RACCONTI & OPINIONI

Un risultato reso possibile da una grande solidarietà tra portuali a prescindere dalle imprese di appartenenza


La lotta dei portuali triestini vince sui ricatti dei padroni La lotta paga. I portuali triestini, dopo sei giorni di sciopero che hanno completamente bloccato lo scalo della città giuliana, hanno vinto il primo round di una durissima, e ancor lunga, battaglia: nessuno di loro resterà senza lavoro.Dopo lunghe e difficili trattativa i sindacati hanno sottoscritto con l'Autorità Portuale e imprenditori un accordo articolato in due fasi. La prima deve rispondere alla situazione di emergenza venutasi a creare con la messa in liquidazione della Cooperativa Primavera che occupa 98 persone e con il licenziamento di 8 portuali di Ideal Service: si procederà attraverso l'allargamento del bacino del "lavoro portuale temporaneo" attualmente esistente a Trieste.Questa soluzione tampone dovrebbe consentire di avviare un percorso per arrivare alla costituzione di una vera e propria Agenzia del Lavoro (il comma 5 dell'articolo 17 della Legge sui Porti) in grado di assorbire i lavoratori dipendenti della cooperativa Primavera ed eventualmente anche di altri soggetti. Si tratta di una strada difficilissima lungo la quale i portuali triestini incontreranno il Ministero dei Trasporti a cui compete approvare la soluzione individuata.Ma nel frattempo i lavoratori del Porto di Trieste festeggiano la loro vittoria: un risultato reso possibile da una grande solidarietà tra portuali a prescindere dalle imprese di appartenenza. Ai cancelli c'erano i lavoratori di tutte le imprese nelle quali è stato frammentato il lavoro portuale a Trieste. Dove i padroni hanno frazionato il lavoro, la lotta ha ricompattato in maniera mai vista prima i portuali, tutti decisi a non mollare. Il risultato conseguito è assai importante soprattutto se si tiene conto del pesante attacco a cui sono stati soggetti i portuali in questi giorni.Addirittura è stata agitata la minaccia che le compagnie di navigazione avrebbero spostato le loro rotte sulle vicine Koper e Rijeka. Ma stavolta la solidarietà operaia è stata più veloce dei piani del capitale: portuali sloveni e croati hanno raggiunto Trieste per manifestare solidarietà ai portuali in lotta e, soprattutto, per sottoscrivere un documento con il quale i lavoratori dei tre paesi adriatici si impegnano ad evitare forme di concorrenza tra loro.I portuali sloveni si riconoscono nella lotta dei colleghi triestini anche dal punto di vista della segmentazione: "Da noi i portuali rimasti alle dipendenze dello Stato sono tutelati dal contratto nazionale; ma quelli dipendenti dalle imprese private vivono condizioni di schiavismo: ricevono dai 2 ai 5 euro all'ora, arrivano anche a 420 ore di lavoro al mese e sono costretti a fare anche tre turni consecutivi".Addirittura i principali terminalisti di Trieste si sono spinti ad attaccare le richieste dei lavoratori bollandole come un "tentativo di riportare i porti al vecchio monopolio della Compagnia". Ma di quale monopolio stiamo parlando? Potrebbe spiegarcelo Samer Shipping che dispone di ben 4 autorizzazioni in altrettanti terminal nel solo Porto di Trieste parte delle quali concentrate nelle stessa tipologia di servizio (traghetti).Oltre ad aver acquistato Seaway e parte della società Minerva. E forse, a proposito di monopoli, avrebbe qualcosa da dirci anche Maneschi che al tempo stesso è agente generale di Evergreen Italia, terminalista al Molo VII con TMT, proprietario di una quota della cooperativa Primavera e di una quota della Minerva. Oltre che della Compagnia di Monfalcone. In questi anni si è perseguita nel Porto di Trieste la compressione del costo del lavoro anche arrivando a strangolare quelle imprese che cercavano di applicare il contratto nazionale di lavoro.Tra queste, appunto, la Primavera che applicando correttamente il contratto nazionale e le disposizioni in materia di sicurezza si è trovata con il Bilancio in rosso a causa di una tariffa ormai insufficiente a coprire i costi vivi: "se la compagnia, prima del 2005, operava con una tariffa di 20,6 euro; adesso dopo anche aver tolto i mezzi meccanici, la tariffa pagata dai terminalisti è crollata a circa 6 euro: con queste cifre reggere è impossibile per chiunque".Una soluzione per superare la frammentazione del lavoro portuale e fornire maggiori garanzie salariali e sociali ai portuali era stata avanzata proprio dalla Primavera con uno specifico Piano Industriale che avrebbe messo assieme quattro cooperative in grado di ricevere lavoro da due terminalisti. Il progetto non ha ricevuto risposta. Molto meglio lasciar morire queste realtà per poter disporre in maniera ancor più libera del lavoro portuale.Per questo la battaglia al Porto di Trieste sarà ancora dura e lunga.I "muli" hanno vinto la prima tappa, ma presto saranno di nuovo nel mirino. Non vanno lasciati soli. Matteo Gaddi27/05/2011www.liberazione.it