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sull'eutanasia per Contrada

Post n°652 pubblicato il 17 Aprile 2008 da vocedimegaride
 

ULTIMISSIME: Non appena pubblicato questo redazionale, lo Studio Legale LIPERA ci comunicava l'avvenuto ricovero d'urgenza, nella tarda mattinata odierna, di Bruno Contrada presso l'ospedale di S.Maria Capua Vetere, per un malore. Domani, vi terremo aggiornati. Una preghiera:...sì, vi chiediamo proprio una preghiera!

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Sin dalle ore 2,10 di questa notte eravamo in possesso di copia dell’istanza di autorizzazione all’eutanasia per Bruno Contrada e del mandato legale a firma della sorella Anna.  Avevamo deciso di non pubblicare questi documenti, anche perché nella nostra umile qualità di Comitato Bruno Contrada - inutilmente attivo da lungo tempo e con la sola soddisfazione di aver riportato all’onore delle cronache il vergognoso caso d’ingiustizia ch’era sprofondato nell’oblio – abbiamo ritenuto, per una sola volta di non condividere l’azione dei suoi congiunti e questo gesto estremo che non smuoverà affatto la coscienza (ove presente) dei carnefici di Contrada, ben noti per la crudeltà mentale tipica degli aguzzini. In secondo luogo, perché rigettiamo la sola idea dell’eutanasia… almeno fino a quando il destino non ci costringerà ad invocarla, perché la fede in Dio è grande ed è il destino di un uomo, la sua leggenda personale, a santificare o a dannare una vita, confidando – soprattutto nella maniera in cui in Italia  i fallibili UOMINI applicano la Giustizia – nella sola ed  infallibile GIUSTIZIA DIVINA; quella, con cui saranno giudicati soprattutto gli aguzzini… che già tantissima gente semplice ha provveduto a denunciare presso quell’ALTO “TRIBUNALE”. Immaginavamo, stanotte, dell’indomani mattina la vasta eco mediatica sulla morbosità della ghiotta notizia: un altro dei tanti roboanti scoop alla Malthus, droga quotidiana della massa nichilista, abbrutita ed imbruttita a dovere a suon di scandali, pedofilia, emergenze, orrori, turbe psichiche… Infatti, così è stato! Addirittura i notiziari Tv di Stato sono tornati a riparlare di Contrada, con il tono del finto stupore ansimante e godereccio, quasi sessuale… quasi pornografico delle  prefiche del malaugurio. Ci chiediamo come mai, invece, non abbiano bucato il video, i “giornalai”, solo pochi  giorni fa, con l’unica e diversa buona notizia che rimette in gioco, finalmente, l’odissea giudiziaria di Contrada, accertate finalmente le mendaci accuse di alcuni stipendiati “pentiti di professione”, in quel processo a Caltanissetta dove Contrada è PARTE CIVILE! Se siamo, poi, ritornati sulla primaria decisione di non pubblicare lo “scoop” necrofilo è perché, come volevasi dimostrare, quelli senza scienza e coscienza, gli aguzzini, i giustizialisti, i violantini, i travaglino, i dipietrini, i vari perfidi pagnottisti di sempre, hanno iniziato a pensare all’istanza di autorizzazione all’eutanasia come ad un’azione provocatoria, un colpo di teatro, ridicolizzandola e, con essa, ridicolizzando ancor più Bruno Contrada, la sua famiglia, i suoi sostenitori, il suo collegio di difesa. Allora, a malincuore, con profondo dolore che ci fa sentire ancora più inutili, anche da questo foglio… da dove ingenuamente, forse, ma con tanto entusiasmo, principiò molti e molti mesi fa la campagna per la piena riabilitazione di Bruno Contrada, procediamo alla corretta informazione. E’ la prima volta che siamo gli ultimi a fornire un’informazione sul caso Contrada ma lo facciamo unicamente per testimoniare, al di là delle nostre convinzioni, che non si tratta di un’azione provocatoria ne’ di un gesto teatrale. Conosciamo troppo bene la famiglia di Bruno Contrada e già da mesi la povera Anna andava ripetendo che non riusciva più a sostenere gli incontri in carcere con il fratello, sempre più silenzioso e assente, sempre più malfermo sulle gambe, sempre più cieco, sempre più magro… Conosciamo anche bene la serietà professionale di tutto lo Studio legale Lipera, che non ha certo bisogno di certi mezzucci per promuoversi. A parte l’appassionato avvocato Giuseppe LIPERA, i suoi giovanissimi collaboratori… che erano bambini quando l’osceno caso Contrada s’impose alle cronache nazionali… si sono votati completamente a questo vecchio e distrutto uomo, cogliendone e onorandone l’autorevolezza, la pulizia, la dignità, la personalità… Ce ne fossero di “Bruno Contrada” da cui prendere esempio, da indicare ai giovani, in questo immondo porcile italiano!…  Non v’è nessuna teatralità, purtroppo, ne’ provocazione,  dietro la notizia-shock di stamane. C’è solo tanta disperazione e tanti, troppi, disperati! Intenderla non può chi non ha mai  toccato il fondo della disperazione. RISPETTO, VERITA’, COSCIENZA: è il nostro ultimo appello! All’inferno la “beata” Angelica, la Della Pietra, omminicchi e quaquaraquà, quelli che abbiamo già nominato al post precedente e tutti gli altri che, per motivi di spazio, non possiamo citare… con un pensiero speciale anche al nostro attuale presidente della Repubblica, memori della sua ignavia!
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Al Giudice Tutelare del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere/ p.c. Ai Presidenti Emeriti della Repubblica Francesco Cossiga Carlo A. Ciampi / per quanto di eventuale competenza Al Magistrato di Sorveglianza di Santa Maria Capua Vetere

ISTANZA PUBBLICA D’EUTANASIA - Su espresso mandato della signora Anna Contrada, nata a Napoli il 22 luglio 1945, dom. elett. presso lo studio del sottoscritto Legale, sorella del dott. Bruno Contrada, nato a Napoli il 2/9/1931 espone quanto segue. Il Dott. Bruno Contrada, pur se innocente, è stato condannato alla pena di anni 10 di reclusione perché ritenuto colpevole del reato, non previsto dal codice penale ma così ritenuto dalla giurisprudenza “creativa”, di concorso esterno in associazione mafiosa ed attualmente, all’età di 77 anni, si trova rinchiuso, nonostante le infinite patologie da cui è affetto, nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere. Il Dott. Bruno Contrada è oramai divenuto tragicamente un vero e proprio doloroso e disperato caso umano: la sua triste vicenda dimostra come la Giustizia in Italia, in certi casi, possa diventare totalmente cieca, accanendosi su uno stanco e vecchio Uomo, gravemente sofferente per l’età e per una serie innumerevole di malattie indiscutibilmente acclarate. Un Uomo, dicevamo, sicuramente vecchio e stanco, ma che non ha perso, e non perderà mai, la voglia di combattere per chiudere la sua esistenza con la estrema ed invidiabile superba dignità che ha caratterizzato tutta la sua esistenza terrena. Ed per questo che viene presentata da questa difesa, su espresso mandato del suo prossimo congiunto, la sorella Anna Contrada, con immenso e profondo dolore, un’istanza formale di eutanasia. Sembra una richiesta assurda, ma a tutt’oggi si presenta come l’unica strada percorribile affinché il Dott. Bruno Contrada possa mettere fine alle sue infinite pene, chiudendo con coraggio e con forza d’animo una intera vita vissuta all’insegna della intransigente onestà, della correttezza ed anche di quella Giustizia che oggi gli viene costantemente negata, per ultimo dal Tribunale di Sorveglianza di Napoli del 15 aprile 2008 - presidente dott.ssa Angelica Di Giovanni e Magistrato di Sorveglianza di Santa Maria Capua Vetere Dott.ssa Daniella Della Pietra - che con pseudo argomentazioni arrogantemente imperniate di onniscienza, continua insistentemente e ciecamente a respingere le reiterate istanze di differimento pena o di detenzione domiciliare, ritenendo, contrariamente a quanto sostenuto negli innumerevoli ed autorevoli pareri, espressi da insigni luminari della scienza medica, pubblici e privatati, lo stato di salute del Contrada compatibile con lo status detentionis. Il Dott. Bruno Contrada, ex Dirigente Generale della Polizia di Stato, che aveva fatto della Giustizia un ideale di vita, oggi, da quella stessa Giustizia, viene costantemente violentato e vilipeso da oltre 15 anni. La signora Anna Contrada si rifiuta di continuare al pensiero che il proprio fratello Bruno sia ridotto un “dead man walking!” (è l’espressione che usano comunemente i carcerieri americani per annunciare l’ultima passeggiata del condannato diretto dalla sua cella): Bruno è stanco di camminare per raggiungere una chimera chiamata …. Giustizia. Sono questi i motivi, queste afflizioni fisiche e morali, che spingono Anna Contrada a presentare formale autorizzazione per uccidere legalmente il fratello Bruno. Del resto ad un tramonto così amaro è sicuramente preferibile l’eutanasia, ovvero letteralmente una … DOLCE MORTE. Si ricorda che in altri paesi della Comunità Europa, come ad es. l’Olanda, l’eutanasia è considerata una pratica legale per evitare inutili sofferenza ad individui affetti da malattie terminali. E come se non un malato terminale possiamo definire un Uomo, Bruno Contrada, che, viene ripudiato da quel Sovrano (leggasi Stato Italiano) per servire il quale ha quotidianamente combattuto le più atroci battaglie contro cruenti criminali e mafiosi veri, che a quello stesso Sovrano volevano sostituirsi? Produce, qual mezzo al fine, copia dell’ordinanza emessa dal Tribunale di Sorveglianza di Napoli il 3/15-4-2008, n.08/1303, proc. n.408/08 R.G.S. Per quanto sopra CHIEDE formale autorizzazione a porre fine ad un’esistenza oramai contrassegnata solamente da gratuite sofferenze fisiche e morali. Allega mandato della sig.ra Anna Contrada a richiedere l’eutanasia del fratello Bruno.
Catania-Santa Maria Capua Vetere 17 aprile 2008.
Con ossequi - Avv. Giuseppe Lipera

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Anonimo il 17/04/08 alle 22:15 via WEB
Avevo già divulgato l'istanza dell'Avvocato e la notizia del ricovero di Bruno. Sono costernata! Sembra un incubo e invece è la realtà. Non ho più parole: siamo in Italia o in una "democratica" repubblica marxista? Maria
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 18/04/08 alle 01:00 via WEB
Domani 18 aprile 2008 alle 10,30 sarò all’Ospedale “Melorio” di Santa Maria Capua Vetere a visitare il dott. Bruno Contrada ed a constatare di persona le sue condizioni di salute psicofisiche. Nella mattinata la signora Anna Contrada, insieme ai legali dello Studio Lipera, depositerà nella cancelleria del Giudice Tutelare del Tribunale Civile sammaritano l’istanza di eutanasia, così come annunciato oggi. Per mero scrupolo, mi recherò nell’Ufficio del Magistrato di Sorveglianza di Santa Maria Capua Vetere a depositare una nuova ed ennesima istanza di scarcerazione e/o detenzione domiciliare unitamente ai certificati medici di ricovero. Conto di dare un resoconto completo di quanto accadrà nella giornata alla stampa entro le ore 12, davanti all’ingresso dell’Ospedale Civile “Melorio”. Avv. Giuseppe Lipera 368 3422127 Avv. Giuseppe Lipera www.studiolegalelipera.it
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 21/04/08 alle 01:34 via WEB
Contrada e l'eutanasia Scritto da Davide Giacalone venerdì 18 aprile 2008 Spero la dilagata ipocrisia non giunga al culmine di prendere alla lettera le parole della sorella di Contrata, portavoce di un uomo carcerato e malato che chiede di essere ucciso. Aprire un dibattito sull’eutanasia è un insulto alla ragione. Quel che Bruno Contrada dice è di una semplicità assoluta: io da qui non esco perché malato, perché io qui sono entrato da innocente; se non volete farmi uscire riconoscendo che non ho mai favorito la mafia, allora ammazzatemi fisicamente, accelerate la pratica, perché la mia ammissione di colpevolezza non l’avrete mai, non mi piegherete mai. La condanna di Contrata è definitiva, la giustizia ha fatto il suo corso. Purtroppo negando d’essere tale. La pena del carcere serve a privare il detenuto della libertà legata al corpo. Contrada, com’è capitato ad altri, reclama l’innocenza usando il proprio corpo come problema da porre alla collettività. Ciascuno può pensare quel che vuole, ma occorre avere rispetto di un uomo che s’ispira a tale condotta, evitando di credere che stia chiedendo pietà. Chiede vendetta. Purtroppo, penso che Contrada morirà in cella. O subirà l’onta d’esserne estratto poco prima, perché si dica che è morto altrove. L’imputato Contrada, poi il detenuto Contrada, è stato sconfitto. L’uomo vuole ancora giocare la sua partita, mettendo nel conto che potrà concludersi postuma. Noi, con i nostri corpi liberi, dobbiamo sapere che la sua ipoteca sulla memoria collettiva è gravissima. Non si tratta di discutere l’esito di un processo, magari ripetendoci l’ovvio: gli errori giudiziari sono sempre esistiti. No, si tratta di discutere un intero capitolo della nostra storia. Se non siamo capaci di capirlo, siamo noi che meritiamo l’eutanasia.
 
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A www.vocedimegaride.it è stato conferito il prestigioso riconoscimento INARS 2006:
a) per la Comunicazione in tema di meridionalismo, a Marina Salvadore;
b) per il documentario "Napoli Capitale" , a Mauro Caiano
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