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« IL PUNTO francoELEZIONI 13 E 14 APRILE »

"NAZIROCK" CENSURATO IN SALA

Post n°1150 pubblicato il 10 Aprile 2008 da cile54
Foto di cile54

Oscurato Il docu-film

sui "cuori neri" di oggi

Silenzio bipartisan di stampa e tv

Se siete tra quelli che si strappano i capelli per i precedenti penali di Silvio Berlusconi, vi siete mai chiesti perché della condanna a nove anni per banda armata di Roberto Fiore, capo assoluto di Forza Nuova, non si parla mai? Anzi, Vespa e Mentana lo invitano e lo intervistano con i guanti bianchi, non chiedendogli mai conto dei raid punitivi che i "suoi" ragazzi compiono tutt'ora. «Né gli hanno mai mostrato spezzoni del mio film, come quello in cui su uno striscione in un suo raduno c'è scritto "Più nazifascismo". Lo ha fatto solo Formigli a Sky Tg24». A parlare è Claudio Lazzaro, già giornalista e inviato di guerra e da pochi anni documentarista impegnato, che ha deciso di fare informazione e inchiesta attraverso l'immagine cinematografica. Ha aperto la Nobu (che sta per no budget) dove attraverso le tecnologie a basso costo e la quasi assenza di finanziamenti cerca (e trova) un percorso di libertà e indipendenza.

Così nacque Camicie verdi , sulla Lega Nord, così ora è nato NaziRock , piccolo capolavoro sui giovani dell'estrema destra e la loro musica, dalla loro Woodstock (Viterbo 2006) ai gruppi "underground". Troppo vero e pericoloso, forse, e così l'hanno censurato. Vizio consueto di un'Italia terrorizzata dalle voci fuori dal coro, ma non da saluti romani e inni alla violenza. «Volevo raggiungere i giovani, quelli con meno dimestichezza con le librerie (l'opera è nella collana "Feltrinelli Real Cinema", in vendita dal 3 aprile) e più inclini a cadere nella trappola dei falsi miti. Dal 4 aprile il film doveva essere a Roma al Politecnico Fandango e a Milano all'Anteo, ma una diffida dei legali di Forza Nuova ha bloccato tutto: si preannunciava una causa nei miei confronti, per diffamazione - ovviamente nessun passo in tal senso è stato ancora fatto - e di conseguenza anche verso chi avrebbe proiettato NaziRock (oltre al danno la beffa: la diffida sottolinea l'assenza della liberatoria per le canzoni!). Le sale hanno annullato tutte le proiezioni. La censura è stata subito introiettata da tutti: silenzio mediatico, alcune librerie non vendono più neanche il cofanetto. L'intimidazione è riuscita, ho anche ricevuto mail da molti cineclub romani che volevano, tutti insieme, proiettare il film, in reazione a quanto avvenuto. Ma che si dicevano impossibilitati a farlo perché non sapevano come difendersi da eventuali spedizioni punitive. Un clima mostruoso». Quello che Fiore & C. sanno fare meglio. Ma c'è chi, avendo fatto la Resistenza, di loro non ha paura. «L'Associazione dei partigiani ha lanciato una doppia sfida: non solo proietta in pubblico il film, nel giorno della Liberazione (il 25 aprile alla Casa della Memoria e della Storia a Roma), ma se ne assume anche la responsabilità morale e giuridica. Lo ha fatto con Massimo Rendina, due infarti e ultraottantenne, che mi ha chiamato con voce sofferente dall'ospedale dopo aver visto Nazirock ».

A Fiore sono bastati dei filmati su youtube, nonostante i molti illustri intellettuali di destra (sembra un ossimoro, ma esistono) che avevano riconosciuto l'onestà intellettuale di Lazzaro. E' chiaro che la paura del ducetto italo-londinese è tutta elettorale. « Camicie verdi uscì due mesi prima del referendum sulla devolution e mostrò agli italiani la vera faccia di chi gliela stava vendendo e anche ora, questo film potrebbe essere utile per capire chi sta sulle liste elettorali. Di quelli che compaiono di fronte alla mia macchina da presa, Alessandra Mussolini sta con Berlusconi, Luca Romagnoli - che dice di non avere elementi per confermare o negare le camere a ga s- con Storace e Santanchè, e Roberto Fiore corre da solo. Il problema di questo sdoganamento è serissimo».

E' soprattutto anticostituzionale e illegale, la procura di Roma sta valutando, in seguito alla visione del film, di aprire indagini per incitamento alla violenza e apologia di fascismo. Ma Lazzaro rimane solo, nessun politico a invitarlo a un suo comizio, a offrirgli uno schermo, né tantomeno i colleghi giornalisti. «E' un paese, il nostro, sconvolto dalla paura del cambiamento, non sa cavalcarlo, soprattutto i giovani non hanno gli strumenti culturali per capirlo e si rifugiano nella mentalità reazionaria: no agli stranieri, no all'emancipazione della donna, no a tutto. Certe ideologie sono la trappola in cui cadono. La conoscenza della storia, l'istruzione potrebbe "salvarli" ma la società non gli ha dato nulla di tutto questo». E ora gli nega anche un film che potrebbe farli riflettere, lasciandoli in balia di questa «industria della paura, di cui loro sono le prime vittime».

 

Boris Sollazzo

Liberazione

09/04/2008

 
 
 
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