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« Acqua del rubinetto all...In 5 all’inizio, a 45 me... »

Pochi fondi e scarsa prevenzione. Il 30 per cento scopre di essere affetto allo stadio conclamato

Post n°4081 pubblicato il 02 Dicembre 2010 da cile54
Foto di cile54

Sull’Aids l’Italia manca la meta

Nella Giornata mondiale dedicata al contrasto del virus dell’Hiv, soltanto nel nostro Paese la malattia colpisce 150mila persone. Il virologo Dianzani: «Il 30 per cento scopre di essere affetto allo stadio conclamato».

Soltanto nel nostro Paese sono 150mila le persone sieropositive. Alla vigilia della Giornata mondiale dedicata alla lotta all’Aids, il ministro della Salute Ferruccio Fazio ha intimato di «non abbassare la guardia». Ma con quali strumenti è ancora poco chiaro. Al tavolo con le associazioni che si occupano dell’incidenza della malattia in Italia, il ministro ha promesso di nominare presto i membri della Commissione nazionale Aids e della Consulta delle associazioni il cui mandato è ormai congelato al luglio 2010, data dell’ultima proroga decisa dal governo. Nel nostro Paese non solo due organismi importanti nel controllo di questa malattia sono inattivi, ma il contributo dovuto dall’Italia al Fondo globale per la lotta contro l’Hiv/Aids, la tubercolosi e la malaria (la cui istituzione il nostro Paese ha caldeggiato sin dalle origini) non è stato erogato.

 

Secondo un rapporto di ActionAid presentato ieri, «negli ultimi due anni il nostro Paese è l’unico tra i donatori a non aver versato le proprie quote al Fondo, circa 130 milioni di euro all’anno. Sommate al contributo straordinario di 30 milioni di dollari promesso durante il G8 dell’Aquila dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, l’ammanco italiano sale a circa 280 milioni di euro». «Chiediamo siano ristanziati i fondi della ricerca», ha aggiunto Daniela Lorenzetti di Anlaids nazionale, «e che l’accesso ai test sia facilitato». Gratuiti e riservati, gli esami clinici «in molte regioni risultano a pagamento e consegnati in busta chiusa alla persona, senza che si svolga l’attività di counseling prevista per legge», ha denunciato Lorenzetti. Una realtà «allarmante» che si riscontra «a macchia di leopardo un po’ in tutta Italia», ha chiarito la responsabile di Anlaids aggiungendo di aver fatto pervenire al ministro i risultati dell’indagine conclusa a febbraio scorso.

 

L’importanza dello svolgimento dei test, implicitamente riconosciuta dalla legge che con la gratuità vuole assicurarne l’accesso, è stata confermata da Ferdinando Dianzani, docente di virologia, tra i massimi esperti della materia e attualmente responsabile del comitato etico dello Spallanzani di Roma. «La situazione italiana sta peggiorando perché la gente non ha la consapevolezza del pericolo», ha dichiarato a Terra il professore. «Oltre il 30 per cento delle diagnosi avviene quando il paziente è già in fase di Aids conclamata e questo riduce sensibilmente le attese di vita». Per ovviare alla poca prevenzione «serve intensificare le campagne di informazione», soprattutto di fronte al dato incontrovertibile che la malattia non risponde più al cliché dell’omosessuale o del tossicodipendente.

 

«Quel pregiudizio si sta lentamente smontanto», ha valutato Dianzani, «anche se la diffusione del virus non ha portato con se’ una maggiore attenzione». Secondo l’Istituto nazionale di Sanità, infatti, gli eterosessuali sono i più colpiti (65,4%). Nel 90 per cento dei casi, poi, l‘Hiv si trasmette per via sessuale, contrariamente al primo decennio dell’epidemia quando, in oltre il 70% dei casi, veniva acquisito attraverso la tossicodipendenza.

Dina Galano

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Giorgiana Masi

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