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Aversa: nel 74 un internato, Aldo Trivini, denunciņ con un memoriale redatto in prima persona gli abusi, le violenze, le morti

Post n°8632 pubblicato il 24 Febbraio 2014 da cile54

CRONACHE DA UN MANICOMIO CRIMINALE

Libri & Conflitti. Cronache da un manicomio criminale, di Dario Stefano Dell’Aquila e Antonio Esposito, con  prefazione di Assunta Signorelli (edizioni Dell'Asino, euro, 12,00) Nel 1974 un internato, Aldo Trivini, denunciò con un memoriale redatto in prima persona gli abusi, le violenze, le morti che avvenivano tra le mura del manicomio criminale di Aversa. Questo documento, straordinario nella sua unicità, viene qui pubblicato integralmente per la prima volta. Da esso scaturì un processo che rese nota una terribile realtà. Tra passato e presente, a quarant’anni di distanza, due ricercatori ricostruiscono la vicenda, atroce e attuale, di quelli che oggi sono chiamati Ospedali psichiatrici giudiziari.

2.1 Un memoriale in Procura. Un grande cortile recintato con rete metallica conteneva un gran numero di questi ex cristiani; a circa 3 metri dalla rete con il muro di cinta percorso alla sua altezza da fili di corrente. Appena mi incamminai per raggiungere l’edificio, un buon numero di questi si attaccarono alla rete, guardandomi come se fossi un nuovo animale, che presto sarebbe stato fra loro.
Aldo Trivini

Il 6 dicembre 1974 un corposo memoriale di denuncia giunge alla Pretura di Aversa, in provincia di Caserta. Il memoriale, oltre sessanta fogli dattiloscritti, è presentato da Aldo Trivini e denuncia le infernali condizioni di detenzione all’interno del manicomio giudiziario di Aversa. Trivini, che nel manicomio è stato internato tra il 1972 e il 1974, dichiara di essere stato “sottoposto ad ogni genere di maltrattamenti e abusi da parte dei pubblici ufficiali addetti alla custodia” e di voler denunciare “fatti e avvenimenti
di cui è stato personalmente vittima o testimone”. Al memoriale sono allegate le testimonianze di altri sei internati, raccolte e trascritte su nastri registrati da Trivini con l’aiuto dei suoi legali. Il manicomio criminale di Aversa è molto noto, forse tra tutti quello più famoso, anche per i “casi” che hanno avuto un grande risalto nella cronaca nera. In quegli anni vi sono rinchiusi circa settecento persone (tra le quali anche una ventina di minorenni), circa un terzo delle persone internate nei manicomi criminali
in Italia. Vi sono impiegati quasi duecentocinquanta agenti di polizia penitenziaria. Non è questa la prima denuncia sulle inumane condizioni di detenzione del manicomio criminale e sulla gestione ultradecennale del suo direttore, lo psichiatra Domenico Ragozzino1. Di certo è la denuncia più articolata, e non è presentata in forma anonima. Forse sono questi i motivi, oltre che per il clima di attenzione sui manicomi che di lì a breve si andrà a determinare, per i quali, questa volta, non è tanto semplice procedere a un’archiviazione.
In ogni caso, per quasi un mese la denuncia non produce effetti. Gli avvocati di Trivini inviano un primo sollecito ad avviare le indagini il 23 dicembre, che non sembra sortire risultati. Poi, nei primi giorni del mese di gennaio, compare sui quotidiani la storia di Antonietta Bernardini, morta bruciata viva nel manicomio giudiziario femminile di Pozzuoli, dove era internata. Una storia drammatica che scuote l’opinione pubblica. Il 27 dicembre 1974 la donna è nella sezione “agitate e coercite”, legata al letto
di contenzione. A causa di una sigaretta, il materasso prende fuoco e le fiamme si sviluppano così rapidamente che, quando riescono a liberarla, non c’è nulla da fare. Il suo corpo è ormai ricoperto di ustioni e la morte giunge dopo un’agonia lunga quattro giorni: il 31 dicembre Antonia Bernardini si spegne all’ospedale Cardarelli di Napoli2. La notizia della morte viene appresa persino dall’autorità giudiziaria con un ritardo di alcuni giorni, il 4 gennaio 1975. Le indagini che ne scaturiscono danno luce a una biografia di abbandono e indifferenza. Si scopre che la Bernardini era internata da oltre un anno per un episodio banale, una lite con un pubblico ufficiale alla stazione di Roma Termini.
Il movimento di Psichiatria democratica è, in quegli anni, in uno dei punti più alti e forti della sua storia. Sulla stampa si apre un dibattito sui manicomi giudiziari come parte del più ampio discorso di critica alle istituzioni manicomiali. Sergio Piro, sulle pagine di “Il Mattino”, commentando il tragico episodio, definisce i manicomi giudiziari “luoghi di segregazione che hanno tutti gli aspetti più neri delle prigioni e dei manicomi contemporaneamente”, e spiega che “la camicia di forza e il letto di contenzione sono la tangibile dimostrazione della violenza e sono, insieme, il simbolo più chiaro di come si possano trattare esseri umani sofferenti e sconfitti”3.
L’11 gennaio gli avvocati di Trivini sollecitano nuovamente la Procura a intervenire. Per rafforzare le loro argomentazioni, presentano la nuova testimonianza di un altro internato che denuncia le violenze subite nel manicomio, e gli eventi prendono una piega diversa. Le notizie cominciano a trapelare, il tema dei manicomi criminali è divenuto rilevante per l’opinione pubblica, non è più possibile attendere. Il 16 gennaio la Procura di Santa Maria Capua Vetere dispone, per il pomeriggio del giorno stesso, una visita ispettiva nel manicomio criminale. Non è un caso: quella mattina sul quotidiano “Il Mattino” è apparso un articolo che riprende brani del memoriale di Trivini4. Inizia così una storia della quale nessuno prevede la fine.

Dario Stefano Dell’Aquila giornalista e ricercatore, si occupa di psichiatria e vulnerabilità sociale. Ha scritto in A occhi aperti. Le nuove voci della narrativa italiana raccontano la realtà (Mondadori 2008) e Se non ti importa il colore degli occhi. Inchiesta sui manicomi giudiziari (Filema 2009).

Antonio Esposito giornalista e ricercatore, si occupa di psichiatria e razzismo. Ha curato A distanza d’offesa (2010), Carta straccia. Economia dei diritti sospesi (2011), e Come camaleonti davanti allo specchio. La vita negli spazi fuori luogo (2013), tutti per Ad est dell’equatore.

Cronache da un manicomio criminale
di Dario S. Dell'Aquila, Roberto Esposito
Edizioni dell'Asino - Collana: I libri necessari
ISBN: 8863571201 - Pagine: 187 - euro 12,00

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Roma, 12 maggio 1977

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