grave" dalla sorella del magistrato. "Ma le discussioni sulla condanna sono ultronee - affermano Elisa, Romano, Vittorio, Maria Rosaria, Carlo, Ida e Anna Contrada - nostro fratello sta male davvero ed ha settantasei anni e mezzo e potrebbe morire in qualsiasi momento e la signora Rita Borsellino, che è farmacista, questo lo dovrebbe capire meglio di chiunque". "Abbiamo sentito le dichiarazioni della signora Rita Borsellino di cui rispettiamo il dolore sempre condiviso unitamente a tutti gli italiani - affermano i fratelli Contrada - ma ci rattrista profondamente sentire affermazioni crudeli e gravi nei confronti di nostro fratello Bruno, della cui innocenza o colpevolezza non stiamo qui a discutere, anche se siamo sicuri che un giorno la vera giustizia ristabilirà la verità sulla sua vicenda giudiziaria". 26/12/2007
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 26/12/07 alle 14:13 via WEB
Mi viene da pensare che qualcuno vorrebbe fare morire Bruno Contrada in carcere "tortorizzato". Avv. Giuseppe Lipera
 
   
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 26/12/07 alle 16:57 via WEB
violanteeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee.
 
     
vocedimegaride
vocedimegaride il 26/12/07 alle 17:13 via WEB
...non avevamo dubbi in proposito, anonimo trombettiere del messaggio precedente!
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 27/12/07 alle 00:36 via WEB
Che dire ... il NOSTRO STATO è governato da gente che ha sempre OSANNATO l'invasione dell'UNGHERIA ... e pertanto ecco cosa accade: il Ministero degli affari esteri ha sponsorizzato un progetto dell'ex brigatista Domenico Giglio, intitolato «Sagome 547» per promuovere l'immagine dell'arte italiana contemporanea nel mondo; Domenico Giglio, nato a Caserta il 4 febbraio 1952, ha un curriculum eversivo che ad avviso dell'interpellante suscita indignazione, da parte di chi conserva il minimo senso morale ed etico della vita: una carriera svolta prima nella criminalità comune, per approdare poi nel nucleo storico delle Brigate Rosse, macchiandosi di ben sei omicidi; lo stesso Giglio (compagno di cella di Tony Negri) ha aderito in carcere alla formazione carceraria denominata «Brigate Kampo», composta da detenuti comuni e brigatisti «eccellenti», tra cui figurerebbe Franceschini, fondatore ed esponente di spicco delle Brigate Rosse; Domenico Giglio è stato protagonista di cruente rivolte carcerarie a Nuoro, Trani e Termini Imerese, nel corso delle quali sono stati uccisi detenuti comuni; dopo 22 anni di detenzione carceraria (dalla fine del '70 fino al 1997), l'ex brigatista-artista non è più sottoposto a misure di detenzione; il citato «progetto», è stato inaugurato in una mostra organizzata dall'Associazione culturale «Horti Lamiani - Bettivò», lo scorso 20 gennaio, in occasione dell'iniziativa «Farnesina Porte Aperte», che periodicamente consente al pubblico di visitare la Collezione d'Arte contemporanea italiana; tale mostra, cui hanno aderito 193 artisti italiani, è stata promossa dal viceministro per gli affari esteri con delega agli «Italiani nel Mondo» onorevole Franco Danieli; essa «simboleggia il quotidiano e silenzioso eccidio di 547 bambini, a cui è negata la possibilità di vivere il proprio futuro»; un progetto che - come afferma lo stesso viceministro Danieli - è caratterizzato da «uno straordinario impatto emotivo e visivo». In effetti si tratta di «sagome» metaforicamente «appartenenti ad un'umanità che non occupa più uno spazio fisico», create purtroppo da un artista, che insieme ad altri brigatisti rossi, ha privato tante persone del proprio futuro, condizionando tragicamente quello dei rispettivi familiari; il progetto «Sagome 547» di Domenico Giglio avrebbe avuto il «battesimo del fuoco» al Museo comunale di Roma «MACRO», di cui sarebbe responsabile Claudia Gioia, altra ex terrorista rossa, condannata a 28 anni per l'omicidio di un generale dell'aeronautica e per il ferimento del giusvalorista Antonio Da Empoli; anche gli ex brigatisti che - come ribadito dall'ex brigatista Franceschini - hanno abbracciato «il mito del partigianato rosso, degli ideali traditi dalla svolta di Salerno fatta da Togliatti nel 44» hanno diritto, una volta scontata la pena, al reintegro nello Stato democratico, ma secondo l'interrogante non possono essere ritenuti moralmente meritevoli di partecipare all'organizzazione di settori istituzionali dello Stato che loro stessi hanno deciso di combattere, non già per una scelta istintiva, bensì a seguito di una maturazione politica; solitamente le mostre collettive all'estero necessitano di essere «pubblicizzate e storicizzate» e gli Istituti italiani di cultura all'estero hanno pochissimi fondi a disposizione: i fondi dovrebbero essere reperiti dagli stessi direttori degli istituti, attraverso sponsor privati, nei vari paesi; l'organizzazione di una mostra all'estero ha, infatti, costi molto alti; basti pensare alle casse (vuote, di legno) contenenti le opere da esporre, il cui costo ammonterebbe a 500 euro l'una -: se corrisponda al vero che la Farnesina si sarebbe adoperata nelle iniziative di finanziamento a gruppi locali per attività «culturali», che spesso sarebbero una patina di manifestazioni orientati a fini clientelari; se non ritenga opportuno, anche in considerazione dell'eco mediatica relativa agli insoliti incarichi attribuiti in diversi ruoli di rilievo dell'amministrazione pubblica ad ex brigatisti, (tra cui la citata Claudia Gioia), condannati con sentenza definitiva, di revocare a Domenico Giglio il ruolo di coordinatore del progetto «Sagome 547»; se non intenda, infine, assumere iniziative anche normative che impediscano a condannati per reati di stragi e terrorismo di ricoprire incarichi istituzionali di qualunque livello. (2-00VOLONTÈ, D'ALIA, GALLETTI, RONCONI e GIOVANARDI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che: negli stessi giorni in cui si svolgeva a L'Aquila una manifestazione organizzata dal gruppo Olga (Ora di liberarsi dalle galere) per esprimere solidarietà a Nadia Lioce e agli altri detenuti per reati di terrorismo e di eversione e che ha visto la partecipazione di tutta l'area antagonista, venivano pubblicate notizie circa la continua «fuga» di lettere dei brigatisti carcerati a Monza sui siti di «soccorso rosso»; nel corso della citata marcia, alla cui testa era presente uno dei capi storici delle vecchie Brigate rosse, Paolo Maurizio Ferrari, il cui obiettivo era, appunto, «Lotta alla tortura del 41-bis e al carcere nel complesso», sono stati scanditi vergognosi slogan contro Marco Biagi, contro i caduti di Nassiriya, contro l'ispettore di polizia Raciti, contro il professor D'Antona e contro il magistrato milanese Ilda Boccassini, titolare dell'inchiesta sui fenomeni di aggregazione alle nuove Brigate rosse; particolarmente ignominioso quello nei confronti di Marco Biagi, «E Biagi non pedala più», scandito dalla coda del corteo, mentre su un muro, davanti all'abitazione del giuslavorista ucciso dalle nuove Brigate rosse e in altre zone della centro storico di Bologna, sono apparse scritte deliranti, tra cui quella «terrorista è lo Stato»; il 12 giugno 2007 si è appresa la notizia di un'indagine in corso della procura dell'Aquila per verificare lo stretto legame tra l'area anarco-insurrezionalista, i brigatisti e le minacce di morte indirizzate a monsignor Bagnasco; in particolare, sarebbero state trovate prove di tali minacce su alcuni messaggi nella cella della Lioce -: quali provvedimenti intenda adottare per reprimere definitivamente il fenomeno delle comunicazioni e minacce dei brigatisti detenuti nelle carceri di massima sicurezza e se siano in corso indagini per accertare ogni responsabilità connessa alla manifestazione e, in particolare, con riguardo ai partecipanti che hanno evidenziato un collateralismo inaccettabile nei confronti delle nuove Brigate rosse. Come commentare ??? Mauro
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 27/12/07 alle 01:05 via WEB
Ed ancora SIGNORA BORSELLINO: Ancora una vergogna istituzionale,l’ennesima, Anna Laura Braghetti, terrorista e brigatista rossa,compagna di prospero Gallinari, condannata all’ergastolo per il sequestro e l’omicidio di Aldo Moro e per l’assassinio del prof. Vittorio Bachelet,oggi a piede libero, sembra che sia stata assunta da Italia Lavoro, agenzia del Ministero del Lavoro. L’on. Gasparri di AN e l’on. Bertolini di FI hanno presentato interrogazione scritta al ministro del Lavoro Damiano per sapere se questo “ulteriore ennesimo scandalo” sarà immediatamente sanato facendo occupare quel posto da qualche “onesto disoccupato”. Questa è soltanto l’ultima umiliazione alle vittime del terrorismo e ai loro familiari, dopo Sergio D’Elia fatto eleggere alla camera dei deputati,Roberto Del Bello consulente al ministero dell’interno,Susanna Ronconi alla Consulta Nazionale sulle tossicodipendenze(fortunatamente poi dimessa),adesso è la volta della Braghetti. Il tutto senza contare Silvia Baraldini e Claudia Gioia esponente delle unità comuniste combattenti,condannata per l’omicidio del generale dell’Aeronautica Licio Giorgieri,entrambe a libro paga come “consulenti” (Sic) della giunta Veltroni a Roma. Voglio esprimere la mia solidarietà ai familiari delle vittime del terrorismo, offesi da tanto disprezzo e noncuranza,saranno pure compagni che sbagliano, ma io non ricordo nessuno di questi delinquenti che si guadagna la vita raccogliendo pomodori o in una catena di montaggio di una fabbrica, la sinistra riserva loro corsie preferenziali e “sistemazioni premiali”,vuoi vedere che esiste anche “una casta dei terroristi”? E poi dice che uno si butta a destra,con permesso vado a vomitare….. Allora SIGNORA BORSELLINO ... in questo stato non stato ma DITTATURA di sinistra ... solo LEI e GENTE come LEI poteva ERGERSI a GIUDICE di un processo che non ha mai presentato PROVE CONVINCENTI se non "SENTITO DIRE" da pentiti che poi hanno anche ritrattato, si CARO "ONOREVOLE" hanno ritrattato confessando di aver fatto il nome di CONTRADA solo ed esclusivamente perchè gli era stato cCONSIGLIATO di fare nomi ECLATANTI per ottenere AGEVOLAZIONI SULLA PENA ... questo per LEI probabilmente no ha alcun significato ... ma che cosa si può sperare da chi ha gli "OCCHI ROSSI" non per ODIO verso coloro che hanno ucciso un familiare ... ma solo per IDEOLOGIA POLITICA che la ha portata in parlamento ... CERTO CHE LO STIPENDIO E LA RELATIVA PENSIONE CHE ANDRA' A PRENDERE ... saranno ottima panacea per dimenticare il SUO DOLORE ... Mauro
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 27/12/07 alle 10:06 via WEB
Signor Mauro è un piacere leggere il suo commento, finalmente qualche voce fuori dal coro sinistro. I circostanziati fatti da Lei esposti meritano una diffusione. Maria
 
 
vocedimegaride
vocedimegaride il 27/12/07 alle 11:32 via WEB
Cara Maria, l'evidenza della vigliacca faziosità pseudo-intellettuale dei tuttologi che volgarmente sentenziano sul dramma di Bruno, senza che abbiano visionato un solo documento a riguardo, poggia le sue grandi terga sul cumulo dell'anonimato più sporco, laddove gli interventi più volgari e iniqui postati nel form di www.brunocontrada.info non sono coraggiosamente sostenuti dall'identità autentica degli autori, secondo il più classico metodo mafioso! Vergogna!
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 27/12/07 alle 12:11 via WEB
purtroppo è così, e ogni volta che si parla di Contrada è così dappertutto. Io continuo a mettere i link dei siti che parlano di Bruno, dove ci sono le sentenze invitando a leggere. Ma leggere costa fatica è meglio ripetere quanto imparato a memoria nelle sezioni di riferimento. Maria
 
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a Marina Salvadore

Motivazione: “Pregate Dio di trovarvi dove si vince, perché chi si trova dove si perde è imputato di infinite cose di cui è inculpabilissimo”… La storia nascosta, ignorata, adulterata, passata sotto silenzio. Quella storia, narrata con competenza, efficienza, la trovate su “La Voce di Megaride” di Marina Salvadore… Marina Salvadore: una voce contro, contro i deboli di pensiero, i mistificatori, i defecatori. Una voce contro l’assenza di valori, la decomposizione, la dissoluzione, la sudditanza, il servilismo. Una voce a favore della Napoli che vale.”…

 

PREMIO INARS CIOCIARIA 2006

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A www.vocedimegaride.it è stato conferito il prestigioso riconoscimento INARS 2006:
a) per la Comunicazione in tema di meridionalismo, a Marina Salvadore;
b) per il documentario "Napoli Capitale" , a Mauro Caiano
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