RACCONTI & OPINIONI

I poteri forti annidati nei due schieramenti che si dividono le sedie del Parlamento sono già all'opera


E MENTRE NOI SUDIAMO PER IL QUORUM I PADRONI PREPARANO LO SCIPPO "BIPARTISAN" SULL'ACQUA I giornali dei nostri avversari devono essere letti sempre con accuratezza, perchè ci sono notizie che difficilmente possiamo sapere. E' il caso del sole 24 ore, giornale della confindustria che ci anticipa come i padroni dell'acqua intenderanno muoversi appena un minuto dopo l'esito dei referendum. Come? Con una legge scippo bipartisan, firmata guarda caso dagli stessi attori che in questi anni sono stati protagonisti delle scellerate legge per le privatizzazioni dei nostri servizi. Così veniamo a sapere che «Finita la bagarre referendaria, forse si potrà tornare a ragionare». Questo il senso della petizione avviata da Armando Massarutto, un "luminare" dell'acqua in Italia, cosi di dice il sole 24 ore, docente di politica economica a Udine e direttore dell'Istituto Iefe (Bocconi). Con lui 258 da Franco Bassanini ( si quello della famigerata legge Bassanini ) a Pippo Ranci, da Tito Boeri a Luigi Spaventa, da Andrea Boitani a Marco Ponti. Riportiamo qui di seguito per intero l'articolo del sole 24 ore che in qualche modo è tutto un programma e che la dice lunga su quanto dovremmo vigilare per evitare che una eventuale vittoria sia scippata dalla solita melassa trasformista che abbiamo visto già operare con efficacia per le elezioni amministrative di comuni di grandi dimensioni. Vinciamo il referendum e poi difendiamo la vittoria.  12/06/2011  DAL SOLE 24 ORE Articolo di Giorgio Santilli ROMA «Finita la bagarre referendaria, forse si potrà tornare a ragionare». Lo afferma la petizione avviata da Armando Massarutto, un "luminare" dell'acqua in Italia, docente di politica economica a Udine e direttore dell'Istituto Iefe (Bocconi). Con lui 258 nomi ad ampio spettro di opinioni politiche, da Franco Bassanini a Pippo Ranci, da Tito Boeri a Luigi Spaventa, da Andrea Boitani a Marco Ponti. Si diffonde l'idea che dietro i due referendum sull'acqua (e sugli altri servizi pubblici locali) si nasconda un inganno. L'Italia politica si accalora ma le consultazioni non porteranno soluzioni ai problemi reali del Paese e dell'economia. Anzi, c'è il rischio che una vittoria del sì provochi un ulteriore rallentamento, se non il blocco, di investimenti e miglioramenti gestionali di cui l'Italia ha bisogno. Si fa strada l'idea che una legge per l'acqua sia necessaria comunque dopo la consultazione per creare un quadro normativo e culturale chiaro. Scrive un liberalizzatore come Franco Bassanini sul rapporto sui servizi pubblici locali che Astrid ha pubblicato con Maggioli che l'affidamento ai gestori privati, sulla base di una gara, non deve avvenire nell'interesse privato, ma nell'interesse generale. Non si può prescindere, per avere questo risultato, da amministrazioni pubbliche più forti nelle funzioni di programmazione, controllo e regolazione. Il gestore, poco importa se pubblico o privato, deve essere scelto per svolgere al meglio l'interesse pubblico. Dovrebbe essere il primo punto della nuova legge. Il secondo è che la gara è sempre meglio di un affidamento senza gara. Garantisce trasparenza e confronto fra offerte e soggetti diversi. Deve essere ben strutturata, il bando scritto come si deve. Ma il ritorno all'in house, no grazie. Esalta tutti i conflitti di interesse possibili. Su questo punto la riforma Fitto-Ronchi è un indiscutibile passo avanti. Terzo. La partecipazione del cittadino e dell'utente. La proponeva la direttiva Ue 2000/60, ma in Italia non si è fatta alcuna sperimentazione. L'asimmetria informativa fra gestore, utente e regolatore è enorme. La regolazione debole non ha aiutato, ha contribuito a far sentire i cittadini esclusi dal processo di formazione delle decisioni sulle tariffe e sul servizio. Quarto, la qualità del servizio. Il Conviri, appena sciolto, aveva elaborato alcuni parametri su cui stringere i gestori. Lo scioglimento manda perso quel lavoro. Si recuperi. Non mancano modelli di confronto internazionale, che possono fare da bussola, come le norme Iso 24510, 24511 e 24512. Quinto, i servizi si pagano e le tariffe devono coprire tutti i costi. È un fatto di civiltà economica e ambientale. Il «full cost recovery» è un principio recepito a livello internazionale dagli anni '90, è presente nella direttiva quadro Ue 2000/60. Non mancano altri spunti - maggior coordinamento con la gestione dei bacini idrografici previsti dalla legge 183, razionalizzazione degli attuali Ambiti ottimali - ma l'importante è che, passato il referendum, prevalga la volontà bipartisan di confronto e si avvii una stagione lontana dalla retorica di questi giorni. www.controlacrisi.org