RACCONTI & OPINIONI

Comunicato di Medicina Democratica: per i 5 morti alla Tricom Galvanica l'accusa aveva chiesto 12 anni e 8 mesi


VERGOGNOSA ASSOLUZIONE DELLA TRICOM DI TEZZE SUL BRENTA  (ANSA) - VICENZA, 24 MAG - ''Tutti assolti perche' il fatto non sussiste''. E' la sentenza del gup Deborah De Stefano del Tribunale di Bassano del Grappa, nei confronti dei tre imputati che dovevano rispondere delle morti di cinque dipendenti della Tricom-Pm galvanica di Tezze sul Brenta (Vicenza). Il procuratore capo Carmelo Ruberto per i tre imputati aveva chiesto complessivamente dodici anni e otto mesi per omicidio colposo plurimo, lesioni gravissime ed omissione di cautele. Questo lo scarno comunicato ANSA Come MD eravamo presenti  in quanto parte civile e siamo rimasti assolutamente colpiti dalle parole di assoluzione del giudice De Stefano dopo 10 minuti di camera di consiglio. Difficile accettare una sentenza che manda assolti dei responsabili di azienda per la morte di lavoratori esposti a sostanze tossiche e cancerogene e all’interno di un ambiente di lavoro dove delle leggi sul lavoro e delle sicurezza nulla si sapeva (o si evitava di sapere). L’assoluzione, per ora in primo grado, significa che è stato dato ragione alle difese. Queste hanno sostenuto che i lavoratori sono morti a causa del fumo di sigaretta, il cromo esavalente (sostanza cancerogena nota) non c’entrava niente. Abbiamo anche appreso un’ulteriore novità: il DPR 303 del 1956 prescriveva all’articolo 20 non la rimozione delle poveri dall’ambiente di lavoro, ma – secondo le difese – l’eliminazione degli odori molesti. Il rapporto causa effetto  fra malattia e morte per tumore ed esposizione a sostanze cancerogene è indimostrabile. I periti epidemiologi, compresi quelli del giudice, hanno sbagliato tutto perché l’epidemiologia non basta. I numeri sono troppo piccoli, non si può dire che ci sono state morti (dei lavoratori) in eccesso, rispetto alla popolazione. Insomma, occorre essere garantisti… quindi i lavoratori uccisi dal cromo , dal nickel e da altre sostanze tossiche, non sono mai esistiti. Una conclusione che come si diceva è avvenuta dopo dieci minuti di camera di consiglio senza attendere che in aula arrivasse l’unico avvocato di parte civile e, dopo che, nella precedente udienza (17 maggio), allo stesso avvocato era stato impedito di svolgere l’arringa come stava iniziando a fare. Come per la prima sentenza a Marghera contro Montedison ed Enichem ingiustizia è stata fatta. Come allora il ricorso in appello è inevitabile, ma ancora più inevitabile è la lotta per il diritto alla salute, contro l’accettazione di qualsiasi condizione di lavoro in nome dell’occupazione, ma in sostanza per salvaguardare sempre e comunque il profitto. Milano,   24 maggio 2011 Fulvio AuroraMedicina Democratica