RACCONTI & OPINIONI

È la fonte fossile più inquinante: quasi la metà delle emissioni mondiali di CO2. Da noi raddoppia la produzione?


Imporre uno stop al micidiale carbone   E' la fonte fossile più inquinante che esiste, circa il triplo del gas. Il carbone produce infatti quasi la metà delle emissioni mondiali di CO2, garantendo circa il 40 per cento della produzione globale di elettricità. Nel 2010 l’uso del carbone su scala globale è cresciuto dell’8 per cento rispetto al 2009. «Agli attuali tassi di sviluppo - denuncia Greenpeace - le emissioni dalla più sporca fonte fossile sono destinate ad aumentare almeno del 60 percento entro il 2030». Se così fosse, gli effetti per l’ambiente e per la salute delle persone sarebbero devastanti. Perché il carbone inquina lungo tutto il ciclo, dall’estrazione fino alla combustione: «Deforestazione e distruzione di interi ecosistemi per le miniere - continua Greenpeace -, contaminazione di suoli, acque superficiali e di falda, problemi di salute sia dei lavoratori che dei cittadini che vivono nei pressi degli impianti di estrazione, prodotti di scarto che veicolano nell’ambiente composti tossici come mercurio e arsenico». La combustione del carbone disperde nell’aria solfuri, nitrati, metalli pesanti e polveri sottili. Le micidiali Pm10 responsabili di malattie sempre più diffuse negli ambienti urbani. Non per niente la metà di tutto il mercurio immesso in atmosfera (mille tonnellate l’anno), proviene proprio dalle centrali a carbone, prima fonte al mondo di dispersione di questo metallo pesante che si accumula nell’organismo con grave effetto neurotossico. Poi ci sono le emissioni di gas serra. Un impianto a carbone da 500 MW di potenza, produce ben 3 milioni di tonnellate di CO2 all’anno. Agli attuali trend di crescita dell’uso di questa fonte, non torneremo ai tempi della prima rivoluzione industriale dell’Ottocento, quando città come Londra erano nere di carbone. Ma di certo «non avremo alcuna speranza di limitare gli effetti più devastanti e irreversibili dei cambiamenti climatici», denunciano da tempo le associazioni ambientaliste, che chiedono di «abbandonare al più presto la nostra dipendenza da questo combustibile fossile». Nel 2007, secondo Greenpeace, i costi sanitari e ambientali del carbone ammontavano a circa 356 miliardi di euro. Peccato che non vengano mai conteggiati e visto il prezzo del carbone, molto basso sul mercato, si continuino a costruire nuove centrali. Anche in Italia. «Oggi almeno il 13 per cento della nostra elettricità viene dal carbone - denuncia Edoardo Zanchini, responsabile Energia di Legambiente - e l’Enel sta per aprire la centrale di Civitavecchia (Rm), una struttura immensa, vuole riconvertire anche Porto Tolle (Ro) e in tutta Italia ci sono almeno altri 5 progetti di impianti analoghi. L’obiettivo di chi utilizza il carbone nel nostro Paese è almeno di raddoppiare la produzione». Il sistema europeo di compensazione delle emissioni, l’emission trading previsto dal protocollo di Kyoto, dovrebbe rendere più costoso inquinare per le aziende. «Peccato che l’Italia su questo punto traccheggia, il metodo è ancora in itinere», continua Zanchini. «In futuro dovrebbero pagare ma l’obiettivo delle società energetiche è ovviamente scaricare sulla collettività, i costi di queste future sanzioni che gli arriveranno». Quasi tutti i Paesi che dispongono di grandi riserve di questo fossile, continuano ad usarlo. A partire dalla Cina, dove la combustione del carbone sarebbe la prima fonte di inquinamento atmosferico, responsabile di almeno 350mila morti l’anno. «I nostri 13 impianti a carbone dobbiamo convertirli a gas, visto che già abbiamo il parco di centrali a metano più grande d’Europa che ci garantisce oltre il 65 per cento della nostra elettricità, e continuare sulla strada delle rinnovabili», conclude il responsabile Energia di Legambiente. Alessandro De Pascale 26/04/2011www.terranews.it