RACCONTI & OPINIONI

La legge fu approvata dal Parlamento il 22 maggio 1978, ripetuti negli anni i tentativi di bloccarla


30 anni fa il referendum sull'aborto Ha diviso la politica, e le coscienze. Ma, nonostante i moniti della Chiesa e l'appoggio della Dc, trent'anni fa, il 17 maggio del 1981, il 68% degli italiani decise di mantenere in vigore la legge 194 sull'interruzione volontaria di gravidanza cosi' com'era. E come e' ancora oggi, uguale a come era stata approvata dal Parlamento il 22 maggio del 1978, nonostante si siano ripetuti negli anni i tentativi di ritoccarla. Un dibattito che si e' piu' volte riacceso, soprattutto nell'ultimo decennio, tra chi e' convinto che sia arrivato il momento di una 'revisione' della legge e chi pensa invece che sia ancora piu' che attuale, e che semmai deve essere applicata meglio. Le 'norme per la tutela sociale della maternita' e sull'interruzione di gravidanza' stabiliscono che qualsiasi donna, per motivi di salute, economici, sociali o familiari, puo' richiedere l'interruzione della gravidanza entro i primi 90 giorni di gestazione. Intervento che deve avvenire in strutture pubbliche, o private convenzionate. Si prevedono anche azioni educativo-formative per prevenire l'aborto, e si consente ai medici che dissentono l'obiezione di coscienza. Ottenuta dopo un'imponente mobilitazione delle donne e delle femministe, e' stata considerata una ''conquista'' in termini di diritti civili, perche' permise alle donne di liberarsi dalla clandestinita' dell'aborto e dalle morti e dalle malattie che procurava. Tanto che, appunto, di fronte ai due referendum, uno proposto dai Radicali per ampliarla, e uno proposto dal Movimento della Vita per restringerla, la maggioranza degli italiani si espresse per mantenere la legge nel suo impianto. Entrambi i quesiti furono infatti respinti: la proposta radicale ottenne l'11,6% di si' e l'88,4% dei no, mentre la proposta del Movimento per la vita il 32% di si' e il 68% di no. Quello sull'aborto pero' e' un dibattito che non si e' mai sopito, diventando ad esempio oggetto dell'ultima campagna elettorale per le elezioni politiche del 2008, dopo il lancio della campagna per la 'moratoria dell'aborto' da parte del Foglio di Giuliano Ferrara, che si era poi presentato alle elezioni con la sua lista 'pro-life' 'Aborto? No grazie'. Un dibattito che oggi si e' di nuovo riacceso in seguito all'introduzione della pillola abortiva Ru486. In effetti, ammette il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella, ''c'e' un problema di compatibilita' delle nuove tecniche farmacologiche, compresa la pillola dei cinque giorni dopo'' con l'impianto della legge. La linea di azione del governo, pero', che ha presentato lo scorso anno un 'Piano federale per la vita' non va in direzione di una modifica della legge, che ha ''alcuni punti positivi come il fatto di prevedere l'aborto solo in strutture pubbliche, senza che nessuno ci guadagni'' ma di arrivare a una sua ''migliore applicazione, soprattutto della prima parte'', quella a ''tutela della maternita' e per la prevenzione''. L'obiettivo e' quello di ''lavorare con le Regioni'' per avere una sua ''applicazione omogenea''. 14/05/2011