PUNTO CRITICO

24.03.1944 / 24.03.2007 PER NON DIMENTICARE...MAI


ANNIVERSARIPATRIA INDIPENDENTE 22 FEBBRAIO 2004 20L’ORDINE È STATO ESEGUITO«Nel pomeriggio del 23 marzo1944, elementi criminali hannoeseguito un attentato con lancio dibombe contro una colonna tedescadi polizia in transito in Via Rasella.In seguito a questa imboscata, trentadueuomini della polizia tedescasono stati uccisi e parecchi feriti.La vile imboscata fu eseguita dacomunisti-badogliani. Sono ancorain atto le indagini per chiarire finoa che punto questo criminoso fattoè da attribuirsi a incitamento angloamericano.Il Comando tedescoè deciso a stroncare l’attività diquesti banditi scellerati. Nessunodovrà sabotare impunemente lacooperazione italo-tedesca nuovamenteaffermata. Il Comando tedesco,perciò, ha ordinato che perogni tedesco ammazzato diecicomunisti-badogliani saranno fucilati.Quest’ordine è già stato eseguito».Riepiloghiamo brevemente i fatti.Il 23 marzo, anniversario della nascitadel fascismo, nel primo pomeriggioun commando partigianoaveva fatto esplodere un ordigno inVia Rasella mentre passava una colonnadi militari tedeschi e l’avevasuccessivamente attaccata. I nazistipersero complessivamente 33 uominicon numerosi feriti. Per rappresaglia,i tedeschi uccisero alleCave Ardeatine 335 italiani prelevatidalle carceri o rastrellati dopol’esplosione. Tra questi c’erano 75ebrei.Il comunicato che abbiamo riprodottoin apertura fu emanato intornoalle 22.55 del giorno successivo,24 marzo, dall’Agenzia “Stefani”e rappresenta la prima notiziapubblica dell’azione di Via Rasellae del massacro delle Fosse Ardeatine.I romani ne vennero a conoscenzail giorno dopo, 25 marzo,con l’arrivo dei giornali alle edicolee con la trasmissione da parte diRadio Roma, che mise in onda ildispaccio soltanto alle ore 16.Sono dati ormai definitivamenteaccertati che fanno giustizia dellemolte tutt’altro che disinteressateleggende nate intorno a quei tragicieventi.INNOCUI TERRITORIALI?La prima leggenda riguarda le truppetedesche colpite. Si è detto chequella di Via Rasella non era un’unitàcombattente, come se i suoiappartenenti fossero dei “vecialpìn” in disarmo, buoni per qualcheparata domenicale. La realtà èben diversa. La formazione in questioneera l’11ª compagnia del regiment “Bozen”di alto-atesini, in pieno assetto diguerra, dotata di armamento pesante,con al seguito un veicolo corazzatosu cui era montata una mitragliatrice.Il suo compito – e l’addestramentodei suoi uomini – erarivolto al controllo della popolazionee all’intervento in caso disommosse e insurrezioni. Stranamente,ma non troppo se si tieneconto dell’impatto dissuasivo chel’unità in questione doveva imprimeresulla popolazione da un puntodi vista anche psicologico, l’addestramentoprevedeva il pieno apprendimentodi una canzone chenella fattispecie era “Hupf, meinmädel” (salta, ragazza mia).Questi presunti innocui territorialiil 23 marzo sfilarono per le stradedi Roma con il colpo in canna (testimonianzadi Franz Bertagnoll).Apparteneva al “che il 3 marzo aveva uccisoa sangue freddo a Viale Giulio CesareTeresa Gullace, la popolanarievocata con l’indimenticabile interpretazionedi Anna Magnani in“Roma città aperta” di RobertoRossellini.Ma il nome del “sinistramente a lungo nei mesi successivi.Ecco come ne ha ricostruitola criminale attività Cesare De Simonein «Dopo la liberazione della città, lecompagnie 9ª e 10ª (l’11ª era statapraticamente annientata a Via Rasella)vennero inviate al Nord e nell’inverno1944-’45 presero parte,insieme alla Divisione SS “GöringPolizie, costituitaBozen” il motociclistaBozen” risuoneràRoma città prigioniera:Herman” e alla Brigata Nera “EttoreA 60 anni dalle Fosse Ardeatine«AVEVAMO FAME DI LIBERTÀ»di LUCIO CECCHINIIL 24 MARZO 194421ANNIVERSARIPATRIA INDIPENDENTE 22 FEBBRAIO 2004MutiPisanò ha scritto che era costituitada “avanzi di galera” – nostranel Nord-Est. La 9ª operòin Istria, la 10ª nelle vallate del Bellunese.Furono bruciati decine divillaggi, intere popolazioni passateper le armi come in Val di Bois e aForcà; i fucilati e gli impiccati neirastrellamenti cui partecipò il “saranno 800, tra combattentigaribaldini e civili inermi fra i qualidonne e bambini».” (quella di cui il fascista Giorgionota) ai feroci rastrellamenti antipartigianiBozen”LE MANIPOLAZIONIDELLA VERITÀL’altra leggenda riguarda la diffusionedelle notizie. Ci si sono esercitatiin molti, compresa persinoEdda Mussolini, la quale in un’intervistaa 1994 ebbe a dire: «Ma in ogni modo,dopo l’attentato i tedeschi avevanofatto appendere i manifesti intutta la città di Roma, ed eravamoin tempo di guerra!». Per proseguire:«Ma sì, voglio dire che dopoVia Rasella se i gappisti che avevanofatto esplodere i camion delleSS si fossero presentati entro leventiquattr’ore alle forze di poliziatedesche, non vi sarebbe stata nessunastrage. La rappresaglia tedescaera legata a una convenzionedi guerra, credo. In particolare,credo che si trattasse di un trattatostipulato all’Aja. Insomma non capiscoperché oggi debbano accusarequell’ufficiale che in fondo facevail suo dovere di soldato e probabilmentenient’altro». L’ufficiale inquestione era Erich Priebke, chesta scontando l’ergastolo per i criminicommessi alle Ardeatine.Nessuno stupore che la figlia delduce la pensasse in questo modo. Èincomprensibile invece che il giornalistanon le facesse rilevare chele cose da lei dette erano assolutamentefalse.In primo luogo perché i tedeschinon affissero alcun manifesto. Insecondo luogo perché non rivolseroalcun invito a consegnarsi agliautori dell’azione di Via Rasella. Interzo luogo perché la rappresaglianei confronti della popolazione civilenon è mai stata contemplatada nessuna convenzione internazionale,se non in circostanze particolarissime.Ma il castello di menzogne costruitoattorno ai fatti del marzo 1944 èduro a morire. Abbiamo già dettoche il comunicato della “Stefani”riprodotto in apertura costituì la primanotizia sull’azione partigiana esulla rappresaglia. A cose fatte, comediceva chiaramente la nota.La Stampa dell’8 maggioLE RISULTANZE PROCESSUALILo stesso Kesselring, comandantedelle forze tedesche in Italia, cherientrò a Roma alle sette di sera del23 marzo dal fronte di Anzio, messoal corrente, dopo essersi consultatoripetutamente con Berlino,emanò l’ordine: «Uccidete dieciitaliani per ogni tedesco. Esecuzioneimmediata». Questa affermazionefu fatta in sede processuale e ripetutamenteribadita: «Domandadella corte: faceste qualche appelloalla popolazione romana o ai responsabilidell’attentato prima diordinare le rappresaglie? Kesselring:Prima no. Domanda: avvisastela popolazione romana che stavateper ordinare rappresaglie nelleproporzioni di uno a dieci? Kesselring:no. [...] Domanda: ma voiavreste potuto dire: se la popolazioneromana non consegna entroun dato termine il responsabiledell’attentato fucilerò dieci romaniper ogni tedesco ucciso? Kesselring:ora, in tempi più tranquilli dopotre anni passati, devo dire chel’idea sarebbe stata molto buona.Domanda: ma non lo faceste? Kesselring:no, non lo feci».Quest’ultima domanda della corteè molto importante. Infatti le convenzioniinternazionali adombranola possibilità di ritorsioni sulla po-Via Rasella, alcuni minuti dopo l’attentato: un soldato della Feldgendarmeriecontrolla le finestre che danno sulla strada…… passanti rastrellati vengono fatti allineare in via Quattro Fontane,davanti a Palazzo Barberini.ANNIVERSARIPATRIA INDIPENDENTE 22 FEBBRAIO 2004 22coli e delle liste,335, 5 in più rispettoalla stessa proporzionedi uno adieci – Calcolai anche learmi e le munizioninecessarie. Cercaidi rendermi conto diquanto tempo avessia mia disposizione.Divisi i miei uominiin piccolesquadre che dovevanoalternarsi. Ordinaiche ogni uomosparasse solamenteun colpo,specificando che la pallottola dovevaraggiungere il cervello dellavittima attraverso il cervelletto, inmodo che nessun colpo andasse avuoto e la morte fosse istantanea».nota nostra).«UN CERTO MONTEZEMOLO»Joseph Raider, un disertore austriacoche riuscì a scappare nella confusionee che, riconosciuto, fu risparmiato,ha così descrittouno dei momentipiù toccanti:«Di fronte c’era uncolonnello, credo uncerto Montezemolo,dal volto già gonfioper le percosse e icolpi ricevuti, conun’enorme borsa sottol’occhio destro, il cuiaspetto stanco, matuttavia marziale ederoico non poteva nasconderele passatesofferenze. Tutti avevanoi capelli irti emolti erano incanutitinel frangente per leperdute speranze, assalitidal terrore o coltida improvvisa pazzia.In mezzo al frastuonoudii esclamareuna voce mesta e supplichevole:“Padre,benediteci!”. In quelmomento accaddequalche cosa di sopolazionecivile soltanto nel casosia dimostrato che la popolazionestessa è complice degli attentatorie rifiuta la loro consegna. Neppurequesto remoto invocato per sostenere la legittimitàdella repressione.Quindi, gli autori dell’azione diVia Rasella non ebbero alcunapossibilità di consegnarsi ai tedeschi.D’altra parte, si trattava diun’unità combattente che obbedivaal CLN e al legittimo governoitaliano, il quale aveva ordinato a«tutti gli italiani dei territori occupati,uomini e donne, di attaccareovunque e dovunque il nemico invasorenazifascista».Un’altra speculazione ignobile èquella relativa alla sfortunata circostanzache portò alla morte di ungiovinetto in conseguenza dell’azione.I gappisti fecero di tutto, finoa mettere a rischio se stessi el’esito dell’impresa, per allontanarealcuni ragazzini che giocavano apallone e altri civili dal luogo dell’esplosione.Purtroppo, il ragazzoin questione sopraggiunse quandoormai era impossibile sia avvertirlosia fermare l’esplosione.fumus può essere