RACCONTI & OPINIONI

Il futuro è di chi non teme di difendere per esempio la nostra Costituzione e le scelte che da lì ne derivano


'Tante piccole piazza Statuto' Quasi mezzo secolo fa a Torino gli operai metalmeccanici presidiarono la sede della Uil che aveva firmato un accordo separato con la Fiat. Ne seguirono scontri furiosi con la polizia ma quello fu l’inizio di una fase straordinaria che culminò con l’autunno caldo. Oggi è quasi tutto lo schieramento sindacale ad essere contestato qua e là. Un po’ come allora ma senza una sponda politica e con un mondo del lavoro frammentato. Il 7 luglio del 1962 a piazza Statuto, uno dei luoghi più centrali di Torino, successe un fatto straordinario. La Fiom e la Fim cittadine proclamarono uno sciopero di tutti i metalmeccanici torinesi, a sostegno della vertenza Fiat. La fermata dal lavoro, che riuscì completamente, ben presto però si trasformò in qualcosa d’altro. Nel corso della mattinata si venne a sapere che la Uil e il sindacato giallo Sida avevano raggiunto un accordo con la dirigenza Fiat. I lavoratori, già esasperati da una lunga battaglia, si diedero appuntamento appunto in piazza Statuto, proprio di fronte alla sede della Uil, presidiata dalla polizia. Ne nacquero degli scontri che si protrassero fino al 9 luglio. Ci furono almeno mille arresti, moltissime denunce. Il Pci venne colto di sorpresa da un episodio di contestazione così radicale e così arrivarono le solite accuse: i lavoratori indignati divennero provocatori, teppisti, irresponsabili o anarchici. Solo più tardi si capì che quello era un vero e proprio episodio di lotta di classe, il primo di quel soggetto politico e sociale che era l’operaio massa, da quel momento protagonista di una lunga e fruttuosa battaglia per i diritti propri e poi di tutta una società che da allora fino agli anni ’70 conobbe un avanzamento sociale, politico e culturale senza precedenti nella Storia del Paese. La situazione attuale certo è molto diversa e decisamente in peggio. Il mondo del lavoro è frammentato, i sindacati non riescono o non vogliono tutelare chi, per definizione, dovrebbero tutelare, la sinistra italiana sembrerebbe una specie in via di estinzione. Il precariato la fa da padrone e anche un sindacato come la Fiom, come si evince dal caso Bertone, non ce la fa da sola a sostenere una politica fatta di sacrosanti principi. Ma qua e là non mancano episodi positivi, tante piccole piazza Statuto potremmo dire. Le contestazioni che ormai da qualche tempo a questa parte sono costrette ad incassare la Cisl, la Uil e anche la Cgil, sono l’emblema di una insofferenza che deve solo trovare il modo di coordinarsi efficacemente per cominciare ad incidere. Qualche sabato fa i precari sono scesi in piazza, gli immigrati ancora non riescono ad organizzare un vero e proprio sciopero ma prima o poi ci riusciranno, senza dubbio. E gli squallidi tentativi di ieri di far aprire i negozi il primo Maggio, per svilire il significato di quella ricorrenza, hanno suscitato proteste vigorose. Il futuro insomma non è dei moderati, o, peggio ancora, di chi si accoda alle scelte padronali. E invece di chi non teme di difendere per esempio la nostra Costituzione e le scelte che da lì ne derivano, in questo caso in termini di difesa della dignità di chi lavora. Altrimenti le contestazioni non faranno che aumentare e di episodi come quello da noi ricordato ce ne saranno a iosa. Con una differenza rispetto al 1962. Che allora una sponda politica e sindacale forte c’era, tanto che sette anni dopo il sindacato divenne protagonista di uno splendido e vincente autunno caldo. Ma ora? Qualcuno cominci a riflettere prima che sia troppo tardi. Vittorio Bonanni 02/05/2011www.controlacrisi.org