Lavorare stanca

“LA LIBERTA’ INUTILE"


 Silvio Battistini“Oggi sappiamo che la libertà si può usare per il bene e per il male. Si può usare non per educare ma per corrompere, non per accrescere il proprio patrimonio ideale ma per dilapidarlo, non per rendere gli uomini più saggi e nobili, ma per renderli più ignoranti e volgari. La libertà si può anche sprecare. Si può sprecarla sino al punto da farla apparire inutile, un bene non necessario, anzi dannoso. E a furia di sprecarla, un giorno o l’altro (vicino? Lontano ?) la perderemo. Ce la toglieranno”.Così ha scritto, oltre quaranta anni fa, Norberto Bobbio in un articolo dal titolo: La libertà inutile. Inutile sottolineare che, a così grande distanza di tempo, le parole di Bobbio conservano interamente una incredibile attualità che, tuttavia, può essere vanificata  se ci limitiamo a farne un mero oggetto di lettura senza trarne il grande insegnamento che esse portano con sé. Bobbio (uno dei padri della Patria) non voleva certo dire che la libertà sia stata (o sia) inutile precisando che si può essere  liberi per convinzione o per assuefazione. Essere liberi per convinzione significa, in primo luogo, avere coscienza che il processo di democratizzazione che, da qualche secolo, caratterizza la storia dell’Occidente è un processo irreversibile che può procedere più lento o più rapido ma che può, perfino, fermarsi. Ed è proprio questo lo stato della democrazia nel nostro paese; una democrazia bloccata nella quale i “liberi per convinzione” stanno, progressivamente e pericolosamente, lasciando il posto ai “liberi per assuefazione”. Paradossalmente la pericolosità della situazione sta proprio in questo fatto più che nelle convinzioni e/o nella forza di chi la democrazia l’ha sempre combattuta.  La democrazia come forma di governo caratterizzata dal rispetto di quelle regole che permettono la soluzione dei problemi senza alcun ricorso alla violenza (non solo fisica) prefigura una società ideale nella quale la libertà di ciascuno è compatibile con la libertà di tutti. Questo non è un dato acquisito una volta per tutte. La libertà, intesa come sistema di regole condivise, va difeso senza lasciare spazio ai privilegi ed alle prepotenze di nessuno visto che l’art.3 della nostra Carta Costituzionale sancisce che “Tutti i cittadini  hanno pari dignità e sono uguali di fronte alla legge senza distinzione di condizioni personali e sociali”. Ma si può parlare di democrazia come sistema attivo in un paese dalla corruzione dilagante, in un paese che ha vaste aree territoriali sotto il controllo di organizzazioni criminali  senza porsi il problema di come renderla effettiva attraverso la partecipazione della gente, di quei milioni di lavoratori che ne restano il baluardo?